L'emergenza abitativa nella città di Roma è ormai incancrenita e va peggiorando soprattutto a causa della crisi crescente del mondo del lavoro: alle fragilità sociali che già non trovavano risposta se ne aggiungono giorno dopo giorno altre. In questo panorama si inserisce il tema dell'Edilizia Residenziale Pubblica, abbandonata dal punto di vista della gestione da decenni. La mancata cura da parte degli enti gestori, l'inefficienza del Comune nella gestione delle assegnazioni, la scriteriata scelta di svendita delle poche case esistenti, hanno generato una situazione esasperata.
Attualmente, per quanto risulta alle Politiche abitative di Roma Capitale, ci sono 9000 nuclei familiari residenti in immobili ERP "senza titolo" e quindi a rischio sgombero: 9000 famiglie che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno tutti i requisiti richiesti per avere diritto alle case popolari. La criminalizzazione degli occupanti che oggi le ultime scelte politiche portano avanti, denuncia la totale distanza tra la politica e il paese reale.
Inoltre quasi 30000 inquilini dell'Ater di Roma (tra regolari e irregolari) e poco meno di quelli residenti nelle case del Comune hanno ricevuto lettere relative alle morosità pregresse con importi che vanno dai 50 ai 150mila euro.
Gli sgomberi tentati e quelli programmati in nome della legalità, i processi che chiederanno gli sfratti per morosità non tengono conto dell'illegalità in cui le istituzioni si sono mosse fino a oggi: è illegale consentire situazioni di occupazione per decenni, è illegale procedere con lettere di morosità senza tener conto delle prescrizioni previste dalla legge, senza rispettare le regole di trasparenza, è illegale che una pratica di sanatoria venga lavorata dopo 20 anni, è illegale chiedere indennità di occupazione non dovute, è illegale far pagare manutenzioni mai effettuate.
Il problema reale è decidere una volta per tutte che la casa è un diritto, che il nostro paese ha bisogno di più edilizia residenziale pubblica che venga poi gestita con efficacia ed efficienza per tutelare il patrimonio pubblico e gli inquilini. E pensiamo che sia un tema che deve essere affrontato da tutto il Consiglio Regionale e non solo dalla Giunta.
Per questo l'Asia Usb ha chiesto un incontro urgente ai gruppi consiliari in occasione della manifestazione del 17 maggio 2017 per illustrare i motivi che ci portano a sostenere la richiesta di regolarizzazione di tutti i nuclei che rispettano i requisiti e la proposta di transazione per i debiti pregressi.
Il Decreto Lupi del 2014, diventato poi legge, è perfettamente in linea con quanto ormai da anni si sta affermando nel nostro paese: (s)vendere e privatizzare il patrimonio pubblico da una parte e dall'altra schiacciare e colpevolizzare chi ha difficoltà economiche/sociali.
Infatti anche il cosiddetto “Piano-casa” (a firma Renzi-Lupi) mira, tra le altre cose, alla dismissione dell'Edilizia Residenziale Pubblica e imposta una vera e propria guerra agli occupanti “senza titolo”.
Per quanto riguarda la privatizzazione del patrimonio pubblico questo Decreto prevedeva, nella sua prima stesura, la vendita all’asta delle case popolari. Detto in un altro modo: cancellava il diritto alla casa. Dopo la grande mobilitazione promossa dall'AS.I.A. USB, abbiamo ottenuto tutele per i più deboli, ma non siamo riusciti a bloccare del tutto la dismissione del patrimonio ERP. La legge invita a disfarsi degli alloggi “nei quali la proprietà pubblica è inferiore al 50%”, quelli considerati “fatiscenti” (quindi, potenzialmente, la maggior parte) e di mettere all’asta quelli occupati senza titolo.
Tuttavia il Titolo V della Costituzione avrebbe consentito alla Regione Lazio di non accogliere questo invito alla vendita, ma la Giunta Zingaretti (nonostante le rassicurazioni date dall’Assessore alla casa Refrigeri) ne ha disposto l’approvazione in piena estate (DGR n. 410/2015), disattendendo così le promesse fatte e dando il via alla dismissione del patrimonio pubblico della nostra Regione.
mediante sgomberi, sfratti e l’invio di lettere di morosità.guerra ai poveri dei Vigili Urbani contro gli inquilini morosi e quelli senza titolo, dichiarando una vera e propria Task-forceIl Comune di Roma non è stato da meno. La Giunta Marino prima, la gestione commissariale di Tronca e poi infine la Giunta Raggi, non si sono mai espressi sul Piano casa. Anzi, l’hanno vergognosamente attuato mettendo in campo una
Governo nazionale, Regione Lazio e Giunta Comunale sono quindi i veri responsabili dell’attuale situazione che si sta verificando in tutti i quartieri popolari di Roma, ormai divenuti campo di battaglia tra forze dell’ordine ed abitanti. Un problema sociale così importante come quello del diritto all'abitare è stato trasformato in una mera questione di ordine pubblico: migliaia di inquilini, seppur aventi diritto, rischiano di essere sfrattati e sgomberati anche se disabili, anziani, assegnatari da oltre 40 anni o famiglie con minori.
In un paese in cui aumenta il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà, in cui le ricchezze si concentrano nelle mani di pochi a fronte di una massa che ha sempre più difficoltà a soddisfare i bisogni primari, la risposta della politica è contraria a qualsiasi principio di giustizia sociale: bisogna vendere a chi può comprare, bisogna cacciare chi ha occupato perché non sapeva dove andare.
Per questo è indispensabile una grande mobilitazione alla Regione Lazio per chiedere con forza e determinazione una SANATORIA PER GLI AVENTI DIRITTO alla casa (ovvero quelli con i requisiti di reddito e che non possiedono altri immobili), in grado di fermare l’attuale meccanismo meramente repressivo e ristabilire il principio di equità, da cui bisogna ripartire per una gestione trasparente e ponderata del patrimonio residenziale pubblico.
Inoltre, l’inefficienza della macchina burocratica ha lasciato da una parte in stato di abbandono tutto il patrimonio immobiliare E.R.P. e dall’altra impone pagamenti vessatori ingiusti e ingiustificati rispetto ad arretrati per servizi mai erogati. Pertanto diventa necessaria una TRANSAZIONE DEGLI ARRETRATI PREGRESSI, immotivatamente richiesti, che restituisca giustizia sociale.
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