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Sit in al Green Pea, mega-centro commerciale di lusso ma “green”

Il 9 dicembre aprirà a Torino, nel quartiere Lingotto, il Green Pea, un progetto da 15 mila metri quadri su 5 piani che mira a diventare il centro commerciale in salsa green, un luogo in cui secondo Farinetti, già proprietario di Unieuro, Eataly e FICO, “i prodotti sostenibili non sono un dovere ma un piacere” e, quando ci sarà stancati di svuotarsi le tasche con lo “shopping sostenibile” di prodotti biologici di Eataly, ci si potrà trastullare in nell’apposito spazio “dedicato al benessere e all’ozio” con vista sulle Alpi.

Definire questo centro commerciale di lusso è un eufemismo. I 66 negozi, la piscina e la spa all’interno del complesso hanno ovviamente prezzi inaccessibili ai più e sono sostenibili soltanto per chi se li può permettere.

In un momento di crisi economica come quella che stiamo vivendo, l’imprenditoria privata e le istituzioni continuano a non dare tutele alle fasce più in difficoltà della popolazione e a costruire città ad uso e consumo delle classi più abbienti.

Insomma, l’imprenditoria del nostro paese dimostra, ancora una volta, la sua essenza classista, mascherata da una narrazione falsa che utilizza l’ecologismo per giustificare i suoi enormi profitti. Infatti, i maggiori azionisti e parters non sono altro che FCA, Whirlpool, Unicredit, Samsung e TIM.

Le parole altisonanti dei giornali, tra i primi la “busiarda” Stampa torinese, e i racconti dello stesso Farinetti sono una vera e propria operazione di greenwashing con la quale si vuole nascondere la vera realtà dei fatti: l’obiettivo rimane sempre il profitto e la trasformazione di Torino in una città vetrina su misura dei turisti, meccanismo che da anni la borghesia piemontese cerca di raggiungere, dopo la deindustrializzazione modello fiat.

Sappiamo bene quali sono gli effetti sociali di questo modello: precarietà (a FICO i contratti erano tutti precari e intermittenti), disoccupazione, gentrificazione del quartiere, aumento degli affitti.

Soprattutto come giovani studenti e lavoratori pensiamo sia fondamentale far sentire il nostro dissenso verso questo progetto che produrrà ancora una volta lavoro sottopagato e che usa l’ambientalismo per i suoi comodi.

Sappiamo bene che il vero ambientalismo non è quello di Farinetti ma è quello di chi si oppone al greenwashing, è quello di chi lotta contro le aziende inquinanti e contro grandi opere inutili che devastano il territorio come la TAV.

Il 9 dicembre alle h. 15.30 saremo davanti al GreenPea per contestare questo modello di città al quale vogliono costringerci, per denunciare la speculazione degli imprenditori sui territori e per dire forte e chiaro che in questo momento non abbiamo bisogno di centri commerciali di lusso ma di tutele sanitarie ed economiche!

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