Oggi abbiamo partecipato al presidio di No Todays al Parco della Confluenza davanti al Comune, per chiedere che il Parco della Confluenza e le aree verdi cittadine non siamo più utilizzate per il Todays e dei grandi eventi.
Da mesi ormai continuiamo a mobilitarci contro le politiche di devastazione ambientale portate avanti dalla giunta Lo Russo, che vede i parchi e le aree verdi esclusivamente come dei mezzi da sfruttare in nome del profitto privato.
Per questo nelle scorse settimane No Todays al Parco della Confluenza ha inviato una lettera all’amministrazione comunale in cui si chiede di formalizzare, all’interno del prossimo bando per il Todays che dovrebbe uscire ad ottobre, la rinuncia a utilizzare la Confluenza e le altre aree verdi cittadine per il festival e i grandi eventi.
Tuttavia, ad oggi la lettera non ha ricevuto risposta. Per di più, oggi al presidio abbiamo assistito al banale tentativo di strumentalizzazione della nostra protesta da parte di Sinistra Ecologista, che con la consigliera comunale probabilmente si aspettava di poter fare una passerella nel presidio che l’ha invece giustamente contestata.
Non accettiamo più parole e finte promesse, ma fatti concreti: nella lettera inviata da Notodays è scritto chiaramente che un dialogo con l’amministrazione comunale è possibile solo a patto che rinuncino ad utilizzare le aree verdi cittadine per grandi eventi come Todays e opere impattanti come la Cittadella dello Sport al Meisino.
La mobilitazione continua.
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Qui la lettera inviata dal Comitato NoTodays all’Amministrazione comunale di Torino, oggetto:
NON UTILIZZATE PARCHI E AREE VERDI PUBBLICHE PER LA REALIZZAZIONE DI TODAYS E DI GRANDI EVENTI!
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– al Sindaco della Città di Torino
– agli assessori e alle assessore della Giunta Comunale
– a consiglieri e consigliere e alla presidente
del Consiglio Comunale della Città di Torino
e per conoscenza:
– alla cittadinanza
– a comitati e associazioni
– ai mezzi di informazione
Con questa lettera aperta, indirizzata all’Amministrazione della Città di Torino, vogliamo dare seguito a quanto da noi annunciato lo scorso 2 settembre, ovvero l’ultimo giorno del TODAYS Festival: la nostra mobilitazione terminerà soltanto quando il Parco della Confluenza e le aree verdi cittadine saranno salvate dalla speculazione e devastazione portate dai grandi eventi.
Per questo motivo, nel mese scorso e durante tutta la durata del festival abbiamo duramente contestato, in varie forme, la decisione del Comune di permettere lo svolgimento di un grande evento che avrebbe seriamente compromesso l’ecosistema del Parco della Confluenza e la Zona di Protezione Speciale del Parco del Meisino. Una decisione totalmente in contraddizione con i discorsi del Comune sul proprio impegno ambientale, che è stata contestata anche dalla Consulta per l’Ambiente e per il Verde del Consiglio Comunale, la quale ha posto l’accento sul delicato equilibrio degli habitat delle zone verdi in questione, inadatte ad ospitare un festival.
Nonostante ciò il Comune, pur avendo facoltà di impedirlo, ha deciso di portare avanti questo scempio. Il bando della Fondazione per la Cultura Torino lasciava ai partecipanti totale libertà sulla scelta dell’area e assegnava appena 5 punti alla “sostenibilità ambientale”, concettualmente ridotta ai minimi termini: cinque punti per di più da condividere con la mobilità dolce (che di fatto è stata ostacolata con la chiusura della pista ciclabile che attraversa il parco). Avendo escluso dal campo visivo l’impatto sulla vegetazione e sulla fauna, il fatto che la Fondazione Reverse, vincitrice del bando, abbia indicato come sito del festival il parco della Confluenza è stato giudicato positivo per meri criteri economici di capienza e facilità di gestione, senza alcuna considerazione per le sue caratteristiche ecologiche e per le normative che ne derivano: tanto è vero che l’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese ha dichiarato, in un’audizione in Comune il 20 giugno, di aver appreso dai giornali che che nel parco si sarebbe tenuto il festival.
A questo punto la Fondazione Reverse ha presentato una tardiva istanza di Valutazione d’Incidenza Ambientale (VIncA) in cui, forse per farsi beffe delle proteste degli ambientalisti, ha indicato tre collocazioni alternative una più impattante dell’altra, compreso l’isolone Bertolla (peraltro già devastato da questa Giunta, che ha consentito che fosse in parte trasformato in pascolo, con abbattimento di molti alberi). L’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese alla fine si è piegato a questa violazione della procedura, emettendo la Valutazione d’Incidenza Ambientale appena 6 giorni prima dell’inizio del festival. Nella VIncA l’Ente ha indicato misure, secondo noi molto deboli, per mitigare i danni alla fauna selvatica e alla vegetazione arrecati dalla presenza di migliaia di persone, dal grave impatto sonoro e luminoso di sei serate di concerti e dall’impatto del montaggio di impianti e attrezzature in una vasta area.
