Ieri mattina, tramite pec, è stato inviato alla Procura della Repubblica un esposto contenente una meticolosa ricostruzione delle vicissitudini riguardanti Francesco Ruotolo un quadro storico della sinistra d’alternativa formatosi in Democrazia Proletaria e, successivamente, divenuto militante del PRC sin dalla sua nascita.
Il caso di Francesco è emblematico e anche per questo si è deciso, da parte della Federazione provinciale del PRC e della figlia, di procedere per le vie legali.
Il calvario sanitario, minuziosamente descritto nell’esposto, inizia ai primi di ottobre con quelli che apparentemente sembrano sintomi influenzali (forte tosse, spossatezza, mal di testa, dolori muscolari).
La prima difficoltà è nel rintracciare celermente il medico di base perché, soprattutto nelle zone rosse, scattano meccanismi di autodifesa di questa categoria lasciata anch’essa allo sbando e, nel caso del medico di Francesco c’è, da parte sua, la sospensione delle visite domiciliari perché non attrezzato con le dovute bardature.
Dati i tempi, si procede al tampone che, guarda caso, occorre fare a pagamento e che dà, purtroppo, esito positivo e dalla fine di ottobre agli inizi di novembre passano ben 7 giorni per la segnalazione da parte del medico di base all’ASL di competenza.
Questo è uno dei ritardi che contribuisce ad aggravare la situazione del compagno che diventa sempre più debole e con crescenti difficoltà respiratorie e relativo ricorso all’ossigeno.
Viene chiamato il 118 una prima volta ma non interviene perché si aspetta l’esito del tampone, una seconda volta dopo alcuni giorni e la conoscenza dell’esito del tampone ma anche questa volta non si interviene perché si risponde che prima della richiesta di Francesco ce ne sono altre 20 in attesa, passano altri giorni si richiama il 118, si sollecita l’intervento dei Carabinieri e questa volta l’ambulanza giunge e dopo aver misurato febbre, pressione e saturazione polmonare si sentenzia che non c’è bisogno di ricovero che si può continuare la cura coi farmaci a casa.
Ma come si fa a continuare la cura a casa con una medicina territoriale che qui in Campania è sostanzialmente inesistente e con medici di base impauriti perché muoiono anche loro?
Nel frattempo il compagno peggiora ulteriormente, si chiama di nuovo il 118, si opta finalmente, pur con delle resistenze superate dall’insistenza dei familiari, per il ricovero;
ormai siamo giunti al 6 novembre e l’ambulanza perde altro tempo perché ha un solo barelliere e non si può trasportare il degente dall’appartamento all’ambulanza e bisogna chiedere l’intervento della Croce Rossa per avere un altro barelliere che fortunatamente arriva.
Sembrano cose incredibili, ma è così: viene l’ambulanza ma ha un solo barelliere!
Si giunge al Cardarelli, attesa per trovare il posto letto che, con difficoltà, si trova, viene ricoverato.
E’, ormai, tardi si fa la tac con relativa conferma di polmonite bilaterale (quella del Covid); ultimo tentativo con l’applicazione di una sorta di tubo aspiratore per togliere aria e liquidi dai polmoni ma Francesco al secondo giorno di ricovero ha una forte crisi respiratoria e muore.
Siamo difronte a una storia-tipo, ma quanti di questi casi si stanno verificando negli ospedali campani e un po’ di tutta Italia?
Allora si capisce perché l’esposto e ci si augura che questi tipi di iniziative si possano moltiplicare;
certamente nessuna denuncia, nessuna indagine della Magistratura ci darà i nostri cari ma, almeno, anche attraverso queste iniziative cerchiamo di VENDERE CARA LA PELLE!
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nicola lamonica
è semplicemente scandaloso/ quanto raccontate è frutto di una degenerazione della sanità che ha forti responsabilità politiche. Al grido di ” avanti popolo alla riscossa ” la segnalazione alla Magistratura; glielo dobbiamo anche per affetto