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Terremoti, la storia d’Italia

Un terremoto è sempre qualcosa in più della morte dei vivi, dell’uccisione delle case, dei ricordi, degli odori ricoperti da altri odori. Le strade, quel che resta dei paesi e delle anime, le masserie, le campagne, brunite da terre arate, sono ammassi di occhi sospesi tra polveri e venti. Un terremoto anche se ravvicina, per qualche momento, persone, animali e cose, fa morire per sempre qualcosa nei nostri animi, ti fa sentire solo, ti scava dentro, per sempre. E’ come quando si va via per un viaggio, lungo e pieno di incognite. Terremoti consueti per noi, al pari della terra che trema, che non ti fanno entrare mai, se non dopo un lunghissimo tempo, nella vita ma te la fanno solo rincorre, è questo il gioco, il tuo ruolo… Nei fatti è un’emarginazione attiva e passiva al tempo stesso, sottoposta alla benevolenza o alla severità, nei casi peggiori all’espulsione, motivata da questo o quell’arbitro che interviene a seconda della gravità del caso… Destino di una umanità programmata dal profitto, dal danaro, ad essere emarginata e sfruttata, di guadagnare qualche centimetro o qualche metro di campo da gioco ai vari gradi che le è e le sarà concesso, da chi ha saldamente in mano le redini del potere…” ¹

(foto di Amatrice,  di Patrizia Cortellessa)

Roma ha una sismicità di grado modesto ma non trascurabile e, dati e notizie dei terremoti avvenuti in epoca antica, medioevale sono alquanto scarsi e frammentari, e solamente dagli ultimi secoli è possibile avere un quadro più preciso. Per Roma si ricordano i terremoti del 27 gennaio 1091, del 3 settembre 1349, quello molto violento del gennaio-febbraio, e ancora del 1703, del 22 marzo 1812 che con un probabile epicentro nella zona di Roma, e con una intensità pari al VI-VII grado della scala MCS, produsse danni lievi ma diffusi. ² Vi furono poi il terremoto del 1 novembre 1895, del 19 luglio 1899 che si originò dalla zona dei Colli Albani e provocò danni ingenti nel centro storico della città; infine il lieve terremoto del 31 agosto del 1909.

Il 13 gennaio del 1915 però vi fu un terremoto molto importante per lo studio sismico di Roma, sisma che ebbe una magnitudine pari o superiore al VI grado della scala MCS (scala Mercalli-Cancani-Sieberg). Questo sisma del Fucino fu uno dei più importanti terremoti dell’Appennino, avvertito in tutta Italia e in Jugoslavia, causò danni in tutti i quartieri di Roma, furono segnalati lesioni alle Mure Aureliane accanto a Porta del Popolo, a Porta Metronia, alcune Chiese furono danneggiate seriamente: S.Agata dei Goti, S. Maria Apollinare, il campanile di S.Andrea delle Fratte, la cupola di S.Carlo ai Catinari. ³ Nella Marsica vi fu una stima ufficiale di trentamila morti e la città di Avezzano, 9238 morti, fu rasa al suolo, Gioia dei Marsi contò tremilacinquecento morti.

La zona del Fucino è un’area non perfettamente definita che dista 70-100 chilometri da Roma, con una più lunga frequenza sismica, mentre l’area dell’aquilano, che dista da 75-100 chilometri ha una frequenza sismica più elevata e, per la città di Roma, è un’area di notevole importanza; basti pensare non solo al sisma del 2009, ma a quello (VIII grado) del 24 giugno 1958. L’area più interessante, però, è quella che dista da Roma 120 chilometri, di Norcia, Alto-Tronto, sede di terremoti con intensità pari, o superiore, al IX grado 4) e, senza dimenticare il sisma del 1703, bisogna ricordare il terremoto del 19 settembre 1979, di Norcia e Cascia, che provocò cinque morti e grossi danni.

