Le armi chimiche possono generare effetti a lungo termine sulla popolazione, provocando la diffusione di patologie e malformazioni. Verificare se siano state impiegate si può, anche a qualche settimana di distanza. A spiegarlo in questa intervista all’agenzia stampa La Presse è Paola Manduca, docente di genetica all’Università di Genova, e coordinatore del New Weapons Committee, un gruppo di ricercatori che si occupano di studiare gli effetti a lungo termine dell’impiego di armi non convenzionali sulle popolazioni. Nel 2009 insieme ad altri scienziati e ricercatori ha condotto una meticolosa indagine sul campo sugli effetti provocati dai bombardamenti israeliani su Gaza che fecero ampio ricorso ad armi proibite. Ma nonostante la meticolosità del lavoro e della documentazione della ricerca, contro Israele non è stata adottata alcuna sanzione nè guerra umanitaria da parte delle potenze oggi impegnate a minacciare la Siria.
(Gaza dicembre 2008-gennaio 2009)
(Periferia di Damasco 2013)
Come si riconosce un attacco chimico rispetto a uno convenzionale?
Le armi chimiche di cui si parla in questi giorni, a cui la stampa si riferisce come Sarin, ma potrebbero essere anche altri composti con effetti simili sono neurotossici. Nelle vittime lasciano tracce che si possono evidenziare con test analitici che misurano
il livello nel siero di un prodotto dell’idrolisi del Sarin. Esistono laboratori portatili capaci di fare le analisi essenziali e ci si sarebbe aspettato, ma non è stato così, che la missione Onu li avesse.
I composti neurotossici non lasciano tracce evidenti sul corpo delle vittime dopo la morte, non causano ferite evidenti, ma nel momento della loro assunzione danno una serie di sintomi che sono riconoscibili. Chi assorbe una dose non letale e non è trattato
immediatamente, può avere danni neurologici permanenti. La natura di questi liquidi volatili rende difficile la permanenza se non per un periodo breve nell’ambiente, mentre nel corpo delle vittime sono tracciabili per qualche settimana. Quanto a lungo restano dipende anche da quali eventuali misture del neurotossico siano state usate, dalla temperature esterna, da quanto ci ha messo la vittima a morirne.
Quali sono gli studi principali che avete compiuto su agenti chimici e cosa potete
affermare con certezza?
Noi abbiamo investigato l’uso di munizioni al fosforo bianco nel 2009 a Gaza e trovato che contengono e diffondono nell’aria metalli fetotossici e carcinogeni. Abbiamo anche dimostrato, e pubblicato scientificamente, che coppie che hanno subito attacchi con queste munizioni hanno maggiori probabilità di avere figli con malformazioni congenite, identificando quindi una correlazione tra esposizione e effetto sul feto che si manifesta a 2 anni dalla esposizione. Ciò mostra un effetto a lungo termine a seguito dell’uso di questa particolare arma chimica sulla salute riproduttiva della popolazione esposta e quindi il suo uso cade nella definizione di crimine di guerra e contro la umanità, per cui si fa riferimento al diritto internazionale.
Cosa prevede il diritto internazionale?
I neurotossici e le armi chimiche sono classificati come armi di distruzione di massa
dalla risoluzione Onu 687 del 1991, usata per imporre le sanzioni all’Iraq.
fanno parte tutti i firmatari della Convenzione.
valutando l’azione militare contro il regime di Assad Bashar e, se venisse fuori una cosa di questo genere, questo li metterebbe evidentente molto in imbarazzo.
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