A Milano una affollata assemblea convocata da un insieme di comitati, partiti e associazioni (in fondo all’articolo riportiamo l’appello e l’elenco completo) si è riunita mercoledì 19 marzo al CAM Garibaldi per una assemblea pubblica dal titolo: “No legge salva-Milano: Milano si salva solo se pubblica”. L’assemblea era stata annunciata anche con una conferenza stampa lo scorso lunedì 17 davanti Palazzo Marino, sede del Comune, volta a denunciare appunto la legge “Salva-Milano”.
Negli ultimi mesi una serie di clamorose misure della Procura ha bloccato oltre 100 grossi cantieri per presunti abusi edilizi e messo sotto inchiesta pezzi consistenti classe dirigente e affaristica della città.
Nelle inchieste si sono visti coinvolti funzionari e dirigenti dello sportello urbanistica del Comune, così come grossi nomi degli affari e dell’architettura di cui uno dei più conosciuti è l’”archistar” Stefano Boeri inventore del “Bosco Verticale”, fino all’arresto per corruzione, falso e depistaggio di Giovanni Oggioni, ex-dirigente comunale ora in pensione ma ancora con le mani in pasta (una vecchia volpe con presa di servizio nel anno 1986 ai tempi del PSI Craxiano), e infine le recenti dimissioni dell’assessore alla casa Guido Bardelli.
Tutto ciò aveva portato all’emergere chiaramente quel “modello Milano”, connubio tra affari e politica, nella palese convergenza tra il sindaco Sala e nientemeno che il ministro Salvini, che si sono adoperati alla approvazione al Parlamento della legge “Salva-Milano”, ovvero un insieme di provvedimenti utili a “sbloccare i cantieri” cioè a ripristinare il modus operandi precedente le inchieste e se possibile renderlo strutturale, a dare il via libera fuori dai già scarsi o inconsistenti controlli e leggi di tutela del territorio a una nuova ondata di cantieri e di costruzioni.
In pratica, un condono in grande stile. Qualcuno alla assemblea del 19 marzo l’ha definito il regime della “libera volpe in libero pollaio”.
Come funzionava il sistema? Per esempio, soprassedeva alla necessità di ottenere autorizzazioni per chiedere interventi di edilizia, con la semplificazione delle procedure e lasciando così le maglie abbastanza elastiche da far passare per piccole ristrutturazioni in realtà la costruzione di enormi fabbricati (in pratica edificabili con una semplice SCIA), tra le altre cose.
Non ci credete? Alcuni esempi: uno dei primi casi a essere messi sotto inchiesta furono le “Park Towers”: tre palazzi da 10 a 90 metri di altezza, 113 appartamenti, autorizzata dal Comune come ristrutturazione di alcuni capannoni.
I casi simili o riconducibili alla stessa logica sono decine e decine e dai nomi altisonanti e affascinanti: lo “Hidden Garden”, oppure il cosiddetto “Bosco Navigli” di Stefano Boeri (che avrebbe causato un danno per 5,5 milioni di euro alle casse comunali), “Scalo House” in via Valtellina, e via infiorettando…
Chi facesse un giro per Milano per la prima volta o dopo tanti anni, non potrebbe che notare stupefatto l’ampiezza, il numero e la dimensione mastodontica dei cantieri presenti in ogni dove. Uno scenario quasi da ricostruzione post-bellica, ma con una differenza: oltre ad avveniristici condomini di 40, 60 o fino a 90 metri, sorgono grattacieli, città-centri commerciali, palazzetti (legati in parte alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026).
Il tutto a scapito del già ridotto verde pubblico (in una delle città più inquinate d’Europa!), degli spazi pubblici ormai quasi inesistenti, dei beni culturali e della vivibilità generale della città.
Lo sanno bene i cittadini, come emerso nella assemblea di mercoledì 19, per quanto riguarda il costo spropositato delle abitazioni, delle locazioni e in aumento per tutti i servizi pubblici.
Questa situazione ormai fuori controllo ha riportato a galla le numerose giuste lotte territoriali che decine di comitati e realtà politiche e sociali portano avanti da anni in città e a riprendere un confronto più serrato per opporsi al “Salva-Milano”.
Il caso poi ha assunto una rapida accelerata negli ultimi mesi: l’inchiesta su Oggioni in particolare ha portato al ritiro dell’appoggio di Sala alla legge, già approvata alla Camera (con la convergenza fra PD e forze di governo) e che doveva essere votata al Senato nel mese di marzo, così come alle dimissioni dell’assessore alla casa.
Dalle intercettazioni emergerebbe che Oggioni – in qualche modo regista dietro l’assessore dimissionario – abbia fatto pressione tramite alcuni politici legati alla maggioranza per una più rapida approvazione della legge, addirittura scrivendo parti della legge stessa.
Si parla di contatti con Tommaso Foti, ex capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e ora ministro per gli Affari europei; Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati; e Alessandro Morelli, senatore della Lega e sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio.
Insomma ce n’è per tutti: la giunta di “centro-sinistra” di Beppe Sala, appoggiata dal Partito Democratico, Italia Viva, +Europa ma anche da Alleanza Verdi-Sinistra (che ostenta una “posizione critica”, ma continua a rimanere in maggioranza), ha prima trattato con l’arci-nemico Salvini nel comune interesse dello sblocco de cantieri, per trovarsi poi con dirigenti comunali e personalità vicine del “mondo che conta” sotto inchiesta, con i costruttori a cui si facevano i favori inferociti a meno di due anni dalle elezioni…
Ma anche per la destra di governo non va meglio: oltre alle difficoltà per Salvini, che ha proposto la legge ora bloccata, dalle indagini emergono nomi di personaggi appartenenti a tutto lo spettro della maggioranza, da Fratelli d’Italia a Maurizio Lupi…
Insomma, un bel pasticcio, non c’è che dire…
Di fronte a tutto questo, l’insieme di realtà che si sono riunite mercoledì 19 hanno ribadito con forza che si tratta di un modello marcio, consociativo e affaristico, trasversale agli schieramenti politici fin dai tempi di Albertini, passando per le giunte Moratti, Pisapia e Sala I, di fatto contro la città stessa e i suoi cittadini.
L’abbandono dell’edilizia pubblica, la cementificazione selvaggia, l’aumento spropositato dei prezzi e del carovita ne sono gli effetti più evidenti, che fa emergere come veri governatori della città i grandi costruttori, fra cui è stato nominato il famigerato Manfredi-Catella “paròn” della COIMA SGR.
L’assemblea è stata un momento di confronto vero, con posizioni diversificate ma che convergono sulla necessità di mobilitarsi e di far mobilitare la cittadinanza contro una classe politica e affaristica che ha portato alla situazione attuale.
È stata anche molto netta la contrarietà a chi ha voluto in qualche modo ridimensionare la faccenda e far apparire come “vittoria” il recente ritiro dell’appoggio alla legge di Sala: è evidente, infatti, che quanto si sta preparando per superare l’impasse possibilmente sarà ancora peggio dello stesso Salva-Milano.
Non solo, ma è emerso in quasi tutti gli interventi la necessità di porre al centro del dibattito cittadino la necessità di una “Milano Città Pubblica”, che riparta dai bisogni di chi la città la vive e la abita, di chi ha uno stipendio “normale”, e di tutti quegli esclusi che subiscono la ghettizzazione che porta a situazioni estreme come quella della morte di Ramy, inseguito dalle volanti dei Carabinieri.
Nel dibattito, quindi, sono rintracciabili alcuni punti fermi di programma, che sono naturale conseguenza del quadro descritto: è sotto accusa tutto l’arco politico, per cui si inizia a discutere della richiesta di dimissioni di tutta la giunta, a prescindere da eventuali rimpasti; la coerenza di chi si dice contrario va testata con atti chiari e veri; una parte consistente del bilancio del Comune va dirottato verso l’edilizia pubblica e popolare, verso i servizi (da internalizzare), per il recupero delle aree pubbliche ed ex industriali, verso il verde…
Insomma, inizia a concretizzarsi un programma che rende vera la proposta di una “Milano Città Pubblica”, contrapposta all’attuale “parco giochi per ricchi”.
Una cosa è chiara: in un modo o nell’altro, gli autori di questa commedia degli orrori dovranno trovare un accordo per rispondere agli interessi che li hanno portati ai ruoli di potere e responsabilità che ricoprono, ovvero i grossi gruppi immobiliari e finanziari che hanno modellato Milano come la “El Dorado” della speculazione.
E quindi bisognerà non farsi cogliere impreparati e continuare nella mobilitazione: non a caso si è annunciato la costruzione di momenti pubblici di protesta per le prossime settimane.
Sarà importante vedere come si concretizzerà la volontà di mobilitazione e se l’insieme di tante realtà associative e comitati sarà capace di non “farsi fregare” dai mangiafuoco del cosiddetto centro sinistra cittadino, pronti a mettere in campo tutto l’armamentario parolaio a cui ci hanno abituati e che tanto distacco ha creato fra i cittadini e la politica. L’assemblea di ieri ha dato dei riscontri positivi in questa direzione.
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I promotori dell’iniziativa: Comitato la Goccia, Comitato popolare in difesa del Bosco di via Falck-Milano, Associazione Parco Piazza D’armi-Le Giardiniere-Milano, Baiamonti verde comune, Comitato Milanese Acquapubblica, Comitato Difesa e Ambiente zona 5, Comitato Bindellina, Coordinamento Pro Natura Lombardia e Federazione Nazionale Pro Natura, Forum nazionale Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i territori, Cooperativa A Sandro Pertini – Vanzago, Cambiare Rotta, Asia-USB, Abitare in via Padova, Unione inquilini, Potere al Popolo!, Milano in Comune, Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano….
Segue il comunicato di lancio della assemblea del 19 marzo riportato sulla pagina di Potere al popolo! Milano: https://www.facebook.com/poterealpopolomilano/posts/pfbid02VKqCYJMcng6DMbNcttLCqy58tB7X9ZLjFczwxrczKErAHLXn7xbABj5rtN4afaTsl
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