Quest'ultimo terremoto fu ricordato come il terremoto della Valnerina e circa cinquemila edifici furono danneggiati, alcuni di essi crollarono; tra i comuni colpiti ricordo Visso, Accumoli, Leonessa e altri. Roma ebbe leggeri danni al patrimonio artistico e archeologico come Colosseo, Colonna Antonina, Arco di Costantino, ma Trastevere, Centocelle, Pietralata ebbero blackout elettrici e saltarono le tubature superficiali del gas, mentre l’aeroporto di Ciampino venne chiuso al traffico aereo. Nel 1950 un terremoto dell'ottavo grado si ebbe nel Gran Sasso e fu avvertito a Roma producendo una scossa del IV grado, va sottolineato che la suddetta area era stata definita “senza sismogeneità”.

Il 23 novembre del 1980 si verificò un’importante sisma di intensità pari a 7- gradi della scala Richter (IX-X grado della scala Mercalli) della durata di un minuto e mezzo che coinvolse la Basilicata (Lucania) e la Campania radendo al suolo interi paesi, mentre molti altri rimasero isolati per lunghi giorni provocando ufficialmente 3.000 morti, 9.000 feriti oltre 150.000 case distrutte e 300.000 senza tetto. Tra i comuni vicini all’epicentro Teora, S. Angelo dei Lombardi, Conza della Campania, Lioni, Laviano, Muro Lucano. Una annotazione di carattere personale i miei paesi, accanto all’epicentro erano San Fele a circa 1.000 metri, isolato per tre giorni (arrivò per primo il paese di Bernalda che è nel Metapontino) e Ruvo Del Monte a pochi chilometri e più in basso rispetto al primo.

Va anche ricordato che il 21 agosto 1962 ci fu il terremoto, con morti, di Ariano Irpino e dell’Irpinia con epicentro nella zona di Montecalvo e Savignano di Puglia e di intensità di 6,2 della scala Richter il IX grado della scala Mercalli. La Fossa Bradanica che si sta studiando con attenzione in particolare per il rischio sismico e idrogeologico 5) prende il nome dal fiume Bradano che sfocia nel Golfo di Taranto ed è una complessa ed estesa struttura adiacente alla catena Appeninica accompagnandola per la sua lunghezza, compresa ad Ovest con l’Appennino lucano e ad Est con l’altopiano delle Murge.

I Vulcanelli di fango sono in aree che subiscono delle forti spinte geologiche che, sia sulla superficie terrestre che sottomarina, determinando la fuoriuscita di fluidi e fango. Sono presenti in tutto il mondo e in Italia sono presenti in particolare nella Fossa Bradanica, ove sono ancora da studiare in maniera approfondita, in Abruzzo e Marche, in Emilia e Romagna. Sulla rivista di Geologia Ambientale viene scritto:

Le cause e i processi di formazione dei vulcani di fango e delle emissioni associate e connesse a tali morfologie, spesso riferite agli stress tettonici e alla attività sismica, alla presenza di gas nel sottosuolo alle sovrapressioni nei fluidi sotterranei sono stati oggetto di numerosi studi, sia tipicamente morfologici che di analisi quantitative e qualitative” 6). Va tenuto bene a mente sia il disastroso terremoto di magnitudo 6,5 della scala Richter, che colpì il Friuli e i territori vicini, il 6 maggio del 1976, sia quello della Garfagnana e Lunigiana che, nel settembre del 1920, interessò in Toscana le provincie di Massa Carrara e Lucca.

La memoria, il ricordo, è fondamentale per farci capire il presente ed intuire razionalmente molti aspetti di un futuro, per evitare di farci cadere in errori. Nel 1627 vi fu un tremendo sisma e maremoto nel Gargano e il mare arrivò quasi a Foggia e interessò, provocando migliaia di morti, quasi tutto il Tavoliere delle Puglie. Dovete leggere il "Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 1461 a.c. al 1990 dell'Istituto Nazionale di Geofisica Italiano. Se penso (con raziocinio) alla Calabria nel 1783 vi fu un terremoto detto di “Reggio e Messina” che colpì non solo la Calabria meridionale ma anche lo stretto di Messina, sisma ma anche maremoto che provocò danni immensi. Una delle aree geografiche a forte rischio è il Golfo di Policastro.

