La giunta guidata da Roberto Gualtieri continua a rappresentare gli interessi della speculazione, promuovendo processi di mercificazione e privatizzazione del patrimonio pubblico e metropolitano. Progetti come l’inceneritore ai piedi dei Castelli, il biodigestore di Casal Selce, il nuovo Stadio della Roma e il porto crocieristico di Fiumicino condividono alcuni tratti distintivi: devastazione ambientale e sistematico scavalcamento di vincoli naturalistici, paesaggistici e archeologici, tutto in nome del profitto privato.
Sul cosiddetto “termovalorizzatore“, Gualtieri è riuscito appena qualche settimana fa nell’impresa non facile di fare in modo che Invitalia, senza gara europea, aggiudicasse al RTI, capitanato da Rina Check srl per 3 milioni, con un ribasso del 72%, l’appalto di 11 milioni di euro per l’affidamento dei servizi di verifica del progetto di fattibilità tecnica ed economica e di quello esecutivo.
Ed anche per il biodigestore a Casal Selce è stata aggiudicata la gara Invitalia prima che fosse espletata quella europea. Una lapalissiana forzatura della norma utilizzata, che ammette la procedura negoziata esclusivamente per ragioni di estrema urgenza, derivanti da eventi imprevedibili dalla stazione appaltante (Roma Capitale) che aveva però fissato i propri obiettivi agli anni 2027 e 2028. Questo utilizzo disinvolto della normativa, che configura un palese abuso di potere, è ora sottoposto alla valutazione dell’ANAC.
Sul progetto dello stadio della Roma ricordiamo che distruggerebbe un parco pubblico di 14 ettari, atteso dalla cittadinanza da più di 15 anni, che ad oggi ospita un bosco urbano che il Comune rifiuta di riconoscere e tutelare. Al contrario, viene assecondata la fretta dell’A.S. Roma nel presentare un progetto definitivo, funzionale all’apertura della conferenza decisoria ed alla probabile vendita della società stessa, redatto in assenza dei necessari sondaggi archeologici.
Anche la gestione della Delibera 104/2022, concepita per regolarizzare l’uso degli immobili pubblici a fini sociali e culturali, si sta rivelando disastrosa. A fronte di 150 richieste presentate, sono stati emanati solo 15 avvisi pubblici, lasciando la maggior parte delle associazioni in un limbo di incertezza e con il rischio concreto di sfratti.
I poteri commissariali assegnati a Gualtieri per il Giubileo, invece di favorire il dialogo democratico, vengono utilizzati per aggirare ogni ostacolo a colpi di ordinanze e sottrarre ai territori ogni voce in capitolo, eliminando qualsiasi processo di mediazione democratica, ed escludendo completamente i territori da ogni confronto. Nel frattempo, misure urgenti come il blocco degli sfratti, richiesto persino dal Papa e violentemente osteggiato da organizzazioni corporative e padronali come Confedilizia, vengono completamente ignorate.
Le istanze dei lavoratori delle aziende partecipate, della sanità, dei servizi pubblici e dei servizi alle persone, che saranno sottoposti a carichi di lavoro enormi per l’afflusso straordinario di oltre 35 milioni di persone nel 2025 non hanno ricevuto risposta, al contrario il Commissario straordinario al Giubileo, ossia il Sindaco Gualtieri ha aderito ad un protocollo di intesa che limita ulteriormente il diritto di sciopero durante il Giubileo.
L’ingresso dei privati in maniera sempre più prepotente nell’amministrazione della città va quindi con decisione nella direzione di lasciare sempre più mano libera alla speculazione, cristallizzando la marginalizzazione delle fasce popolari e condannando le periferie (ormai estese ben oltre il perimetro amministrativo della città) ad essere luoghi in cui, al posto dei servizi pubblici, si costruiscono discariche, TMB e biodigestori, in nome di interessi ritenuti prioritari.
In vista della manifestazione, si terrà una conferenza stampa il 4 dicembre, alle ore 11, dove verranno presentati alla città e ai media i contenuti delle vertenze che saranno portate in piazza.
Sabato 7 dicembre, alle ore 15, ci ritroveremo in Piazza del Campidoglio per opporci a un modello di città costruito sugli interessi privati e segnato da pratiche autoritarie.
Rimettiamo al centro giustizia sociale, tutela ambientale e trasparenza: è tempo di costruire un diverso modello di città fondata sul primato dell’interesse pubblico, della partecipazione e del protagonismo popolare.
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