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Biodigestore a Giugliano: impianto di trattamento dell’umido o “cavallo di Troia”?

Giugliano in Campania, 120.000 abitanti, non si può certamente definire una “ridente città”. E’ un territorio, così come quelli limitrofi, in cui la crisi ha picchiato durissimo, dove la disoccupazione è alle stelle, dove la politica non riesce ad affrancarsi da vecchi schemi familistici e nepotistici, dove la malavita, soprattutto quella organizzata, ha giocato una parte da protagonista nella società, dove lo sfruttamento dei lavoratori tocca vette mostruose.

Ma l’ambito più viscido della vita cittadina è certamente la continua ed incessante aggressione all’ambiente per il profitto. A Giugliano ci sono stati smaltimenti di rifiuti industriali da parte della grande industria nazionale (soprattutto provenienti dal Nord Italia, intermediario, manco a dirlo, la Camorra). A Giugliano è particolarmente diffuso lo smaltimento, tramite combustione (i cosiddetti “roghi tossici”), di rifiuti industriali provenienti con tutta probabilità da piccoli opifici sparsi sul territorio, siano essi regolari o a nero. Ma soprattutto a Giugliano insiste lo scempio di Taverna del Re, una delle più gigantesche aree di deposito di rifiuti d’Europa, gestita esattamente nella stessa pessima maniera in cui sono stati gestiti tutti gli impianti approntati durante i lunghi anni di “Emergenza Rifiuti” in Campania. Anni di miserie, malattie ed umiliazioni per la cittadinanza campana, anni di Bengodi per le borghesie locali (piccole e medie, quando non criminali) e nazionali.

A Giugliano arriva ed arrivava di tutto. I giganti dell’impiantistica e dei rifiuti (primi tra tutti l’Impregilo) si fiondarono sull’affare. Fiorirono impianti di CDR che avrebbero dovuto rifornire l’inceneritore di Acerra, ma poi i CDR si trasformarono in semplici impianti di trattamento, gli STIR, per la pessima qualità del CDR. La raccolta differenziata fu sabotata, i terreni da adibire a discarica erano affari d’oro per tutti e gli speculatori esultavano. Soldi per le grandi aziende, per la politica, per la mafia. Morte per la gente comune.

Poi arriva il 2013 e la notizia che si fa concreta della costruzione di un Inceneritore a Giugliano. Le mobilitazioni sono di massa e feroci. Il Comitato No Inceneritore di Giugliano, così come altri collettivi più piccoli, riuscirono a mettere in campo una organizzazione capillare. Vuoi per questo, vuoi per altro, l’inceneritore non venne costruito.

A distanza di 4 anni, con i comitati praticamente smobilitati, arriva il nuovo attacco. Ovviamente non si tratta di un mega-mostro come l’inceneritore, ma di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biogas da frazione organica urbana, ma il modo in cui è comparso “dal nulla” quest’impianto sul territorio e gli episodi e le dichiarazioni seguite fanno preoccupare.

Innanzitutto esiste il DL n. 61 del 2007 nel quale viene esplicitamente formulato il divieto di costruire qualsiasi nuovo impianto di smaltimento di rifiuti nella zona del giuglianese senza prima aver compiuto opere di bonifica del territorio. Ed ovviamente, opere di bonifica non ne sono state realizzate. Il DL fu una vittoria dei Comitati antidiscariche di Napoli Nord di quegli anni: smobilitati i Comitati di lotta, il Partito degli Inceneritori e della speculazione ambientale, rappresentato dall’Asse PD-Forza Italia (sul punto De Luca e Caldoro hanno posizioni praticamente sovrapponibili, solo per restare in Campania), è tornato alla carica. Infatti il paradigma che si propone è sempre quello: la soluzione del problema rifiuti e della “emergenza permanente” è ancora e sarà sempre Inceneritori, Discariche, sinergie malate pubblico-privato, deroghe.

Chiarezza del teorema è stata palese nell’assemblea organizzata dal Sindaco Antonio Poziello e dalla sua amministrazione il giorno 16 marzo 2017. Il tavolo dei relatori, composto da Professoroni, asseriva, oltre all’innocuità del digestore anaerobico, anche la necessità di inceneritori ed ampliamenti di Stir e discariche nella zona di Giugliano. Tutto ciò in contraddizione con le posizioni pre-elettorali di Poziello, tra l’altro fresco di elezione a Presidente dell’ATO NA 2, per quanto concerne la gestione dei rifiuti.

Ovviamente il popolo non si fida. Si sa come sono stati gestiti i rifiuti in Campania per 20 anni. Il digestore anaerobico è stato autorizzato nel 2014 ed è stato costruito in sordina, con l’Amministrazione Comunale che non ha informato i cittadini e nemmeno si è presentata in Conferenza dei Servizi AIA. È normale che le popolazioni siano tornate sul piede di guerra.

Le posizioni non sono quelle del 2013-2014, quando il Comitato No Inceneritore riusciva a dare maggiore respiro alla battaglia ambientale e alla correlata vertenza TARES, ma si è comunque tenuta una partecipata assemblea pubblica il giorno 18 marzo, con posizioni che andavano dalla “guerra di carte” a proposte di mobilitazione e lotta più tradizionali. A tutti pare chiaro che il digestore anaerobico, più che un impianto di trattamento umido, sia un vero e proprio cavallo di Troia per il nuovo assalto famelico degli speculatori sull’ambiente del Partito degli Inceneritori.

Due giorni dopo, come un incubo che si ripete sempre uguale da 20 anni, succedeva l’incredibile: un enorme incendio doloso delle balle di Taverna del Re.

Che qualcuno voglia ed abbia interesse a forzare le scelte politiche regionali?

Forse qualcuno vuole farci credere che, dinanzi ad altri pericolosi incendi, sia meglio la costruzione di un inceneritore?

La tensione, la paura, l’intimidazione e lo spauracchio dell’emergenza ritornano.

A chi giova tutto ciò? Non certo alla nostra salute, ai nostri territori ed al nostro futuro!

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