Il bacino tirrenico è la parte più profonda del Mediterraneo occidentale: la Fossa del Tirreno raggiunge i 3800 metri di profondità. L’origine del Tirreno si inquadra in un ampio processo geologico che ha interessato tutta l’area mediterranea, legato alla convergenza tra la placca tettonica Eurasiatica e quella Africana. Il processo, iniziato 10 milioni di anni fa, contemporaneamente alla costruzione dei rilievi montuosi della catena appenninica, è contraddistinto da vulcanismo.” 7)

Marsili, Vavilov, Magnaghi, sono i vulcani sottomarini più conosciuti ma vanno anche ricordati i vulcani Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e gli apparati vulcanici nel Canale di Sicilia, a largo di Pantelleria e Sciacca.

Di fronte alla cittadina di Sciacca, in Sicilia, verso la fine di giugno del 1831, con delle scosse sismiche, avvertite fino a Marsala, Trapani e Palermo, nacque l’isola Ferdinandea: praticamente, la bocca di un vulcano sommerso ora è scomparsa.


Un comunicato stampa dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ) “È ancora attivo il Marsili, il più grande vulcano d’Europa e del Mediterraneo, che si estende sui fondali del mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia, per una lunghezza di 70 km e per una larghezza di oltre 30. A stabilirlo, con un lavoro pubblicato su Gondwana Research, un gruppo di ricerca internazionale che comprende l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma (Ingv) e l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Iamc-Cnr). A questo punto sono necessarie nuove ricerche per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l’effettiva pericolosità connessa a una possibile eruzione sottomarina.

Non è da escludere che il Marsili venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari. Alla ricerca hanno collaborato anche l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, la Schlumberger Information Solutions di Madrid, la Leibniz University di Hannover e la società Eurobuilding Spa di Servigliano.”8)

La Sicilia è a grande rischio sismico, in Italia oltre il 60% del territorio è a media o elevata pericolosità sismica, senza parlare del Terremoto e maremoto di Messina nel 1908 che provocò centomila morti e il terremoto del Belice di gennaio del 1968 e di magnitudo di 6,1 Richter

È il terremoto di Ragusa, meglio noto come quello della Sicilia Orientale, che nel gennaio del 1693 segnò un punto di svolta, una autentica pietra miliare nella storia sismica di questo paese. Fu un terremoto immenso che coinvolse Catania, Messina, Ragusa, Noto, Augusta, Modica, Siracusa, la costa Tirrenica e arrivò, nell’altro versante fino Malta. Fu un evento disastroso, si ritiene che sia stato uno dei sismi più disastrosi della storia mondiale, e essendo di magnitudo 7,4, di intensità pari o superiori all’XI grado della Mercalli (in alcune zone raggiunse il XII grado MCS) fu accompagnato da un onda di maremoto che colpì le coste ioniche siciliane, lo stretto di Messina, il Tirreno le isole Eolie.

Il mare si ritirò lungo la costa per diverse decine di metri poi, si ebbero delle onde altissime che si abbatterono sul litorale. Nel 1848, sempre a gennaio, vi fu un altro terremoto di minore intensità che provocò nella parte orientale della Sicilia (in particolare Catania e Acireale) gravi danni. Per il momento non parlo della pericolosità del Vesuvio, sul rischio di una nuova eruzione e dei terremoti e delle trivellazioni e in Oklahoma secondo l’Oklahoma Geological Survey si è riconosciuto un nesso.

Se la terra trema è normale sentire paura, ma quello che deve veramente terrorizzare è il metodo di costruzione non solo delle abitazioni private, ma anche dei ponti, delle strade, di tutte le infrastrutture sui territori sismici. Basta ricordare tra i vari ponti e viadotti crollati o in pericolo quello sulla strada Milano-Lecco che per ora ha portato 3 avvisi di garanzia ad ingegneri dell’ANAS e della Provincia.

Ha ragione il geologo Mario Tozzi quando afferma che:

C’è una tensione che apre l’Italia in due. I terremoti continueranno, dovremmo finalmente impare ad agire per evitare troppi danni: sia alle persone che al patrimonio edilizio e architettonico…..” Tozzi continua affermando che lo scandalo è“ che si verifichino centinaia di morti e cancellazioni di intere comunità abitative in presenza di eventi sismici tutto sommato modesti…Un paese che abbia un vera cultura di convivenza sismica….Terremoti come quelli degli ultimi mesi rappresentano la normalità per un territorio altamente sismico come l’Italia e, l’Appenino in particolare…Basta con il fatalismo, qui non c’è nessuna natura assassina….”

