Pur nelle difficoltà di pochi mezzi economici e di un organico insufficiente e poco motivato dall’andazzo delle precedenti Giunte, l’attuale Amministrazione comunale di Guidonia Montecelio sta affrontando i problemi posti dell’estrazione del travertino con un certo ritardo, sicuramente causato dalla carenza, in passato, di controlli da parte della Regione, del Comune stesso e della Città Metropolitana, e dalla scarsa disponibilità di studi e di dati rilevati.
Inoltre, poiché le problematiche legate all’attività delle cave sono assai serie, esse richiedono risposte complesse che la nuova Amministrazione, con un ente stremato, non sempre può garantire. Su tale ritardo si è gettata l’opposizione dei partiti che nulla hanno fatto, negli anni passati, per affrontare la difficile situazione che si è palesata dopo un semplice check-up delle autorizzazioni delle aziende del territorio, voluto dalla Giunta Barbet.
Anche i sindacati, che oggi si schierano a difesa del “lavoro”, non hanno mai prodotto studi credibili e progetti di recupero ambientale, che potrebbero invece portare nuovi impieghi nell’area delle cave. Come a Taranto e a Porto Marghera, la difesa del “lavoro” non coincide infatti con la vivibilità del territorio, perché non considera fatti importantissimi, come l’ambiente, la sanità, e la sicurezza dei cittadini.
Le “sorti” dei lavoratori, poi, non coincidono con l’entità dei profitti ed il ricatto occupazionale non può essere usato come una mazza contro chi vuole amministrare nell’interesse della cittadinanza. Trova così poco spazio chi si batte per chiarire, studiare ed informare sui problemi dell’escavazione del travertino in un territorio massacrato da una serie di disastri, con danni enormi che sono sotto gli occhi di tutti (o almeno di chi vuol vederli). Eccone un breve elenco:
● Il materiale asportato (il “buco” delle cave) ha un volume stimato di 50 milioni di metri cubi. Il ripristino dovrebbe essere a carico dei cavatori, ma questo non avviene quasi mai. Vi sono già decine di cave abbandonate al loro destino da proprietari falliti e, in generale, non si trovano materiali di riempimento, mentre lo scarico che dovrebbe servire a questo fine viene spesso venduto ai cementifici. Mancano i controlli ed il ripristino, assai costoso per gli enormi volumi accumulati nel tempo, non può gravare sulla collettività.
● L’emungimento dell’acqua sulfurea dalla falda idrica (spesso oltre la soglia di legge) deprime la falda stessa. Si tratta, da misure effettuate alcuni anni fa, di 5.000/6.000 litri al secondo, riversati da un paio di canali “ufficiali” (?!) nel fiume Aniene. La depressione della falda, che è in continuo abbassamento a partire dagli anni Duemila, è causa, secondo studi di noti geologi, del fenomeno della “subsidenza”, che ha destabilizzato e lesionato più di cento abitazioni a Tivoli Terme e Villalba, alcune delle quali sono state sgomberate. Vi sono stati rimborsi per circa 60 milioni di euro, erogati con finanziamento pubblico, ma non tutto è stato restaurato. C’è anche, a giudizio degli stessi esperti, il rischio di sinkhole (catastrofici sprofondamenti del terreno).
● Il carico solido trasportato dalle acque di cava nell’Aniene causa un aumento di quota del letto del fiume, ed è una delle ragioni delle frequenti esondazioni nell’area di Ponte Lucano. A ciò si aggiungano le polveri che quotidianamente vengono immesse in aria dall’attività di estrazione e di trasporto del materiale lapideo in entrata ed in uscita dalle cave.
Va detto, in conclusione, che l’esaurimento delle cave in attività è anche affrettato dal degrado dell’area dovuto proprio alla mala amministrazione ed alla voracità imprenditoriale. Si sono infatti voluti ignorare gli aspetti naturalistici e storico-archeologici dell’area, e l’attività estrattiva ha prodotto anche la scomparsa degli ambienti naturali tipici dei suoli travertinosi, ricchi di rare specie vegetali.
I firmatari del presente comunicato sono disponibili ad affrontare un percorso di riflessione e di proposte concrete che aiutino il territorio ed i suoi abitanti a programmare un futuro di tutela e valorizzazione di questa martoriata area, partendo dal recupero ambientale per arrivare alla creazione di nuovi indotti e di posti di lavoro.
Comitato per il Risanamento Ambientale
Italia Nostra – Sez. Aniene e Monti Lucretili
Centro sociale don Andrea Gallo
Comitato Acqua Bene Comune Valle dell’Aniene
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