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Calabria. Quando i fascisti uccisero il compagno Argada

Sergio Adelchi Argada, giovane operaio militante del ”Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario Calabrese” (FPCR) viene barbaramente ucciso, il 20 ottobre 1974, a colpi di pistola dai fascisti Michelangelo De Fazio e Oscar Porchia.
Il primo studia Legge a Firenze, ragazzo di buona famiglia conosciuto sia dai fascisti del posto che da quelli dell’università toscana.

Il secondo, anche lui studente, è un militante del Movimento Sociale e per un paio d’anni è stato anche il segretario del Fronte della gioventù di Lamezia.

Oltre a Sergio, nell’agguato squadrista rimangono feriti altri quattro giovani operai che sono con lui (fra cui il fratello Otello).

La mattina del 20 ottobre, di fronte al Comune di Lamezia, ci fu una manifestazione nell’ambito del Festival Provinciale dell’Avanti. Nella notte, scritte fasciste ingiuriose sui muri avevano provocato tensioni; fino ad arrivare alle mani, spinte, minacce: la questione però era destinata a non finire lì.

Fu infatti alle 15.30 di quella domenica di ottobre che, i fratelli Argada, accompagnati dai fratelli Morello, incontrarono sulla strada di ritorno dallo stadio cinque camerati. A rivolgersi ai fascisti ci pensò Giovanni Morello, disgustato dalla vigliaccheria dimostrata da questi personaggi solo ventiquattro ore prima, quando avevano picchiato il fratello più piccolo, quattordici anni appena. E quattordici furono anche i colpi che riecheggiarono per le strade di Lamezia; quattro mortali indirizzati al giovane Adelchi, intervenuto per proteggere e aiutare l’amico.

Il giorno dei funerali, trentamila furono le persone che scesero in piazza per salutare Sergio Adelchi Argada.

Jovine, uno studente, parlò a nome dei ragazzi di Lamezia: “Conoscevamo Adelchi Argada come uno dei nostri migliori militanti, sempre schierato dalla parte degli oppressi. Bisogna capire perché è morto; era un operaio, uno dei tanti giovani costretto a una certa età a lavorare perché per i proletari, per i figli dei lavoratori, non esistono privilegi che sono di altri. Argada ha fatto una scelta, si è messo dalla parte di chi vuole una società diversa non a parole, in cui lo sfruttamento sia abolito e il fascismo non possa trovare spazio”.

Arrestati, gli assassini di Adelchi Argada ebbero dalla loro parte soltanto una pretestuosa tesi di legittima difesa, tuttavia, dopo aver ottenuto di spostare la tesi processuale a Napoli, nel 1977 furono condannati rispettivamente a quindici anni e quattro mesi e a otto anni e tre mesi di reclusione.

Oggi più che mai si ha bisogno di un richiamo alla memoria di Adelchi, di ogni partigiano, di ogni uomo morto a causa della violenza fascista, tuttora promotrice di odio razziale e di classe. Oggi più che mai si ha bisogno di antifascismo.

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