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Controllo “mentalico”? Il Rfid

A partire dal 2013 sarà reso obbligatorio per tutti i cittadini statunitensi, che avranno bisogno di ricorrere a cure mediche o a ricoveri ospedalieri, l’impianto di un microchip Rfid che conterrà tutte le informazioni relative alla sua persona; siano esse di carattere sanitario che anche di altra natura.

Come rivelano alcuni documenti della Food and Drug Administration, tale progetto era già in studio nel 2004, con il nome di Implantable Radiofrequency Transponder System for Patient identification and Health information (Sistema di transponder impiantabile a radiofrequenze per l’identificazione dei pazienti e le informazioni relative alla salute).

Con la “scusa” di facilitare il monitoraggio e il controllo della salute di ogni singolo individuo, creando anche un’apposito registro nazionale in cui ogni chip – e quindi ogni persona – sarà registrato, si viene a creare così un perfetto sistema di controllo “remoto” di ogni fatto riguardante la persona così “monitorata”.

Questi tipo di operazioni è già oggi possibile sia attraverso il controllo delle operazioni che le persone effettuano usando la propria carta di credito, telefono cellulare, o altro strumento utile sia per comunicazioni che per operazioni economiche ecc, ecc…

Ma il nuovo progetto sulla salute – l’HR 3200 – adottato di recente dal Congresso statunitense (un disegno di legge presentato dalla nuova amministrazione Obama) prevede la necessità di impiantare il chip per identificare tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario.

E’ dunque fin troppo scontato rimandare a scene da “Grande Fratello”. Qui siamo molto oltre…

 

Cosa è l’Rfid?

Di fatto, con il pretesto di garantire una migliore assistenza sanitaria, gli Stati Uniti stanno cercando di marcare ogni cittadino, senza tra l’altro aver previsto alcun tipo di regolamentazione per l’impianto e l’uso dei microchip Rfid, ovvero i possibili effetti collaterali sulla salute visto l’utilizzo di radio-frequenze che hanno anche effetti cancerogeni nel lungo periodo di utilizzo.

Ma non è la sola iniziativa in materia di “controllo sociale”:

http://video.corriere.it/arriva-tatuaggio-elettronico-col-chip/a3af1864-c4e8-
11e0-a78d-d70af0455edb

In Italia è arrivato (sempre per tutelare la salute della persona) il sistema di di tatuaggio elettronico, per sostituire la vecchia tecnica considerata non salutare. Che risulta essere poi esattamente la stessa cosa.

Perché oggi in Italia e nel 2013 negli USA? Perché si testano quali effetti saranno prodotti da queste nuove tecniche sulla salute… Saremo dunque delle cavie.

Di fatto il nuovo presidente USA, Obama, ha autorizzato qualcosa che fino al 2008 era stato bocciato dalla comunità di scienziati e medici americani e non solo per rischi reali sulla salute umana. Quello che non dicono – rispetto sia al tatuaggio che al microchip – è che la possibilità di ricevere impulsi dà la possibilità del mind control e della tortura a distanza, sostengono alcune associazioni.

Poniamoci questa semplice e banale domanda: perché si preoccupano tanto della nostra salute da volerci monitorare 24/24? In fondo con i tagli alla spesa pubblica – anche negli Usa – dimostrano che non è la priorità in cima alla loro lista.

Risposta semplice: un congegno elettronico a distanza consente di giostrare al meglio qualsiasi opposizione sociale e individuale, di qualsiasi tipo.

 

Non ci aspettano tempi migliori, quindi occorre trovare una strategia di tutela contro queste “diavolerie” tecnologiche.

 

PS: un commento su questa “innovazione”: The transponders were the cause of the tumors,” dice Keith Johnson, che ha guidato uno degli studi sull’argomento per la Dow Chemical (la più grande azienda chimica statunitennse)nel 1996.

Il trasponder (cioè l’Rfid) era la causa del tumore. Negli Stati Uniti hanno iniziato a impiantarlo sui detenuti

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