APPELLO APERTO A TUTTE LE REALTA' CITTADINE
Lo scenario internazionale che si presenta in questi mesi è in continua evoluzione e sembra trasformare il quadro politico a cui siamo stati abituati nell'era della globalizzazione. L'elezione di Trump e le politiche attuate dagli USA sono un'ulteriore conferma di un attacco verso le marginalità e le minoranze che perdura con una soluzione di continuità che non è intaccata dall'alternarsi di democratici e repubblicani.
Dopo anni di crisi economica e di socializzazione delle perdite dei capitali finanziari e industriali, le disuguaglianze sociali e l'inasprimento delle condizioni di vita non potevano che aumentare.
Le elezioni americane si inseriscono, quindi, in un quadro in cui il razzismo, il sessismo e il fascismo si mostrano con la loro faccia più brutale come dispositivi che hanno edificato la nostra società.
Non è un caso che negli USA la repressione poliziesca miete centinaia di vittime afroamericane ogni anno, o che nelle banlieues della socialdemocratica Francia si vivano condizioni da veri e propri ghetti, in cui la violenza delle forze di polizia è all'ordine del giorno, così come ha dimostrato l'ultimo caso di violenza ai danni di Theo.
La guerra, nelle sue diverse forme (dagli scenari bellici in medio-oriente e in tutto il continente africano al terrorismo), continua a tenere sotto scacco le vite di milioni di persone in tutto il globo. La gestione di questa destabilizzazione ha dato il via libera a nuove politiche securitarie e di controllo interne (come quelle viste in Francia e in Belgio subito dopo gli ultimi attentati); così come il controllo dei confini e della libertà di movimento fuori e dentro l'occidente ci parlano di una lotta di classe senza quartiere condotta dall'alto verso il basso.
Anche in Europa la crisi ormai irreversibile delle politiche socialdemocratiche e neoliberali apre la porta a opzioni nazionaliste e neo sovraniste (Le Pen, Salvini, Orban, Hofer) mentre il comando della zona euro resta sempre più saldo nelle mani della Germania.
In Italia il nuovo governo Gentiloni ha di fatto lasciato immutate le linee guida del suo predecessore Renzi, fedelissimo esecutore delle politiche UE. Proprio per quanto riguarda il tema immigrazione, il nuovo ministro Minniti ha recentemente reso pubblico il nuovo piano del ministero dell'Interno, tutto incentrato su nuove politiche detentive e accordi di respingimento o deportazione di cosiddetti "irregolari".
Un attacco generalizzato che non fa altro che inasprire la guerra tra poveri, fomentare il razzismo, rafforzando spinte populiste e xenofobe, come contrapposizione alla debolezza intrinseca di una proposta liberal-democratica che sta perdendo consensi in ogni parte del pianeta nella sua incapacità di governo di una crisi lontana dall'essere superata. Appare ormai evidente che gli spazi di dissenso democratico si vadano sempre di più restringendo e tutte le opzioni che non pongano in essere una critica radicale allo status quo si dimostrano totalmente inadeguate e inefficaci, e il governo Tzipras, sottomesso e demolito dai diktat di questa UE è l'esempio più chiaro di tutto ciò.
Le resistenze, seppur in forme scomposte e frammentate, non mancano. Alla stretta repressiva e securitaria si contrappone un protagonismo degli ultimi e dei marginalizzati:
Il tema del controllo dei corpi, della produzione e della riproduzione, della libertà di movimento viene posto in maniera forte e dirompente proprio dai movimenti femministi e dalle migliaia di uomini e donne che scappano dalla guerra o dalle condizioni di miseria in cui il capitalismo le costringe.
Le rivolte popolari contro il razzismo di stato confluite nella piattaforma di Black Lives Matter, le rivolte parigine, si uniscono in un contesto in cui il movimento Ni Una Menos, partito dal Sud America, si è diffuso in Europa e negli Stati Uniti e ha portato milioni di donne in piazza, che hanno rivendicato libertà di scelta sui propri corpi, fuoriuscita dalla violenza determinata da un sistema patriarcale.
Anche in Italia dove da anni non si vedevano piazze come quella del 26 Novembre a Roma: le donne, gli uomini e tutte le soggettività che vanno oltre i generi, si stanno organizzando in una prospettiva di classe, mettendo al centro e reinventando la pratica dello sciopero.
Dentro questi percorsi nascono nuove soggettività organizzate, nuove forme di lotta, che trovano espressione anche nel nostro paese. E' il caso dei braccianti e dei facchini, o delle lotte che dalle periferie delle grandi metropoli (da Roma a Napoli) rilanciano battaglie sulla decisionalità nei propri territori e contro l'accentramento dei poteri, contro il dramma della disoccupazione e del carovita. Sono queste forme di protagonismo sociale, di ricerca costante di diritti e dignità , che aprono uno spiraglio di possibilità all'interno del quadro nero segnato nel contesto occidentale.
