Nella Capitale dalla prossima settimana chi vive nelle occupazioni abitative o in situazioni informali o in alloggi popolari, potrà finalmente richiedere il riconoscimento della residenza anagrafica, l’allaccio dell’utenze e di conseguenza accedere a una serie di servizi pubblici (scuola e sanità) fino ad oggi negati dal famigerato art.5 del Decreto Lupi. L’assessorato al Decentramento di Roma ha emanato la circolare che disciplina la direttiva del sindaco Roberto Gualtieri che mette fine ad una vita di negazioni e di esclusioni per migliaia di famiglie senza casa.
La direttiva era stata contestata dal centrodestra e congelata per un periodo dalla Prefettura. Si tratta di unaderoga all’articolo 5 del decreto 80 del 2014 a firma dell’ex ministro Maurizio Lupi e che rientrava nel piano casa varato dal governo di Matteo Renzi.
La legge del 2014 impedisce il riconoscimento anagrafico della residenza a coloro che vivono in occupazione, ma prevede per i sindaci la possibilità di attuare deroghe. E la direttiva di Gualtieri si è mossa in questo senso.
Asia e USB hanno ribadito che nulla della direttiva del Campidoglio deve essere cambiato, in modo da “ridare finalmente piena dignità a chi, a causa della crisi abitativa, si trova costretto a vivere in un immobile senza titolo. La direttiva è stata ottenuta grazie alla mobilitazione di tante e tanti, siamo di nuovo pronti a nuove iniziative in difesa del diritto alla residenza e contro l’articolo 5”.
Per i Blocchi Precari Metropolitani “La Direttiva Gualtieri è un atto di civiltà che interviene coraggiosamente sull’articolo 5 della Legge Renzi-Lupi del maggio 2014 che nega la residenza e l’allaccio delle utenze a chi non ha un titolo per dimostrare il proprio diritto a vivere nel luogo dove risiede abitualmente”.
Sono due le categorie sociali che potranno presentare domanda: le persone e i nuclei familiari svantaggiati dal punto di vista sociale (che abbiano quindi in carico disabili, minorenni, anziani dai 65 anni in poi); le persone e i nuclei familiari in condizione di svantaggio economico, ovvero con un reddito cumulativo annuo non superiore ai 21.200 euro.
La fascia di reddito di povertà è quella individuata dalla Regione Lazio, secondo i parametri di riferimento territoriale. Saranno esclusi coloro che negli ultimi cinque anni abbiano riportato una condanna per reati, per lo più legati alla criminalità organizzata o alla mafia, in doppio grado di giudizio. Potranno far domanda anche tutti i migranti, richiedenti asilo e rifugiati, in possesso del permesso di soggiorno, seppure non siano in grado di certificare il reddito. La richiesta può essere presentata recandosi agli uffici anagrafici del Municipio di riferimento, oppure può essere inviata tramite pec.
Ai richiedenti verrà fatto compilare un modulo, in autocertificazione, in cui si chiede di indicare di quale dei due gruppi si fa parte (svantaggio sociale o svantaggio economico) e in cui si autodichiara di non avere condanne per i reati contemplati. Nelle successive 48 ore, con la formula del silenzio assenso, se l’interessato non riceve alcuna comunicazione dagli uffici municipali, può ritenere riconosciuta la residenza. Avrà poi 60 giorni di tempo per richiedere l’allaccio delle utenze (è obbligatorio) e consegnare la relativa documentazione, in presenza, agli uffici anagrafici di zona. Dal canto loro, nei 45 giorni successivi alla domanda, gli uffici capitolini faranno le verifiche amministrative sulle autocertificazioni.
“Tengo a far sapere che la misura c’è e resta, stiamo organizzando gli uffici, la circolare sarà operativa per sempre e non c’è la necessità di accalcarsi con le richieste nei primi giorni”, ha fatto sapere l’assessore Catarci. “Tra l’altro dai prossimi mesi la procedura sarà disponibile interamente online: stiamo predisponendo la procedura digitale, grazie al sistema capitolino e al collegamento virtuale con l’anagrafe nazionale”.
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