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Lamezia. La Daneco sull’orlo del fallimento

NESSUN PERICOLO SCAMPATO, CARO SINDACO!

LA DANECO È SULL’ORLO DEL FALLIMENTO!

RILANCIAMO UNA MOBILITAZIONE IN DIFESA DEL TERRITORIO!

Quello lametino è storicamente un territorio “vocato” alla devastazione e al saccheggio ambientale: dalle discariche ai piccoli e grandi impianti della morte (centrali turbogas, biomasse, ecc.), tutti i “signori della monnezza” hanno provato, con alterne fortune, a fare cassa sulla salute dei cittadini aggredendo senza scrupoli il nostro territorio e i beni della collettività.

In questi giorni vi è un gran parlare di emergenze territoriali (rifiuti, acqua, incendi, balneazione, ecc.), senza mai riuscire però ad individuare con chiarezza le responsabilità politiche al centro di tali (ciclici) avvenimenti.

Rimanendo su una questione che noi crediamo sarà al centro del dibattito politico del prossimo autunno, cioè quella dei rifiuti, ci è parsa quanto meno fuori luogo la comunicazione di “scampato pericolo” del sindaco Mascaro durante la scorsa conferenza stampa, alla presenza, tra l’altro, dei dirigenti della Lamezia Multiservizi e della Daneco Impianti SpA.

La parabola discendente della Daneco Impianti SpA, che sui nostri territori ha fatto il buono e il cattivo tempo nella gestione dei rifiuti incamerando tantissimi profitti sulla pelle dei cittadini lametini e calabresi, è oggi palese.

L’ormai quasi certa procedura di fallimento è l’ultimo tassello di un puzzle fatto di affari sporchi, inchieste della magistratura e tante promesse di posti di lavoro mai mantenute nei tre impianti di Lamezia, Alli e Pianopoli.

Per conoscere nel dettaglio l’epopea della Daneco SpA e le tante mobilitazioni condotte contro le loro discariche e i loro impianti rimandiamo agli approfondimenti riportati nel sito del comitato contro la discarica di Pianopoli (https://nodiscaricapianopoli.wordpress.com).

La cosa certa è che la Daneco Impianti SpA naviga in cattive acque, e questo si era capito da tempo.
Ora, a certificare lo stato di crisi finanziaria della società è la domanda di concordato preventivo presentata al tribunale di Roma (dove l’impresa ha sede legale) lo scorso 3 luglio. Un tentativo estremo per uscire dall’imbuto del fallimento che la Sezione Fallimentare del Tribunale Ordinario di Roma ha ritenuto di concederle, fissando al prossimo 5 ottobre il termine ultimo per il deposito della proposta definitiva, comprensiva di piano e documentazione, e ordinando il pagamento di 30mila euro quale cifra per il compenso dei commissari giudiziali e per le spese del procedimento.

Rispettando le seguenti scadenze, 31 luglio, 31 agosto e 30 settembre, dovrà inoltre essere depositato in cancelleria il quadro finanziario aggiornato dell’impresa.

Resta quindi poco più di un mese per allontanare lo spettro del fallimento a fronte di bilanci che, dal 2014 al 2016, hanno inesorabilmente allargato le crepe del dissesto e allungato l’elenco dei creditori.
I cittadini di Lamezia però sanno benissimo che questa crisi viene da lontano e che nessuna emergenza rifiuti è scongiurata. Tutt’altro!

Che la crisi sia dietro l’angolo lo dimostrano i cumuli di rifiuti che invadono ogni angolo delle periferie della città che con il tempo sono diventate delle vere e proprie discariche a cielo aperto. Alcune foto che riportiamo di seguito sono chiare e non necessitano di alcun commento. [Vedi foto su casarossa40.org].

L’amministrazione Mascaro si è solo premurata di ripulire il salotto buono della città, lasciando le periferie e le zone popolari nel degrado più totale. A questo si aggiungono i recenti scioperi dei lavoratori della Daneco che con le loro rivendicazioni hanno messo a nudo una fase di collasso definitivo di un sistema regionale dei rifiuti che da una parte dichiara, attraverso il nuovo Piano Regionale da poco approvato, di volere “discariche zero”, ma dall’altra non ha la più pallida idea di dove far conferire i rifiuti dopo la sostanziale chiusura di Pianopoli, non riuscendo neppure a dare risposte concrete ai lavoratori Daneco che chiedono: i buoni pasto non erogati da marzo 2015; il TFR trattenuto dall’azienda da novembre 2011 e non versato sul fondo di ciascun dipendente; i rimborsi spese non pagati e arretrati vari. Da un calcolo approssimativo reso noto da alcune sigle sindacali, ogni lavoratore Daneco ha accumulato in questi anni circa 10.000 euro di arretrati da parte dell’azienda.