Saranno esattamente queste soggettività ad animare due settimane di lotta che ci attendono a marzo. Giornate come il 1 marzo (giornata internazionale dei migranti), in cui dovremmo mettere al centro non solo la capacità di sostenere le lotte della forza lavoro migrante ma anche il tema della libertà di movimento e dell'opposizione netta ai confini e alla guerra; o come lo sciopero femminista dell'8 marzo, in cui avremo tutte e tutti l'opportunità di prendere parte e contribuire ad un movimento che in questo momento sta avendo la capacità e la forza di essere transnazionale e radicale, mettendo in crisi la struttura patriarcale e razzista della società e puntando dritto al cuore del sistema capitalista; fino ad arrivare all'11 marzo, giorno in cui è attesa la presenza di Matteo Salvini a Napoli.
Questa città sa bene cos' è la marginalità e cosa significa essere costretti ad emigrare, abbandonando le proprie case e le proprie famiglie per cercare un destino con qualche prospettiva in più all'estero. Respingeremo la speculazione sul malessere che la nostra città e i sud del mondo vivono, non possiamo più tollerare un mondo dove il sessismo, il fascismo e il razzismo sono normalità. Salvini rappresenta gli interessi di una classe industriale italiana a trazione settentrionale, che nell'ultima crisi ha visto perdere il 25% del proprio tessuto produttivo e la propria posizione all'interno del consesso europeo.
La nostra città in questi anni ha saputo essere un'anomalia politica di livello internazionale, un laboratorio di resistenze alle politiche imposte dal governo Renzi e dalla Ue. Il 6 Aprile scorso abbiamo respinto Renzi, oggi ci prepariamo ad accogliere l'altra faccia della medaglia di queste politiche: Matteo Salvini. Non esiste alcuna significativa differenza tra Lega e Pd, soggetti politici in continuità tra loro. Se si guarda oltre lo sfacciato populismo e il falso antiliberismo e antieuropeismo di Salvini, è possibile rintracciare gli stessi identici programmi e le medesime tesi.
Il dibattito è già acceso, sappiamo che Salvini proverà a personalizzarlo, senza contenuti e provando a scatenare risse e volgarità di bassa leva. Abbiamo già assistito alla polemica con una consigliera comunale della maggioranza di DeMa che ha mostrato chiaramente qual è il volto dello sciacallo leghista e dei suoi sostenitori, che utilizzano i social come luogo per fomentare odio, il tutto condito dal peggior sessismo che ci sia in circolazione. Non possiamo però lasciare che lo scontro resti relegato alla politica di salotto, mainstream e social, o alle personalizzazioni, che rischiano di trasformare in una scaramuccia da tribuna politica di bassa lega quello che invece è un campo di battaglia tra universi opposti: il populismo razzista e conservatore da un parte, la dignità di donne e uomini che lottano sui territori per un mondo diverso, dall'altra. Non lasciamo spazio a personalismi, buoni solo per il tritacarne mediatico e per spostare l'attenzione da quelli, che a nostro avviso, sono i temi centrali di quella delle mobilitazioni sociali.
Solo la costruzione di una spazio di discussione e dibattito largo, attraversabile da tutte e tutti, può avere la capacità di mettere insieme le lotte di questa città e le soggettività che stanno ponendo fortemente il tema del cambiamento dal punto di vista globale e di classe.
Come opposizione a questa ventata reazionaria, creiamo spazi di protagonismo, percorsi di lotta reali, proposte politiche in rottura non solo alle nuove politiche reazionarie, ma anche a quelle politiche che ancora credono ad una compatibilità tra questo sistema economico e sociale e la vita delle persone che lo abitano. Il nemico ha diverse facce ma un unico interesse: dividere chi viene sfruttato e campare sulle spalle di milioni di persone.
Contro la guerra tra poveri. Contro la guerra, i muri e i confini.
Per la libertà e la dignità di ogni essere umano
A chi divide e costruisce muri e barriere, rispondiamo unendo le lotte e costruendo da subito un altro mondo possibile.
Vi aspettiamo martedì 21 febbraio alle ore 18,00 presso l'Asilo in Vico Maffei,4 Napoli
Assemblea pubblica convocata da: Zero81, Bancarotta Bagnoli, Scacco Matto, Laboratorio Politico Iskra, Mensa Occupata, CAP 80126 – Centro Autogestito Piperno
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