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Robot-soldati per le guerre postfordiste

Come ormai può verificare chiunque non si sia lasciato disarmare dalle armi di “distrazione di massa”, la realtà supera la fantasia nella stessa misura in cui quest’ultima – attraverso libri o film, ultimo in ordine di tempo “Elysium” – anticipa sistematicamente la prima. Non solo. Le applicazioni sul terreno militare anticipano sempre quelle che con il dual use si riversano poi nel settore civile. La notizia che riportiamo dal sito Wallstreetitalia.com è la conferma di questo assioma. Ma c’è qualcosa in più che va segnalato all’attenzione dei nostri lettori.

Le modificazioni del modello produttivo – come anticipato lucidamente da Marx – conformano pienamente tutti gli aspetti della vita sociale. L’aspetto militare in tal senso non fa eccezione. Se è vero che nei paesi del cuore del capitalismo avanzato le grandi fabbriche fordiste sono state delocalizzate e sostituite da impianti che occupano quote sempre minori di operai, sostituiti o sussunti da macchine automatiche o robot, anche per gli eserciti il criterio non è stato dissimile. Si è così passati dagli eserciti di massa che si scannavano nelle trincee – eserciti fordisti dunque– a eserciti più ridotti di professionisti del monopolio statale della violenza che fanno la “differenza sul campo” attraverso la supremazia della tecnologia bellica di cui sono dotati.

Ma l’acutizzazione della competizione globale e il ritorno della guerra come elemento della politica estera (era scritto sul libro bianco della Difesa francese negli anni ’90), può richiedere un numero di soldati superiore a quelli messi a disposizione dal professionismo delle armi che ha sostituito gli eserciti di massa.

Hanno cominciato a farlo con i robot sminatori e con i droni. I primi riducono i rischi degli artificieri, i secondi riducono i costi dei bombardieri, degli equipaggi, del loro addestramento etc. Entrambi assicurano minimo rischio e massimo risultato (in termini di vittime del nemico).

Adesso si stanno sperimentando i robot-soldati. Una sorta di uovo di Colombo che potrebbe risolvere moltissime rogne alle classi dominanti e rendere tendenzialmente accettabile sul piano economico ed etico il sempre più frequente ricorso alla guerra o agli interventi armati per prendersi le risorse e i mercati ritenuti necessari, quantomeno ad assicurare lo statu quo e per non regredire dalla posizione di dominio e privilegio acquisita fino ad oggi.

Se in una guerra – anche tra potenze potenti – si distruggono droni, robot, macchine, il suo costo complessivo e la sua legittimità potrebbe incontrare all’interno della società e nella comunità internazionale molti meno ostacoli di quanto ne abbiano incontrati – ad esempio – le guerre in Iraq e Afghanistan. Certo hanno nascosto alle telecamere il rientro dei soldati morti con le bare avvolte dalle bandiere, ma non sempre questo è bastato ad ammorbidire le resistenze o le riluttanze nell’opinione pubblica. E anche bombardare dall’alto con i cacciabombardieri di ultima generazione sta diventando rischioso. Si sviluppano infatti anche le tecnologie di intercettazione e di difesa antiaerea. Lo stop subito dall’escalation dell’intervento militare contro la Siria aveva alle spalle anche questo scenario. Bombardare i talebani (o i matrimoni) in Afghanistan o la Somalia o lo Yemen è un conto, mandare gli aerei su un paese che magari ha ricevuto qualche diavoleria antiaerea dalla Russia è un altro conto. Per non sbagliarsi gli Stati Uniti ormai bombardano sempre con i droni, ed anche l’Unione Europea si è dotata del suo drone da combattimento (il Neuro) per non farsi trovare impreparata.

Non è irrealistico prevedere che molto presto assisteremo a scontri armati tra robot-soldati, anzi prima tra robot-soldati ed eserciti convenzionali, nei quali i primi mostreranno la loro supremazia sui secondi, poi la tecnologia sarà in qualche “socializzata” e si combatterà tra robot di diversa efficienza, poi… Sul poi occorre cominciare a porsi qualche domanda molto più inquietante.

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Da Wallstreetitalia.com

Soldati costano troppo, esercito Usa pronto a sostituirli con i robot

L’esercito americano sta considerando di sostituire migliaia di soldati con robot, in modo da diminuire le truppe.
Stando a quanto riportato da Defense News, si è ancora lontani dal mettere in campo eserciti stile Terminator. Al momento infatti si parla di sostituire camion equipaggiati con treni di veicoli robot.
Sono diverse le proposte che continuano ad arrivare, ma i generali americani stanno studiano quelle per sfoltire il numero di soldati e portarli da 540 mila a circa 490 mila entro la fine del prossimo anno. Alcuni rapporti invece suggeriscono addirittura che il numero potrebbe arrivare a scendere sotto i 450 mila entro la fine del decennio.
Gen Robert Cone, responsabile della formazione del comando dell’esercito, sta valutando di far diminuire il numero delle squadre di combattimento dell’esercito da circa 4.000 soldati a 3.000, aggiungendo robot: “Se vediamo il successo che ha avuto la marina americana, in termini di tagli di numero di uomini sulle navi sostituendoli con robot… basti pensare che i costi maggiori sono quelli per il personale”.
Diversi veicoli robot sono già stati testati in Afghanistan, compreso un sistema di supporto Squad Mission, un robot a sei ruote per trasportare kit e i bagagli dei soldati.
L’aumento delle nuove tecnologie ha però provocato timori di future battaglie con macchine robot assassine e infatti nel 2012 lo Human Rights Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, ha chiesto un divieto preventivo sui robot killer “prima che sia troppo tardi”.

 

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