Nella nostra regione vi è stata sabato una risonanza della mobilitazione antifascista che ha attraversato il paese e che ha visto il punto più alto nella enorme manifestazione nazionale di Macerata, a cui abbiamo partecipato assieme a Potere al Popolo.
Là dove, come a Piacenza, era possibile per gli apparati di polizia mostrare i muscoli e vendicarsi per un weekend andato diversamente dal previsto (con lo stesso sentimento con cui il ministro degli Interni ha poi scaricato il Questore di Macerata), non sono mancati i soliti dispositivi repressivi come piazze vietate e percorsi irregimentati a difesa della marmaglia fascista.
Quelle forze, da Leu al PD, che fanno dell’antifascismo una spilletta da apporre timidamente sul taschino nelle sole domeniche elettorali, hanno avuto di che agitarsi di fronte a una piazza piacentina mossa da un fermento che non si respira certo negli aperitivi che li accompagneranno (dal 10 febbraio da loro disertato) fino alla prossima sfilata in cui decideranno di imbellettarsi a favore di telecamera lontani da qualsiasi conflitto politico realmente presente nel paese.
Se qualcuno ha sentito la necessità di rincorrere sul loro terreno le forze del compatibilismo di sinistra, si è trattato certamente di un sentimento che non ha nulla a che vedere con la natura del progetto di rinnovamento lanciato da Potere al Popolo, con la sua volontà di rompere la coazione a ripetere di forme ormai decotte del fare politica a sinistra, con la sua capacità di essere riconosciuto in settori di quello stesso blocco sociale da cui prende la sua linfa vitale, e che (tra l’altro) ben conosce la violenza poliziesca subita costantemente nelle lotte incompatibili del mondo del lavoro così come nelle piazze animate da giovani senza copertura politico-istituzionale, e per le quali difficilmente si accendono le sirene della sinistra benpensante.
Bene ha fatto quindi il progetto nazionale di Potere al Popolo a far ritirare dichiarazioni che stonano acutamente con la propria pur giovane identità e con le proprie pratiche, ribadendo l’approccio dimostrato in queste settimane sul tema dell’antifascismo e della sua necessaria tenuta anche di fronte al passo indietro fatto da sigle associative ormai completamente delegittimate dal farsi portatrici della bandiera antirazzista e antifascista.
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