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Roma, presentazione del “Fattore K”

fattore-k , manifesto del forum

Si terrà questo sabato 20 maggio a Roma, presso sala conferenze Hotel Porta Maggiore, alle ore 10:30, il primo forum “Fattore K” sui comunisti, il blocco sociale ed i populismi.

La crisi sistemica del capitale investe con particolare profondità i paesi imperialisti quali gli USA e l’UE e sta manifestando sempre più il suo carattere sociale coinvolgendo direttamente la classe lavoratrice, i ceti medi, la piccola borghesia.

Bisogna ridare corpo al progetto comunista ritrovando un ruolo concreto per il pensiero marxista, ridando priorità all’organizzazione di classe in funzione della coscienza e ricostruendo la rappresentanza politica delle classi subalterne.

Contributi e interventi di: Cremaschi, Boghetta, Porcaro, Formenti, Burattini, Palermi, Alboresi, Forenza, Fronte Popolare, Genova City Strikers, Militant, Laboratorio Comunista Casamatta, Sinistra Classe e Rivoluzione.

 

La lettera di convocazione del forum:

I COMUNISTI, IL BLOCCO SOCIALE ED I POPULISMI

La crisi sistemica del capitale investe con particolare profondità i paesi imperialisti quali gli USA e l’UE. Questa crisi sta manifestando sempre più il suo carattere sociale coinvolgendo direttamente la classe lavoratrice ma anche settori della società che fino a ieri erano considerati ceti medi, piccola borghesia e categorie professionali.

Le conseguenze assumono le forme della disoccupazione e del precariato diffusi, della riduzione generalizzata dei redditi, del degrado sociale nelle grandi aree metropolitane del paese, in sostanza la mancata crescita che blocca i paesi imperialisti, oggi penalizza la classe lavoratrice, i settori proletari ma anche ambiti sociali ben più vasti. Tutti vengono derubati del futuro nel senso che non riescono ad intravvedere una fuoriuscita dalla condizione attuale, nonostante che negli ultimi anni -ed ancora oggi – si continuino a narrare le prospettive rosee, momentaneamente oscurate, del presente assetto sociale. Questo processo di disgregazione dei corpi sociali e di occultamento ideologico della realtà sta producendo un blocco sociale di fatto che, pur non orientandosi politicamente in modo automatico, sta sviluppando un antagonismo radicale e rabbioso.

I comunisti nel nostro paese, ed in quasi tutta Europa, a questo appuntamento con la crisi capitalistica, arrivano disarmati sia dal punto di vista pratico, avendo disperso le forze accumulate in decenni di conflitto di classe, sia teorico, avendo abbandonato ogni strumento di lettura di classe della realtà del paese. Questa condizione soggettiva di impotenza ha aperto le porte ad un populismo indeterminato che sta raccogliendo, in vari contenitori politici, quell’antagonismo radicale e rabbioso che ha, al di là percezione soggettiva dei settori sociali, una natura di classe e anticapitalista.

Il motivo per cui si è giunti a questo stato di cose, nasce dalla mancata interpretazione degli effetti delle trasformazioni nazionali ed internazionali, soprattutto di quelle avute nella costruzione del polo imperialista europeo, sul piano produttivo, sociale, del ruolo dello Stato, che hanno fatto cambiare “pelle” alla classe pur non cambiandone la natura, anzi allargando i processi di proletarizzazione di ampi settori sociali avviatisi ben prima della crisi economica e finanziaria del 2008. A questa incapacità di “seguire” le forme cangianti della classe si è sostituita una generica categoria politica, quella della “sinistra” antagonista o radicale o altro ancora, che ha soltanto prodotto il logoramento del capitale sociale, politico e culturale accumulato fino agli anni ’80 da un duro conflitto con il padronato ed i governi.

Il procedere di questo approccio politicista nella realtà concreta ha assunto il carattere della disgregazione dei settori organizzati nei modi propri del conflitto di classe di quel periodo, dal sindacato alle cooperative, dalle case del popolo ai movimenti sociali ed ai comitati di quartiere, che hanno garantito per decenni la tenuta politica ed organizzativa del movimento comunista. Ciò perchè si è abbandonato ogni corretto rapporto con l’analisi teorica piegata, invece e troppo spesso, alle contingenze politiche che di volta in volta si pensava fossero centrali.

L’analisi teorica sulle classi sociali e la loro rappresentanza ha invece avuto sempre un ruolo centrale nella costruzione del movimento operaio che, a partire dall’analisi delle classi, ha permesso la costruzione di una progettualità che desse al proletariato anche nel nostro paese organizzazione, identità ed egemonia. Dunque la crisi dei comunisti, l’aver lasciato spazio alle espressioni populiste regressive, è prima di tutto il manifestarsi della incapacità teorica di analizzare le dinamiche di fondo del capitalismo moderno e delle relazioni tra le classi.

Oggi ci troviamo di fronte non solo alla necessità di costruire momenti conflittuali e di lotta per contrastare la deriva della incapacità delle classi dominanti – dalla regressione sociale fino al manifestarsi della tendenza alla guerra – ma bisogna risalire la china di una lettura teorica della classe lavoratrice nell’attuale società, che ci permetta di andare oltre le sole lotte vertenziali e di ripensare l’organizzazione nelle forme moderne e di come possa svilupparsi nelle dinamiche che oggi il capitalismo produce.

Bisogna ridare corpo al progetto ritrovando per il pensiero marxista una funzione concreta nella condizione attuale, ridando priorità all’organizzazione di classe, alla costruzione della coscienza e soprattutto costruendo quella rappresentanza politica dei settori sociali che noi pensiamo essere il presupposto fondante e ineludibile di ogni rappresentanza istituzionale. Questo va detto sulla base di una chiarezza politica e teorica in quanto abbiamo tutti pagato caramente il prezzo di quel politicismo uscito sconfitto dalla storia e che ipoteca la ripresa dei comunisti nel nostro paese dagli anni ’90, una coazione a ripetere che riteniamo sia utile abbandonare. Al contrario occorre riaffermare oggi, dentro la crisi e i pericoli di guerra, il carattere militante delle organizzazioni comuniste in quanto è l’unico in grado di costruire nel tempo e con progettualità quel collegamento organico e strutturato con la classe reale nel nostro paese.

Per questo proponiamo di aprire un confronto tra organizzazioni comuniste, quadri e militanti che si riconoscono in quella storia e progettualità e vi invitiamo il 20 maggio etc. etc.

Rete dei Comunisti

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