Lettera aperta
Pedemontana Veneta. Cacciamo i predoni da casa nostra. Mobilitiamoci contro il partito delle ruspe e del cemento. Portiamo in consiglio regionale la voce di chi si oppone.
A partire da domani, martedì 28 marzo, andrà in discussione al Consiglio Regionale del Veneto la proposta della Giunta Zaia della tassa per la Pedemontana.
300 milioni di euro, e non saranno gli ultimi, per garantire la ripresa dei lavori della superstrada a pagamento che dovrebbe collegare Spresiano con Montecchio Maggiore, devastando un’area di grande valore ambientale e paesaggistico. Soldi pubblici prelevati dalle tasche dei cittadini che pagano le tasse, primi fra tutti i lavoratori dipendenti che versano l’80% dell’IRPEF in Veneto. Soldi pubblici per coprire il fallimento di un progetto, che nella tanto sbandierata proposta originale doveva marciare sull’investimento privato.
Le infinite irregolarità amministrative, le inadempienze, le evidenti sproporzioni fra i presunti volumi di traffico, e la sua “sostenibilità economica” alla base del progetto, e le reali potenzialità dell’opera, sono state ampiamente sottolineate con dovizia di dettaglio nella relazione di 170 pagine licenziata a Novembre del 2016 dalla Corte dei Conti. Le denuncie contenute nella relazione confermano puntualmente quelle fatte negli anni dalle forze politiche, dalle associazioni e dai comitati che si sono opposti e si oppongono alla realizzazione della Pedemontana.
E’ ben nota la passione della Lega per le ruspe, i bulldozer e il cemento. Non a caso la Lombardia e il Veneto, da sempre governate dalla lega e da suoi alleati, sono le regioni a più intenso consumo di suolo nel nostro paese. Le regioni in cui l’intreccio fra politica e affari dei costruttori e della rendita immobiliare hanno determinato le scelte dello sviluppo urbanistico e il disegno del territorio.
E’ così che si trovano, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini che pagano le tasse, i soldi per continuare nel progetto di massacro del territorio mentre si taglia sulla sanità, sul sociale, sulle opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio.
Si paventano disastrosi contenziosi e danni enormi nella previsione di mettere la parola fine sul progetto pedemontana. I disastri veri, quelli che pagheremmo per decenni sono quelli che deriveranno dal compimento dell’opera di devastazione del territorio e del denaro pubblico già iscritti in questa opera fin dal suo concepimento.La lezione del Mose ci è bastata! Basta con le grandi opere, basta con la predazione del territorio e delle sue risorse. Padroni a casa nostra sì, ma per un’economia ambientalmente e socialmente sostenibili.
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