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Roma 19 maggio, manifestazione: No al Golpe in Brasile

Noi brasiliani che viviamo a Roma abbiamo deciso di organizzarci e manifestare contro il colpo di stato subito in Brasile dalla presidente Dilma Rousseff e l’usurpazione della nostra democrazia. Anche se siamo in Italia vogliamo mostrare la nostra indignazione e che non legittimiamo il nuovo presidente del Brasile.
Non accettiamo la perdita dei diritti fondamentali del nostro popolo con lo smantellamento della sanità pubblica e dell’istruzione, manifestiamo contro la violenza della polizia e la privatizzazione delle nostre risorse naturali.
Scendiamo in piazza perché questo colpo di stato non rispetta la direzione in cui il Brasile ha scelto di andare alle ultime elezioni.

Appuntamento a Roma giovedì 19 maggio a partire dalle 17.30 a Piazza Vidoni

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Il mondo vive sotto il segno di una profonda crisi del capitalismo. Misure di austerità economica dominano l’agenda politica, moltiplicando la disoccupazione, la povertà e riducendo i diritti sociali. D’altra parte, i banchieri festeggiano ogni compleanno della crisi, aumentando i loro profitti già esorbitanti. E ‘da notare la crisi di un’epoca che non è solo economica. Si tratta di una crisi in diverse dimensioni: dalla rappresentazione politica, l’estensione dell’abisso sociale tra ricchi e poveri e la distruzione dell’ambiente.
In questo scenario, il Brasile è messo davanti ad un crocevia, un momento in cui le vecchie soluzioni non funzionano più: questo sistema politico non è in grado di risolvere i maggiori conflitti della società ed il popolo non accetta pacificamente di pagare il conto della crisi. Dai percorsi che costruiremo su questo crocevia, dipenderà il futuro del nostro Paese. Da un lato, le forze reazionarie vogliono imporci un ripristino del sistema passatoi, presentato come “modernità”: l’espansione dell’esternalizzazione del lavoro, la controriforma politica, la riforma delle pensioni, la riduzione della maggior età penale e la legge di demarcazione delle terre indigene e “quilombas”. Per non parlare del progetto che stabilisce il modello di concessione del “Pré Sal” e i progressi nella privatizzazione della Petrobrás. Potremmo continuare citando altre diverse misure antipopolari e manovre che minacciano la nostra già limitata democrazia. Il percorso di quelli più avvantaggiati per il crocevia è sempre ridurre i diritti, espandere i privilegi e limitare la partecipazione popolare in politica. Seminare l’intolleranza, l’odio e il pregiudizio, piantando sul nostro suolo i semi pericolosi del fascismo.
D’altra parte, contrariamente alle aspettative popolari, il governo federale applica una politica di aumento di interesse, tagli in settori sociali e nelle infrastrutture, il trasferimento e concessione di beni pubblici al settore privato, PPP ( partenariati pubblico­privati), aste di olio e attacchi ai diritti dei lavoratori, aumentando la precarietà e i licenziamenti.
Esempi internazionali indicano chiaramente che la scelta di austerità porta a livelli di disoccupazione e di alta disuguaglianza sociale. Il problema era quello di regolare i conti, ma non sulle spalle doloranti del popolo lavoratore. Perché non fare in modo che il pagamento della crisi venga dai banchieri e dagli imprenditori? Auspichiamo la tassazione della ricchezza, dei profitti e dei dividendi; la progressività delle imposte, che farebbe aumentare i ricavi, anche esonerando i prodotti di prima necessità. Una verifica del debito pubblico, ponendo fine al bagno di sangue della nostra ricchezza causato dai banchieri. Nessuna di queste è stata l’opzione dei governi federali e statali. Abbiamo bisogno di costruire la nostra strada, essendo contro l’avanzata conservatrice sostenuta dai grandi media e contro la politica di austerità che impatta la vita del popolo. In America Latina i popoli affrontano la politica della compressione dei diritti, difesa dall’élite; quindi è anche la sfida del popolo brasiliano: costruire uno sbocco per la maggioranza che si oppone agli interessi della minoranza ricca dell’1%.
Sfida che richiede coraggio, chiedendo un popolo senza paura. L’unione di differenti movimenti sociali per costruire questo percorso è urgente e necessario. Per tale ragione è nata nel 2015 la Frente Nacional de Mobilizaçao POVO SEM MEDO (Fronte Nazionale di Mobilitazione POPOLO SENZA PAURA), che unisce movimenti e attivisti per difendere ­ in una unità con i più deboli e contro i più avvantaggiati ­ una piattaforma popolare per il Brasile.
Siamo in piazza contro l’austerità e in difesa delle Riforme Popolari che combattano la disuguaglianza lampante nella nostra società. Vogliamo che ritorni ai 99% tutto quello che l’1% ci ha saccheggiato. Non esiste via d’uscita per il popolo senza la distribuzione del reddito e la lotta contro i privilegi, espresse in riforme come quella fiscale, l’urbanistica e l’agraria e anche nella lotta contro la privatizzazione. Siamo in piazza in difesa della radicalizzazione della nostra democrazia, ostaggio di manovre politiche e dei media. A questo bisogna alzare la bandiera della riforma democratica del sistema politico, con la garanzia della fine del finanziamento delle imprese delle campagne politiche e una maggiore partecipazione del popolo: combattere la corruzione dalle radici, attaccando il dominio del potere pubblico per il potere economico. E’ necessario porre fine al monopolio della comunicazione, democratizzare i mezzi di comunicazione e dare voce a tutti. La democratizzazione della magistratura, la non criminalizzazione dei movimenti sociali, la difesa del diritto di sciopero e della manifestazione guideranno i nostri sforzi. Siamo in piazza in difesa delle libertà, del rispetto e del diritto alla vita.
L’epidemia d’intolleranza che vive il Brasile attacca sempre gli stessi obiettivi: i poveri, i neri, le donne e la popolazione LGBT. Difendere l’uguaglianza radicale contro il razzismo, il sessismo, la xenofobia, la LGBT­fobia, il fondamentalismo religioso e l’arcaicità antipopolare sono una sfida per tutti noi. Non fuggiremo da loro. Non esiteremo a stare insieme ai giovani poveri e negri delle periferie contro il vero e proprio genocidio che soffrono, richiedendo la smilitarizzazione della polizia, nel difendere il diritto alla vita. La soluzione sarà costruita per le strade. Il popolo brasiliano non crede più in questo sistema politico. Essi non ci rappresentano, ma rappresentano gli interessi economici dell’1%. L’attuale Congresso Nazionale, con la sua maggioranza conservatrice, non approverà le modifiche necessarie per il nostro Paese. Il progetto che sosteniamo sboccerà con la gente per le strade. Questo fronte è nato in un momento di grande lotta e con la responsabilità di avanzare percorsi popolari per il nostro crocevia. Sappiamo che per tale ragione avremo bisogno dell’indipendenza politica, la fermezza dei principi, difesa di un programma di trasformazione e di concentrarci su grandi mobilitazioni. I nostri sogni non rientrano nelle urne elettorali. La nostra più grande sfida è cambiare la politica per le strade e con il coraggio di combattere.

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