La logica era chiara: obbligare l’Ente a non mettersi di traverso chiedendo lo spostamento del festival in altro sito, dato che ormai era organizzato, i biglietti erano già venduti e non si era lasciato alcuno spazio per cambiamenti sostanziali. Dopo l’evento, la Direttrice dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese ha invitato il Comune a “considerare altre aree per questi eventi”. Una dichiarazione che sostanzialmente ammette l’inconsistenza della VIncA prodotta dall’Ente stesso. In ogni caso noi intendiamo approfondire prossimamente sia le risultanze della verifica del rispetto delle pur minime prescrizioni, sia il bilancio economico del festival.
Intanto la Giunta sosteneva persino l’esistenza di vantaggi per la Circoscrizione 6, mentre requisiva un parco pubblico alla cittadinanza per circa un mese: e ciò è avvenuto in estate, in un quartiere periferico e non abitato da persone abbienti che possono permettersi di sfuggire il caldo con lunghe vacanze. Di fatto, con le temperature al massimo, la popolazione è stata spinta ai margini del parco, dopo essere stata esclusa dalla decisione di lasciarlo utilizzare a un soggetto privato per il festival.
All’indomani della conclusione della manifestazione, abbiamo potuto constatare come, a fronte del sostanziale suo flop in termini di presenze, purtroppo il danno ambientale ci sia stato ugualmente: la minor affluenza di persone rispetto a quanto previsto dagli organizzatori non ha significato un minor uso di luci e di fumi da spettacolo, né decibel inferiori.
Una volta finiti i lavori per smantellare finalmente l’area concerti, abbiamo rilevato con un sopralluogo sia la devastazione del grande prato, dissestato dal calpestio di migliaia di persone e dal passaggio di numerosi mezzi pesanti per montare e smontare impianti e attrezzature, sia la presenza di mozziconi di sigarette, cartacce, lattine e bottiglie di plastica e di vetro.
Nell’ultimo mese abbiamo provato a dare voce alla protesta di tutti quei cittadini, realtà politiche e comitati ambientalisti che non possono e non vogliono restare in silenzio di fronte all’ennesimo attacco al verde urbano. Infatti le politiche della attuale amministrazione comunale si sono distinte per il sempre maggiore sfruttamento delle aree verdi ai fini del profitto privato, della speculazione e dei grandi eventi, oltre che per la considerazione del verde pubblico non come una risorsa di per se stessa, da conservare e curare, ma come una porzione di territorio qualsiasi da sfruttare a seconda delle necessità (senza bisogno di alterazioni o bonifiche).
Di questa visione biecamente economica sono un esempio, oltre all’ultimo TODAYS, il progetto dell’ospedale al parco della Pellerina, il supermercato Esselunga da costruirsi nel parco Artiglieri da Montagna, l’abbattimento dell’alberata di corso Umbria (che avrebbe dovuto ripetersi in corso Belgio), la collocazione della ruota panoramica nel parco Ginzburg e il progetto della Cittadella dello Sport all’interno del parco del Meisino: nel quale, dentro la Zona di Protezione Speciale, da dieci giorni sono iniziati i lavori che stanno distruggendo una riserva naturale tutelata dall’Unione Europea. Ricordiamo infine l’abuso più simile a quello del parco della Confluenza, per giunta ripetuto per un quinquennio: quello del grande prato di Piazza d’Armi dove sono collocate strutture a supporto delle ATP Finals, sottratto ai cittadini per mesi e mesi durante e dopo l’evento che lo devasta.
Inoltre, le sacrosante proteste dei cittadini e delle cittadine contro questi progetti ecocidi il Comune di Torino le sta sempre più spesso trattando come una questione di ordine pubblico – vedasi quelle al Meisino contro l’inizio dei lavori per la Cittadella dello Sport – ovvero con la repressione, dopo aver negato del tutto dialogo e partecipazione. Impossibile non notare le analogie con la costruzione del TAV in Valsusa. Nonostante ciò al Meisino come alla Confluenza i cittadini e le cittadine continuano a far sentire la loro voce: e noi continueremo a mobilitarci affinché l’esperienza del TOdays al parco della Confluenza, ma anche in altre aree verdi, non si ripeta.
Con questa lettera vogliamo ribadire che la voce di chi protesta non può rimanere inascoltata e che un confronto con l’amministrazione comunale di Torino, essendo diritto della cittadinanza ricevere informazione ed esprimersi, anche preventivamente, sulle sue scelte, può però essere aperto solo se l’amministrazione comunale stessa è pronta a impegnarsi, di fronte agli evidenti danni provocati dall’ultima edizione del festival, a cambiare la collocazione di TOdays.
Per questo chiediamo all’Amministrazione comunale di Torino:
1) di riflettere sul fatto che il periodo storico segnato dalla crisi climatica, richiede agli amministratori pubblici di ripensare e ridimensionare anche gli eventi di intrattenimento;
2) di escludere totalmente i parchi e le aree verdi pubbliche dai siti che possono essere utilizzati per la realizzazione di grandi eventi e per l’allestimento di strutture temporanee e fisse di grande impatto. Pertanto chiediamo che a partire dal bando dell’edizione 2025 del TODAYS Festival, che abbiamo letto sui giornali essere già in preparazione, si escludano espressamente i parchi pubblici e le aree verdi pubbliche quali sue sedi.
3) di impegnarsi e attivarsi da subito per individuare prima e poi inserire all’interno del prossimo Piano Regolatore Generale in corso di elaborazione, edifici e aree apposite del territorio cittadino in cui collocare questo tipo di attività, selezionando luoghi in cui non siano arrecati danno e disturbo all’ambiente e alla popolazione.
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