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Torino. Lo sciopero, davvero…

A Porta Nuova (Torino) stavolta l’attenzione non è sui convogli ferroviari, ma sul corteo studentesco che incrocia il corteo in partenza dei “sindacati conflittuali”.

Le bandiere sono affiancate, Cub, Cobas, Usb al di sopra dello striscione che recita “Contro il governo Draghi, delle banche e dei padroni, sciopero generale”. Colgo qualche brano degli interventi sul tema della scuola.

Alina Rosini rivendica il diritto che si torni alle convocazioni in presenza, per dare maggiore trasparenza all’amministrazione. Punta il dito sulla questione dei colleghi vincolati al posto di lavoro per tre anni, espropriati del diritto di mobilità territoriale che hanno tutti i colleghi dello stesso comparto. Solo con la mobilitazione e non con i ricorsi si promuove una visione diversa della scuola.

Il corteo scandisce le parole “lavoro, diritti, dignità” mentre Fabio di Usb brandisce il megafono: «Di fronte ai licenziamenti, siamo in piazza qui a Torino per far sentire la voce dei lavoratori che non hanno abbassato la testa».

Tappa obbligata in corso Vittorio Emanuele II, di fronte alla sede dell’Ufficio Scolastico Regionale. Il microfono passa a Natale Alfonsi che riflette sull’estensione a 23 milioni di lavoratori dell’obbligo di Green Pass, «il reddito è un diritto, il lavoro è un diritto; le piazze si sono riempite al grido di “libertà”».

Tuttavia, non si può parlare di diritti civili senza anche i mezzi economici. Si tratta di una saldatura, «i diritti sociali e civili devono andare di pari passo». Parla di classi affollate, di «salario fermo da dodici anni».

Insolita svolta verso via Confienza, sede dell’Iren e Viola di Usb attacca con piglio deciso: «sono aumentati i costi delle bollette del gas e della luce, la cosiddetta transizione ecologica vogliono farla pagare alle famiglie».

Di fronte al Municipio, Stefano Capello ricorda le condizioni inaccettabili delle lavoratrici del Comune, per esempio le addette mensa, tutte esternalizzate, con un contratto che non copre le ferie.

Sempre all’indirizzo del futuro sindaco, Stefano di Usb rivolge un appello sulla questione sfratti e introduce la storia di Zora, marocchina, che dopo il 27 ottobre non saprà dove sbattere il capo.

Durante la manifestazione, tra musiche, slogan e volantini, militanti delle diverse sigle sindacali, talora compresenti nel medesimo Istituto, volgono il pensiero alle prossime elezioni RSU. Fischietti dal suono incerto, recuperati da un rivenditore cinese, cercano di risvegliare la città.

Sempre a proposito di Torino, è presenta uno spezzone di Potere al popolo dietro lo striscione “Contro il governo Draghi e tutti i “meno peggio”: costruire un’alternativa sociale”. Evidente il riferimento al prossimo ballottaggio tra Lorusso e Damilano; entrambi i contendenti condividono pienamente un modello di città privatizzata e antipopolare, per cui tra loro non esiste alcun “meno peggio”.

Proprio il modello di città svenduta ai privati portato avanti nei decenni di governo dalle giunte di centrosinistra, e a cui i 5 stelle hanno dato perfetta continuità, ha eroso i diritti delle classi popolari, amplificando le contraddizioni sociali della nostra città.

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