Si è tenuta la nuova udienza del processo a Napoli per l’omicidio di Ugo Russo che vede imputato un carabiniere, C.B., di omicidio volontario pluriaggravato.
Vi invitiamo a tenervi aggiornati seguendo il blog https://veritaegiustiziaperugo.wordpress.com/ dove carichiamo di volta in volta delle sintesi delle udienze.
Ieri è stato ascoltato un Colonnello dei carabinieri che quella maledetta notte del 1 marzo 2020 arrivò sul luogo del delitto in un secondo momento, col compito di raccogliere i referti e il materiale probatorio cosi come si è occupato di recuperare le immagini delle telecamere di sorveglianza rivolte sul perimetro dei fatti, come prescrive la prassi in casi tanto gravi.
La nostra impressione di osservatori emotivamente coinvolti è stata di una testimonianza fatta camminando sulle uova… Qualcosa però di significativo abbiamo ugualmente ascoltato attraverso l’interrogatorio dei pubblici ministeri e delle parti.
Abbiamo infatti capito ad esempio come fece la pistola giocattolo di Ugo a “ri-materializzarsi” vicino al suo corpo riverso sul motociclo in quella terribile scena finale, dopo il tentativo di scappare dall’uomo che gli stava sparando.
Ugo infatti viene sicuramente colpito alla spalla immediatamente e lascia cadere l’arma finta. La raccoglierà dopo il carabiniere fuori servizio, oggi imputato, che la consegna a uno dei carabinieri intervenuti per primi. Questi a sua volta la depone proprio vicino al corpo di Ugo nella sua posizione finale…
Ricordiamo che, secondo le indagini, Ugo precipita sullo scooter dopo che è stato colpito di nuovo, prima mortalmente alla testa e infine al petto nella “seconda fase” dell’omicidio (la moto era a oltre otto metri dall’auto, con cui C.B. si sposta per inseguire Ugo).
Ed è sempre il carabiniere a cui era stata consegnata la pistola giocattolo che la immortala nelle immagini scattate col proprio telefonino prima che Ugo agonizzante venga portato in ambulanza.
La spiegazione raccolta dal testimone è che il carabiniere l’avrebbe poggiata vicino al corpo di Ugo nel tentativo di soccorrerlo, però poi ci lascia interdetti che un professionista della sicurezza non trovi anomalo inserire artificialmente un elemento tanto significativo in un immagine che se non ci fossero state anche quelle delle telecamere di sorveglianza (e altre) poteva essere l’unica che riproduceva la scena finale dell’omicidio…
Tralasciamo i “lapsus” per cui più volte il testimone chiama Ugo Russo l’uomo che gli ha sparato e di cui non fa mai il nome o la locuzione “conflitto a fuoco” in una situazione in cui a sparare, ripetutamente, è una persona sola…
Proprio i carabinieri del primo intervento saranno comunque ascoltati alla prossima udienza del 10 gennaio insieme al perito balistico per le attività integrative. Noi ci saremo.
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