“Un calcio al razzismo”, recita lo slogan del Torneo di calcio e sport popolare “Mediterraneo antirazzista”, progetto di sport popolare nato a Palermo, ora approdato anche a Catania.
“A Catania – commenta Claudia Urzì, dell’USB Scuola Catania – le esperienze di sport popolare si contano sulla punta delle dita, purtroppo. Tra queste l’esperienza dei Briganti di Librino di rugby, che operano da più di dieci anni in un quartiere popolare, degradato, ad alta densità mafiosa, area di spaccio e criminalità, come Librino appunto, e l’esperienza della Boxe popolare portata avanti dal Centro Sociale Occupato Liotru, in via Montevergine, luogo di aggregazione libera, lontana dalle logiche del consumo, luogo di incontro e autogestione. Noi dell’Unione Sindacale di Base crediamo fortemente nello sport come strumento per abbattere frontiere e costruire diritti. Lo sport deve essere accessibile a tutti. Lo sport crea aggregazione e socialità e tocca in maniera spontanea e immediata temi come l’antirazzismo. L’USB Federazione di Catania sostiene e promuove l’esperienza di comunità giovanili , LPS e della Piazzetta, che sono state impegnate, in questi mesi, nell’organizzazione e nella realizzazione del Torneo di calcio ”Mediterraneo Antirazzista” a Catania. Un torneo che, attraverso lo sport popolare, porta avanti valori antirazzisti, antifascisti e antisessisti, in una dimensione di aggregazione slegata da logiche di profitto, costruita dal basso in maniera autorganizzata. Catania meticcia c’è!”.
“Mediterraneo Antirazzista” – si legge nel comunicato di chiusura dell’organizzazione -” è una manifestazione sportiva, artistica e culturale con l’obiettivo di promuovere relazioni interculturali tra le diverse componenti che abitano la città metropolitana, provando a mettere in discussione le dicotomie centro/periferia ed inclusione/esclusione.
PERCHE’ A CATANIA?
Catania è sede importantissima di “gestione e smistamento” istituzionale di migliaia di migranti.
Qui il sistema di “accoglienza e integrazione”, promosso dal modello occidentale, imprigiona questi soggetti nel circolo vizioso della burocrazia spingendoli ad una condizione di totale marginalità sociale, rendendoli individui invisibili e generalmente vittime di sfruttamento.
I sistemi di hotspot, CIA, CARA, ecc. (vere e proprie carceri etniche), vengono generalmente gestiti dai poteri locali e spacciati come modelli di “integrazione”. Ma l’inadeguatezza delle politiche vigenti, che affrontano ancora oggi il tema della migrazione come “emergenziale”, rendono le strutture non adatte a svolgere un compito di piena inclusione.
Così, nelle città, come a Catania, le comunità migranti, bloccate e minacciate dal sistema vigente, vengono o intercettate da organizzazioni criminali o creano comunità che si inseriscono nel mosaico dei quartieri centrali e periferici che caratterizza l’assetto urbano e sociale della città.
Ma sfruttamento e marginalità sono condizioni già note nei quartieri popolari, in cui istituzioni e politicanti di turno, cercando di cavalcare l’onda delle diseguaglianze sociali, non fanno altro che alimentare razzismo e guerra tra poveri, dove invece soluzione ai problemi sono proprio le relazioni.
Viviamo gli stessi quartieri e gli stessi problemi: lavoriamo spesso in nero e comunque senza diritti in cambio di una miseria. Per di più veniamo giorno per giorno privati dei servizi di base, che scompaiono o vengono minimizzati col passare degli anni; assistiamo inoltre ad un progressivo allontanamento delle istituzioni vedendoci poi affibbiata l’etichetta di “criminali” quando ci opponiamo a questo stato di cose.
Il torneo torna in città, a distanza di qualche anno, e vede coinvolte diverse realtà locali con la voglia e l’obiettivo di promuovere la cooperazione, costruire relazioni e abbattere l’isolamento e i “muri” costruiti man mano dalla società “civile” che, nascondendosi dietro un velo di presunto legalitarismo, criminalizzando clandestinità e marginalità sociale, attacca chi scappa da guerre e fame, generate da un sistema imperialista e capitalista occidentale e chi, da questo sistema, viene quotidianamente oppresso
#fearbuildswalls
Buon Mediterraneo Antirazzista a tutti!”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa