Menu

Fermiamo il genocidio del popolo palestinese! Corteo a Milano sabato 30

Per fermare l’escalation di guerra!

Per fermare il genocidio del popolo palestinese e l’invasione del Libano!

Per affermare la nostra solidarietà al popolo palestinese e alla sua resistenza!

No allo stato di polizia – No al ddl 1660!

30 novembre 2024 – GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE UNITARIA con cortei a Roma e a Milano organizzati da tutte le associazioni palestinesi. – Milano: 60°sabato in piazza con il popolo palestinese e contro l’imperialismo. 

Dopo più di un anno di ininterrotto genocidio a Gaza e delle criminali operazioni militari di aggressione in Libano contro la concreta solidarietà di Hezbollah, in continuità con il progetto coloniale sionista condotto da Israele da oltre 76 anni, nell’assordante silenzio e complicità dei governi occidentali che continuano ad armare l’IDF e la pulizia etnica in atto, non possiamo che rilanciare convintamente la mobilitazione e la partecipazione militante e di massa a una giornata di mobilitazione nazionale al fianco del popolo palestinese e della sua eroica resistenza palestinese (e di tutte le differenti, ma unite, forze che la compongono) nelle diverse forme che questa assume.

Una resistenza che dura da 76 anni e che oggi rimane testardamente e orgogliosamente in piedi e combatte il massacro genocidario di donne, uomini, bambine e bambini palestinesi, fino al numero di oltre 150.000, tra morti/e ferite/i dispersi/e. Nella tragica consapevolezza che questo sia un calcolo basato solo sul numero di vittime che hanno avuto accesso negli ospedali e non rispecchi certamente il numero esponenzialmente più elevato dei martiri della violenza sionista sepolti sotto le macerie o seppelliti  in frettolose fosse comuni dalle ruspe dell’entità sionista – Israele.

Una resistenza che, come ci ha insegnato Samah Jabr, assume il carattere di “Sumud”, concetto dai molteplici significati (fermezza e perseveranza, oltre che resilienza e resistenza) che esprime la risposta collettiva e popolare alla colonizzazione non solo materiale ma anche ideologica portata dal suprematismo ebraico sionista.

Una resistenza unita e popolare che, tanto nell’operazione condotta il 7 ottobre dello scorso anno quanto nei successivi mesi, continua a dimostrare la capacità militare di impegnare efficacemente l’IDF su più fronti (non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania) segnando, anche da un punto di vista politico e di prospettiva, la materiale irrealizzabilità del progetto coloniale sionista e, complessivamente, degli interessi imperialisti nell’area.

Un successo politico che ancor più si sostanzia nelle ampie mobilitazioni popolari che, sin dal principio della durissima e feroce ritorsione militare sionista all’operazione “Diluvio di Al Aqsa”, hanno inondato le piazze a livello mondiale denunciando sia la conclamata complicità dei governi occidentali sia rilanciando l’azione diretta e il boicottaggio nei confronti dei settori fondamentali per il perpetuarsi e l’intensificazione dell’aggressione (logistico in primis, basti pensare al blocco dei porti per l’attracco delle navi che trasportano armi verso l’entità sionista ovvero la campagna mondiale di boicottaggio della Maersk, primario player dei trasporti internazionali), nonché di quelle multinazionali che materialmente finanziano e  sostengono il genocidio (da McDonald’s a Carrefour, Starbuck’s e altre).

Un movimento di solidarietà che ha denunciato la collaborazione e rivendicato l’interruzione dei rapporti con gli atenei israeliani e con i produttori di armi (in particolare, in Italia, con la Leonardo Spa, partecipata e controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze) e preteso un’informazione non subordinata agli interessi e alla becera propaganda sionista (RAI e principali mass media).

Un movimento di solidarietà composito che è riuscito, nella sola città di Milano, a organizzare cortei che settimanalmente hanno attraversato la città, dal centro alla periferia, guidati tanto da un immediato sentimento di umana empatia nei confronti dell’estrema sofferenza della popolazione oppressa (le cui crude immagini superano ogni orrore concepibile), quanto dall’esemplare valenza anticoloniale e antimperialista offerta dal popolo palestinese, la cui determinata resistenza assume appunto una prospettiva più complessiva ove inquadrata nel contesto dell’organica tendenza alla guerra propria del sistema capitalista e delle conseguenze di questa nell’attuale fase di innalzamento del rischio di un’ulteriore escalation verso una deflagrazione globale dalle possibili conseguenze imprevedibili.