Anche le recenti relazioni dell’Asp e dell’ispettorato del lavoro non sono per nulla rassicuranti, avendo evidenziato gravi carenze tecniche e amministrative negli impianti Daneco di Lamezia, Pianopoli e Alli: mancanza dei requisiti minimi di sicurezza degli impianti, insalubrità dei luoghi di lavoro, mancanza dei dispositivi di protezione individuale per i lavoratori, mancate operazioni di derattizzazione e sostituzione dei biofiltri con potenziali danni per l’ambiente e la salute umana.

Una situazione emergenziale, quindi, considerato che oramai da mesi a Pianopoli non è più possibile conferire alcunché e le piattaforme di Alli e Lamezia sono stranamente ferme per “guasti improvvisi”, guarda caso in concomitanza con le difficoltà relative allo smaltimento dei rifiuti in altre discariche.

Le foto scattate durante un nostro sopralluogo del 15 aprile alla discarica di Pianopoli parlano chiaro: l’abbancamento in altezza, corrispondente al limite previsto dal quinto ampliamento per la riprofilatura, quindi nessun altro rifiuto può essere scaricato! [Vedi foto su casarossa40.org].

Nonostante questa situazione al limite del collasso, la Regione Calabria firma con una certa frequenza accordi di transazione con la Daneco, che permettono all’impresa di andare avanti in cambio però di un servizio parziale, a singhiozzo, senza tutele per i lavoratori e garanzie per i cittadini.
Il rischio di un continuo (ma oramai inevitabile) blocco degli impianti espone i cittadini di Lamezia e di tutto l’hinterland a pesanti disagi soprattutto nei mesi estivi dove l’aumento delle temperature produce problemi di natura igienico-sanitario.

Inoltre, per i cosiddetti “comuni virtuosi” della raccolta differenziata, arriverà nel 2018 una super stangata approvata dalla Regione Calabria che prevede l’aumento di circa 60€ a tonnellata di rifiuti smaltiti, passando dagli attuali 107€ ai futuri 165€ per quei comuni che superano il 65% di raccolta differenziata, cifra molto simile alle 169€/tonnellata che dovranno invece versare i comuni meno virtuosi.

È chiaro che questi aumenti vertiginosi graveranno sulle tasche dei cittadini lametini e calabresi.

Come dire, oltre al danno la beffa! Più differenzio e più pago ed a pagare saranno come al solito i cittadini, che in cambio continueranno a trovarsi l’immondizia sotto casa.

È del tutto evidente quindi che il quadro cittadino e territoriale è un quadro di crisi e di emergenza ambientale, al quale il Comune e la Regione continuano a rispondere con soluzioni tampone che consistono nel portare a spasso i rifiuti lametini in giro per gli impianti calabresi, continuando a versare milioni di euro alla Daneco SpA, che abbiamo visto essere sull’orlo del fallimento.

In questo modo si fa pagare doppiamente la crisi del “sistema rifiuti” ai cittadini calabresi, effettuando aumenti in bolletta e drenando contestualmente soldi pubblici ai signori della monnezza, perché, come abbiamo più volte denunciato, il meccanismo è sempre lo stesso: il privato depreda e devasta un territorio ottenendo profitti da capogiro per servizi pessimi, situazione alla quale deve poi far fronte la Regione con continui versamenti a pioggia di soldi pubblici.

Sull’emergenza rifiuti e su altre questioni che riguardano la salute e la difesa del territorio (acqua, PSC, salute), Casarossa40 lancerà nelle prossime settimane una campagna di mobilitazione provando a costruire, nel centro e nei quartieri periferici della nostra città, percorsi collettivi al fine di rispondere alle domande: “Chi decide sulle nostre vite?” e “Come si decide sulle nostre vite?”.

Se questa è la situazione, allora il governo delle città non può che diventare un terreno di lotta su cui riteniamo necessario agire una rottura intransigente con quanti intendono speculare sulle vite e sulla salute di chi abita il territorio, ormai trasformato in una grande zona franca per le lobby degli speculatori, che sui servizi pubblici essenziali hanno costruito indisturbate ingenti fortune.

Lamezia Terme, 02.09.2017

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