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Coalizione Civica e i veti farlocchi al PD e Draghi

A Bologna sotto la sede di Confindustria, come in altre città italiane, da Milano a Roma, l’opposizione al governo Draghi è tornata in piazza la settimana scorsa, per ricordare chi è Mario Draghi e sfatare quell’ombra di santificazione che sta scendendo sul neopresidente del Consiglio.

Mentre le forze della sinistra radicale, fra le quali Potere al Popolo, si oppongono a Draghi e ai suoi ministri, a Bologna c’è qualcuno che pensa di poter rappresentare un’alternativa pur essendo del tutto appiattito e piegato sul Partito Democratico, partito della cui maggioranza vuol certamente far parte nella prossima amministrazione della città.

Coalizione Civica attraverso le parole del suo consigliere del quartiere Santo Stefano, Detjon Begaj, ci tiene a sottolineare che per valutare il nuovo presidente del Consiglio sia necessario lasciarlo lavorare e giudicarlo su banchi di prova come il blocco dei licenziamenti e degli sfratti.

Guardare cosa farà in concreto insomma, come se Draghi fosse l’ultimo arrivato e non un banchiere che dagli anni ’80 volteggia fra incarichi pubblici (ministero del tesoro e Bankitalia) e ruoli di comando in banche d’affari (Goldman Sachs), chissà se per Begaj non sono abbastanza concrete le devastazioni sociali ed economiche provocate dalla Troika in Grecia quando Mario Draghi era presidente della Banca Centrale Europea, oppure l’avocazione di fatto della sovranità italiana con la lettera Trichet-Draghi con cui si silurava Berlusconi sostituendolo con un altro uomo dell’Europa e delle banche: Mario Monti, che diede il via alle politiche lacrime e sangue anche in Italia.

In mezzo a una pandemia mondiale che ha causato una crisi sociale ed economica più disastrosa di quella del 2008, è difficile immaginare che il nuovo presidente del Consiglio lascerà lacerarsi così il tessuto sociale.

Draghi, occorre ripeterlo, non è un improvvisato, e c’è da supporre  che i blocchi ai licenziamenti in qualche maniera saranno mantenuti, almeno finché si interverrà coi piani di ristrutturazioni industriali che sono il vero obiettivo di questo governo dove si lasceranno morire le imprese infruttuose e si trasferirà il debito di quelle aziende che sono campioni italiani sullo Stato, in modo che diventi debito pubblico, più Stato quindi, per salvare il mercato.

Inoltre, nel progetto del Milleproroghe presentato ieri, il blocco degli sfratti è già stato rinnovato o meglio “rinviato” per essere gestito con più tempo, secondo le parole del Ministro per i rapporti con il Parlamento D’Incà.

Del resto, Coalizione Civica sembra aspettare di vedere “cosa succede nel concreto” anche a livello locale, in vista delle amministrative di Bologna, avendo rinunciato alla propria indipendenza e opposizione, si candida a stampella del PD ma ci tiene a far sapere che pone come (unico?) limite uno schema Draghi.

Cosa significa? L’allargamento della coalizione ai centristi di Bologna Civica di Tonelli – dice Bengaj- ma lo schema Draghi prevederebbe una coalizione che arrivi fino alla estrema destra della Lega.

Coalizione Civica stende la mano al Partito Democratico, quello stesso partito contro cui si candidò nel 2016 a Bologna, il partito che, governando quasi ininterrottamente dal 2011, ora ha votato la fiducia a Mario Draghi e siede nella stessa maggioranza della Lega; difficile, quindi, immaginarsi Begaj e Clancy nelle piazze a manifestare contro il nuovo esecutivo.

Coalizione Civica non è la sola che sta cercando di (ri)posizionarsi in vista delle prossime elezioni amministrative, anche Cathy La Torre, autocandidatasi alle primarie (che non c’erano e forse non ci saranno mai) del Partito Democratico bolognese ha deciso di ritirare la propria candidatura (per primarie che non esistono) e cerca un dialogo con Matteo Lepore, ormai candidato del Pd con il favore di Merola, Bonaccini e dell’ala zingarettiana del partito.

La Torre ha infatti annunciato che non accetterà un posto in giunta e si propone di spingere la candidatura dell’erede di Merola sui social network. Unici luoghi in cui, immaginiamo, proposte come l’assessorato alla solitudine, citato in una recente intervista, possono avere un certo seguito.

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