Nei momenti difficili bisogna essere uniti. Questo è l’insegnamento che ci arriva dalla storia delle lotte operaie di questa città. Una storia che per troppo tempo abbiamo dimenticato, ma che, nonostante tutto, resta ancora patrimonio culturale e valoriale di molti di noi. Oggi è stato un giorno particolare, teso, emotivamente durissimo.
C’è una parte importante della città che rischia di disintegrarsi sotto i colpi feroci di un mercato che fa saltare commesse, non rinnova appalti e parla il linguaggio spietato della cassa integrazione, delle ferie forzate, dei licenziamenti. Questo mondo è quello delle ditte appaltatrici a TVN, dei metalmeccanici e dell’indotto delle centrali. Questo momento è uno di quelli difficili in cui bisogna stare uniti, a prescindere dalle distanze anagrafiche, andando oltre le specifiche categorie d’appartenenza.
La giornata di oggi (ieri, ndr) noi l’abbiamo voluta vivere così, davanti ai cancelli di TVN, sotto al sole cocente di questo giugno luciferino, al fianco dei metalmeccanici in lotta per la difesa dei loro diritti e del loro posto di lavoro.
A questi lavoratori abbiamo parlato attraverso la voce emozionata di Alessio, ventenne, disoccupato e figlio di un metalmeccanico dell’indotto Enel. Lo abbiamo fatto grazie alla generosità di un ragazzo che in questa torrida mattinata estiva ha ignorato per qualche ora il richiamo delle spiagge del litorale portando solidarietà attiva agli operai in lotta. Lo abbiamo fatto chiedendo ancora una volta ad Enel di rispettare la città, i suoi lavoratori, i suoi figli.
Lo abbiamo fatto respingendo convintamente la logica del ricatto occupazionale che vorrebbe far ricadere tutto il peso della riconversione energetica sulle spalle di chi lavora. Lo abbiamo fatto ribadendo che i 300 milioni che furono destinati al parco eolico e mai utilizzati vengano investiti adesso per potenziare le strutture portuali. Lo abbiamo fatto, infine, rivendicando con forza l’esigenza di unire le lotte di questo territorio per rispondere, colpo su colpo, al cinismo di un contesto che continua a lucrare proprio sulle divisioni.
In una città in sofferenza, in un territorio che continua a perdere diritti e posti di lavoro, quella di oggi è una giornata importante. Oggi padri e figli hanno condiviso lo stesso microfono, la stessa rabbia, la stessa voglia di cambiare le cose. Noi c’eravamo, coi nostri contenuti, con le nostre rivendicazioni e con la forza di un ventenne che con poche parole ci ha reso orgogliosi dei nostri sogni di giustizia sociale e della nostra comunità solidale.
Avanti metalmeccanici, avanti lavoratori di Civitavecchia. Anche in questo caso, indietro non si torna!
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