Nell’audizione finalizzata ad ascoltare le osservazioni al Piano della Riserva di Decima-Malafede, tenutasi lunedi 10 febbraio 2020 presso la Commissione Ambiente della Regione Lazio, abbiamo ascoltato diversi interventi portatori di interessi particolari, settoriali e categoriali.
Oltre al Portavoce del Comitato No Corridoio Roma-Latina, Gualtiero Alunni, solo l’Assessore all’Ambiente del 9 Municipio di Roma, Marco Antonini e la consigliera della Regione Lazio del M5S, Valentina Corrado, si sono espressi contro l’autostrada. Nelle 3.500 pagine di cui è composta la proposta di Piano, non è mai citata l’autostrada che percorrerà e squarterà la Riserva dall’inizio alla fine. Dai 15-18 metri di larghezza della Pontina attuale, si passerà ai 42 metri di quella autostradale che si mangerà e impermeabilizzerà, almeno 38 ettari di Riserva.
La Riserva Naturale Decima Malafede è stata istituita con L.R. 6 ottobre 1997, n. 29 (B.U.R. 10 novembre 1997, n. 31 S.O. n. 2). Le più grandi aree boschive dell’Agro Romano sono comprese in questa zona e costituiscono una delle maggiori foreste planiziali del bacino del Mediterraneo con oltre 800 specie vegetali. Quest’area di 6.145 ettari, compresa tra il GRA, la via Pontina, la via Laurentina e il Comune di Pomezia, può anche vantare insediamenti umani che risalgono alla prima preistoria a circa 250.000 anni fa.
Ma i mostri di cemento e asfalto sono in agguato. Come per molte parti della metropoli romana, il traffico e la sicurezza stradale sono problemi quotidiani decennali che traumatizzano i cittadini/pendolari. La Via Pontina è sempre più congestionata. File interminabili nelle ore di punta, gravi incidenti stradali con morti e feriti, inquinamento alle stelle. Per non parlare della rete ferroviaria pontina, veri e propri carri bestiame con carrozze sporche, bagni e porte fuori uso, corse interrotte e ritardi spaventosi. Invece di intervenire per l’adeguamento in sicurezza e l’intermodalità ferroviaria, i Governi e le Giunte della Regione Lazio hanno pensato male di costruire un’autostrada a pedaggio Roma-Latina, inutile onerosa e devastante, quindi oltre al danno anche la beffa.
La Riserva di Decima è nata da un sogno: quello di preservare per le generazioni future il pezzo più bello e selvaggio della Campagna Romana, paesaggio storico cantato da generazioni di poeti. Dopo 23 anni dalla sua istituzione era lecito pensare che il Piano di Assetto la potesse tutelare integralmente, allontanando gli appetiti privati. Invece, con le nomine dell’ente parco “Romanatura”, la politica ha utilizzato anche questo patrimonio comune come terra di conquista, un luogo dove piazzare tutti i progetti cementificatori, come centro addestramento polizia di Stato, campo nomadi di Castel Romano, Outlet e Cinecittà Word la cosiddetta città dei giochi del cinema, costruita su un’area di oltre 150 ettari, autostrade, digestori rifiuti, ecc. Per fare questo, le varie amministrazioni hanno messo alla guida dell’ente dei personaggi utili idioti pseudo ambientalisti, metodo utilizzato da tutte le giunte regionali che si sono succedute, comprese quelle di Zingaretti.
Il bracconaggio colpisce duro alcune specie animali, l’abusivismo è ancora presente così come pure le discariche abusive e l’inquinamento dei corsi d’acqua.
Il Piano del Parco come dall’ultimo impulso risalente al 2002, deve includere oltre quanto previsto in termini di assetto pianificatorio per le aree protette (zonizzazione, normativa e regolamento), l’attuazione di: interventi di riqualificazione/restauro ambientale e paesaggistico (interventi vegetazionali: nei corsi d’acqua, nei fondovalle, nei versanti, nei pianori, nei boschi, per i corridoi ecologici, di recupero cave dimesse); interventi geologici ed idrogeologici (preparazione per la fruizione, creazione di zone umide, ingegneria naturalistica, sistema per il monitoraggio delle acque); interventi per l’accessibilità e la fruizione (accessi, parcheggi, sentieri, itinerari); attrezzature varie (centro visite, area pic-nic, campeggi avvistamento antincendio ecc., spazi museali e didattici); interventi per la valorizzazione di beni storico-archeologici. L’ottimizzazione risiede nelle opere di riqualificazione naturalistica, nel migliorare la gestione delle aree boscate e di una maggiore vigilanza.
Comunque, tutto ciò ha del paradossale: scrivere fiumi di carta per poi tacere e quindi acconsentire alla costruzione del mostro autostradale che arrecherà una ferita insanabile alla nostra Riserva Naturale.
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