L’ISPRA (Istituto Superiore Protezione Ambientale) a Luglio del 2016

Ha affermato, con estrema chiarezza, che bisogna garantire un reale contenimento del consumo del suolo in particolare nelle aree a rischio sismico e idrogeologico e per quanto riguarda l’edilizia questa deve essere “di qualità, sostenibile nell’uso delle risorse ambientali”.

Ripeto, non è la scossa tellurica che uccide, o fa danni, ma la maniera in cui è stato costruito l’edificio: se si sono utilizzati materiali scadenti, o costruiti malamente, o della natura del suolo ove sorge la costruzione; un terreno infatti può amplificare o meno la scossa tellurica. Secondo un recente studio il 90% delle scuole è stata costruita senza rispettare i criteri antisimici e solo una scuola su due ha i certificati di collaudo e idoneità statica. 9)

 

Chi scrive ha una lunga esperienza di terremoti, sono infatti originario della Lucania (San Fele e Ruvo del Monte) ho patito dei danni del terremoto del 23 novembre 1980 e nel 1981 assieme a poche altre persone detti vita a un gruppo che si occupava di emergenze e terremoti quando in rItalia neppure si balenava l’idea di Protezione Civile. Non mi stancherò mai di ringraziare l'allora senatore Carlo Fermariello, del Partito Comunista Italiano, che sostenne la nostra idea con l’ARCIPROCIV. Nel 1984 entrai a far parte di The World Association for Disaster and Emergency Medicine che è “ is a multidisciplinary professional association whose mission is the global improvement of prehospital and emergency health care, public health, and disaster health and preparedness. WADEM as "an international association of the world’s disaster and emergency health experts",[3] while Impact says that WADEM has a commitment "to advance the frontier of disaster and emergency research" by focusing on "the scientific investigation of emergency”

Prof. Roberto Suozzi

Medico e Faramacologo Clinico

Specialista in Medicina dello Sport

suozziroberto.altervista.org

1) Il pallone di sabbia (Roberto Michele Suozzi)

2-3-4) Sismicità di Roma – Ispra

www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/…della…/memdes_50_6.pdf

5) Ordinanza n. 5 del 16.2.2012 del Commissario … – Regione Basilicata

www.regione.basilicata.it/giunta/files/…/DOCUMENT_FILE_604909.pdfdi fango, uno …

1: 25.000. Carta dei depositi affioranti della Fossa Bradanica … Piano stralcio delle fasce fluviali bacino Fiume Bradano – AdB Basilicata. Fotogramma 1: vista …

6) I vulcanelli di fango sul bordo orientale della Fossa … – ResearchGate

https://www.researchgate.net/…/256296936_I_vulcanelli_di_fango_sul_

Geologia dell’Ambiente-Periodico Trimestrale della SIGEA. Società Italiana di Geologia Ambientale. 2/ aprile-giugno 2012

7) Vulcani sottomarini | Dipartimento Protezione Civile

www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/vulcani_sottomarini.wp

8) INGV.Marsili, un vulcano ancora attivo 
 Comunicato Stampa n. 1 | 2014 – 14 gennaio

9) http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/ecosistema-scuola-2016

Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Am

La PROCIV-ARCI Associazione Nazionale Volontari per la Protezione Civile è costituita in Roma il 15 aprile 1984, é componente del Comitato di Volontariato del Dipartimento Protezione Civile di cui al decreto .The World Association for Disaster and Emergency Medicine is a multidisciplinary professional association whose mission is the global imp rovement of prehospital and emergency health care, public health, and disaster health and preparedness.From Wikipedia, the free encyclopedia. Marsili, un vulcano ancora attivo 
 Comunicato Stampa n. 1 | 2014 – 14 gennaio The UN describes WADEM as "an international association of the world’s disaster and emergency health experts", while Impact says that WADEM has a commitment "to advance the frontier of disaster and emergency research" by focusing on "the scientific investigation of…emergency response."

 

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