L’attuale stadio dello scontro interimperialistico in atto vede infatti, da un lato, l’aggravarsi degli scenari di guerra in atto (su tutte lo scontro in corso da oltre due anni in territorio ucraino tra la Nato e la Federazione Russa, nei quali si paventa l’intervento diretto di truppe inglesi e francesi), dall’altro, il possibile concretizzarsi di conflitti per ora non armati (Taiwan su tutti).

Un sistema che, per arginare le costanti e strutturali crisi di valorizzazione del capitale è ricorso, tra le altre, alla concentrazione e alla centralizzazione di capitali, all’implementazione tecnologica nel ciclo produttivo, a misure protezionistiche, alla finanziarizzazione, a politiche di austerità che si sono tradotte in precarietà, tagli ai salari e ai servizi sociali e alle tutele che continuano a peggiorare le condizioni di vita della classe lavoratrice.

Ciò per una duplice finalità strategica: la creazione di nuovi cicli di accumulazione e, nello scontro interimperialistico, il primato nei confronti dei propri antagonisti diretti nella competizione per l’accaparramento di risorse, profitti e rendita finanziaria. 

La guerra torna quindi ad essere la possibile via di uscita dalla crisi strutturale e di egemonia, soprattutto per il blocco atlantista (USA e paesi NATO), e la sua preparazione (sia materiale con il rafforzamento del comparto militare, sia ideologica e culturale) è oggi divenuta prioritaria.

Tutto ciò impone il necessario approntamento di misure legislative che permettano il controllo, la prevenzione e la repressione della conflittualità sociale e della lotta di classe. A tal fine, il governo Meloni ha predisposto una serie di strumenti sicuritari e repressivi necessari per la pacificazione interna, affinché il conflitto sociale non sia da ostacolo ai piani bellicisti e alla proiezione verso un’economia di guerra.

Il governo Meloni, servile al patto atlantico, subordinato agli interessi e ai profitti del capitale, autoritario alfiere del disciplinamento, della repressione, della gerarchizzazione e della irregimentazione dei rapporti sociali, razzista, retrogrado e regressivo, ora vuole dare un’ulteriore stretta. Il disegno di legge sulla “sicurezza” n. 1660, ora in discussione al Senato dopo essere stato approvato alla Camera, rappresenta un deciso inasprimento contro la possibilità di manifestare, di scioperare, di lottare e di manifestare un pensiero critico. Un disegno di legge liberticida, prodotto della cultura identitaria e fascista del governo Meloni.

La tendenza alla guerra diffusa e all’economia di guerra, l’accelerazione della trasformazione dello stato in senso autoritario, sono i processi globali cui dobbiamo contrapporci. All’interno di questi processi che coinvolgono i centri dell’imperialismo mondiale, la solidarietà al popolo palestinese e la lotta contro i complici del genocidio, colpevoli anche dell’attacco alle condizioni di vita di milioni di lavoratori e lavoratrici, di milioni di precari e precarie, e dei milioni di donne e uomini che sono costretti a sopravvivere pur lavorando o a vivere in condizioni di povertà parziale o assoluta, sono obiettivi prioritari per i quali ognuno deve fare la sua parte.

Per la ricomposizione di un fronte di classe e internazionalista che In maniera unitaria raccolga e porti in piazza la più ampia solidarietà possibile al popolo palestinese e alla sua Resistenza.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla giornata di mobilitazione unitaria nazionale con cortei a Roma e a Milano per una maggiore partecipazione e un accumulo di forze nelle piazze e per valorizzare un percorso ininterrotto di mobilitazioni che dura da 60 sabati.

CONTRO OGNI GUERRA IMPERIALISTA!

CONTRO IL GOVERNO MELONI, GOVERNO DELLA GUERRA E DEL GENOCIDIO PALESTINESE. CONTRO LE SUE POLITICHE LIBERTICIDE E IL DECRETO 1660!

PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA, ALLA RESISTENZA, AL RITORNO DEI PROFUGHI. PER UN PROCESSO DI LIBERA AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE

Per una Palestina libera dal cancro del colonialismo sionista!

Le compagne e i compagni del Csa Vittoria

www.csavittoria.orginfo@csavittoria.org

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa
Argomenti:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *