Alla ex Novelli parte la cassa integrazione, preludio del licenziamento, per chi ha scioperato presso la sede di Terni.
La questione Novelli giunge ad un nuovo tragico capitolo per i lavoratori.
Stamattina sono arrivate le prime notifiche della CIGS, la cassa integrazione per un anno, che di fatto è il preludio al licenziamentoper quei lavoratori che avevano scioperato chiedendo il rispetto degli accordi con cui è stata consegnata l’importante azienda alimentare ad 1 euro alla famiglia iGreco a fronte dell’impegno a mantenere i livelli occupazionali ed evitare licenziamenti.
Sono passati neanche cinque mesi e l’impegno è stato disatteso con la formalizzazione di 79 licenziamenti legittimati dagli accordi firmati al MISE (13 aprile) e alla Regione Umbria (5 maggio) dalla nuova proprietà e dai sindacati confederali.
Ora accade quello che in un territorio come Terni, in una città operaia ed industriale non avremmo mai pensato potesse accadere.
La ex Novelli, oggi Alimentitaliani srl, sta licenziando per rappresaglia chi ha scioperato, non ha chinato il capo, chi ha rivendicato diritti costituzionalmente garantiti per tutti.
La strada del licenziamento di rappresaglia è strutturata su due passaggi:
il primo è stato quello dalle ferie forzate, imposte a coloro che si accingevano a rientrare al lavoro dopo aver scioperato per otto giorni contro i licenziamenti annunciati, l’attacco ai diritti acquisiti, al salario di tutti i lavoratori.
Il secondo è iniziato stamattina con la notifica della cassa integrazione speciale a agli stessi lavoratori che, dopo le ferie imposte, sarebbero dovuti rientrare al lavoro.
Questa CIGS porterà tra un anno al licenziamento di quei lavoratori che avevano scioperato.
Sono infatti loro che la proprietà ha deciso arbitrariamente e in maniera assolutamente discriminatoria di espellere dall’azienda.
Non è accettabile un attacco così pesante a lavoratori che hanno scioperato per i diritti di tutti.
Facciamo appello alle forze sindacali, politiche, culturali della città, agli altri lavoratori, ai cittadini ed alle istituzioni di rompere questo assordante silenzio,di contrastare questa inaccettabile deriva padronalee di prendere una chiara posizione contro questo intollerabile attacco ed alla dignità di chi lavora, a quei diritti garantiti dalla Costituzione.
Evitiamo di creare, nel nostro territorio, un pericoloso precedente.
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