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Salerno: presidio per il diritto al lavoro e per lo stop alla privatizzazione dei servizi pubblici

In un afoso venerdì mattina, 28 Agosto, la Rete Disoccupati e Lavoratori Precari di Salerno che da mesi sta volantinando e tenendo megafonaggi nei quartieri popolari della città, scende in piazza portando proprio sotto al Comune, nel salotto buono della Città, le istanze già affermate nelle piazze di periferia: assunzioni di disoccupati iscritti al Collocamento cittadino, Stop alle privatizzazioni dei servizi pubblici, un consiglio comunale monotematico sulla questione del lavoro.

Il presidio è stato partecipato e colorato. Colorato soprattutto dalle diverse bandiere che si sono sventolate in piazza. Quella del Fronte della Gioventù Comunista, quelle dei Si Cobas, del collettivo Jan Assen ed ovviamente quelle dell’USB e di Potere al Popolo.

Il movimento infatti nasce da un collettivo di disoccupati e lavoratori (attivi e pensionati) militanti nelle sigle di cui sopra, e si pone l’obiettivo di essere rappresentativo di tutti i disoccupati della città, che sono ovviamente invitati alla partecipazione per una lotta concreta e di sbocco chiaro.

Ultimamente infatti si è creata una situazione impensabile fino solo a pochi mesi fa. Il personale in forza al Comune di Salerno ha una elevata età media e circa 200 lavoratori pubblici andranno in pensione con Quota100. Dunque in città ci sono 200 posti di lavoro che potrebbero essere coperti assumendo disoccupati salernitani: operai, diplomati e laureati.

Non è tutto. Infatti ben prima di “Quota100” il Comune ha bloccato il turnover, senza spendere gli oltre 3 milioni di euro destinati ad assunzione personale.

Insomma, i soldi, almeno nei Bilanci Pubblici, ci sono, e si potrebbe assumere subito. Qui non si tratta nemmeno del famigerato obbligo di pareggio di bilancio comunale, qui si tratta di una dismissione dei servizi pubblici in piena regola!

L’amministrazione PD, invece di assumere, chiude gli uffici pubblici, a danno della cittadinanza. Come successo nei casi degli uffici periferici del Comune di Mariconda, del Vestuti, di Fratte. In uno di questi casi (Mariconda) si è messo in atto l’esperimento del PIT (punto informativo territoriale) in cui di fatto un servizio pubblico come quello della raccolta dati per l’anagrafe è affidato ad una cooperativa. Per il momento, nessun costo per il cittadino, ma è solo un primo passo per la completa privatizzazione, con un peggioramento del servizio e con meno diritti e meno stipendio per chi ci lavora.

Non possiamo non affrontare il tema del “Concorsone Regionale” che innanzitutto avrà tempi lunghi; secondo, nei fatti, assumerà tirocinanti, quindi personale non autonomo; terzo perché ci sono poco più di 2.000 posti a bando in tutta la Regione, nei fatti, poco più che una trovata elettorale e propagandistica.

Tutto questo in una città tra le prime 20 in Italia per disoccupazione inattiva, ovvero di gente che il lavoro non ce l’ha e nemmeno se lo cerca. Almeno per i canali ufficiali. Infatti la clientela, è palese, la fa da padrona da decenni da queste parti, prima con la DC poi con il PD che ne ha ereditato la funzione.

È naturale che, in questo clima, non faccia piacere che qualcuno spiattelli fuori la verità pubblicamente. Da gennaio ad oggi infatti (ovviamente non parliamo dei mesi di lockdown) le chiamate della Rete Disoccupati, regolarmente comunicate, hanno avuto TUTTE divieto con le motivazioni più assurde, dal decoro urbano all’emergenza sanitaria nazionale (a fine luglio…): insomma, le provano tutte!

Un fatto è sicuro: la verità si può nascondere fino ad un certo punto ed alla prova dei fatti le promesse elettorali si dimostreranno fuffa come sempre.

Quindi continueremo ad organizzarci, a crescere ed a smontare la narrazione mendace di una città pacificata ed eccellenza del Sud.

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