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Bergamo. Se staccare i manifesti (abusivi) di Casapound è reato

Questa è una piccola storia che è avvenuta poco tempo fa nelle strade della nostra città. Il protagonista è un ragazzo che, in tarda serata stava tornando da lavoro. Poi ci sono dei coprotagonisti: Casapound Bergamo, una volante della polizia, Facebook e tutta una serie di affermazioni che più che assurde risultano surreali, visto il contesto. Lui si chiama Dominguel e gli abbiamo chiesto di raccontarci che cosa è successo quella sera.

Sul tardi, saranno state le dieci e mezza almeno, tornando da lavoro ho notato che i cartelli “sulla feccia” di Casapound erano ancora affissi (un’affissione abusiva, come ha spiegato successivamente il questore di Bergamo, Girolamo Fabiano, ndr) in piazzale degli Alpini sugli spazi che affacciano su viale papa Giovanni. Forse proprio il fatto che il tutto fosse in stazione è stata la cosa che mi ha dato fastidio, ché in quelle zone ci ho lavorato e conosciuto persone e la cosa peggiore che puoi fare, qualunque sia la tua opinione politica, è insultarle in quel modo subdolo. “Basta feccia” è la citazione credo di Sarkozy che non per nulla fu la miccia che diede inizio alle rivolte in banlieue parigine, oramai quelle che politicamente potrebbero essere considerate ere geologiche fa.

Così senza pensarci mi sono fermato, ho parcheggiato la bici e ho cominciato a staccare quei cartelli come potevo. Stavo andando a buttare alcuni pezzi nel cestino quando la volante di turno mi si è accostata e mi ha chiesto cosa stessi facendo. Ovviamente mi han chiesto i documenti, che non avevo, eccetto il pass dell’aeroporto (luogo in cui Dominguel lavora ndr). Mi sono subito identificato dicendo il mio nome, dove abitassi e dove lavoravo, spiegando che stavo tornando da lavoro e visti ‘sti cartelli abusivi ancora su, li stavo staccando. Sarebbe bastata una telefonata in questura chiedendo di me per avere decine di fotocopie dei miei documenti. Un po’ per via del lavoro in aeroporto che è super controllato, un bel po’ per via dei cortei organizzati negli ultimi anni di Rompiamoilsilenzio, e altre per via dei controlli in città, che fin dai tempi delle ronde di città sicure, se giri da solo o in coppia a un’ora notturna è quasi scontato che ti fermino, anche più di una volta a settimana.

Mentre mandavano i miei dati in centrale uno dei due agenti provava a farmi capire, neanche troppo velatamente, che in quel manifesto non c’era nulla di sbagliato, che lo stavo staccando solo perché era firmato da Casapound (come non fosse sufficiente!). Continuavano a dirmi che non era mio compito staccare un manifesto che io presumevo essere abusivo, e che se sulla cosa stava probabilmente già indagando la Digos, stavo eliminando delle prove dell’illecito. Per questo forse quando mi han ridato i documenti, facendo la parte degli sbirri buoni, ci han tenuto a comunicarmi che avrei rischiato un’incriminazione per furto e che i colleghi Digos avrebbero indagato sicuramente sul mio comportamento.

Ora, io posso capire che quando ho tolto assieme a Gianluca Spitalieri, in piena campagna elettorale, le placche di ferro dalle panchine anti-clochard qualcuno volesse accusarci di danneggiamento (e anche lì era proprio tutto da provare), ma il furto per aver staccato dei cartelli abusivi oltre che razzisti e indegni, mi mancava”.

Dominguel non si è fermato qui. E’ tornato a casa, acceso il computer e pubblicato su Facebook un vero e proprio appello, in cui ha chiesto spiegazioni in merito a quanto accaduto direttamente ad alcuni rappresentanti del consiglio comunale. Finora, però, tutto tace.

 

da http://bgreport.org

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