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Ribadiamo ancora: chiudere tutto per riaprire tutto!

E’ bene chiarire che noi non abbiamo nessun pregiudizio di alcun tipo nei confronti dei Lombardi, né degli italiani in generale. Anzi a tutti loro, e specialmente a quelli del nord, va la nostra solidarietà e vicinanza per essere stati sacrificati sull’altare dell’interesse economico dagli accordi presi tra la politica e il mondo industriale, sia a livello statale che regionale.

Perciò pensiamo che sia sbagliato identificare le recenti considerazioni arroganti di alcuni amministratori con l’opinione di milioni di cittadini, vittime anch’essi dell’operato di quegli stessi politici.

D’altra parte però Liberu ha il dovere di difendere gli interessi e la salute pubblica del popolo sardo, come già espresso in un documento pubblicato un mese fa.

Ad oggi la diatriba sembra essersi impantanata tra il fronte unito della politica italiana, che pretende che la Sardegna si allinei alle decisioni rigide prese da Roma, e il presidente regionale Christian Solinas, che insiste – con poco affiatamento della sua stessa giunta, in verità – a ribadire che per arrivare in Sardegna è necessario un non meglio precisato documento di negatività.

Da una parte quindi la solita spocchia arrogante di una classe politica coloniale, che pretende di disporre della sua spiaggia d’oltremare, a piacimento e senza riguardo alcuno per la salute dei suoi abitanti.

Dall’altra un presidente sardo che insiste a reclamare test sicuri che la scienza non ha a disposizione, o autocertificazioni che la legge proibisce esplicitamente, o test che comunque non garantiscono affatto l’assenza di rischio.

In questo scontro il ministro Boccia invoca il diritto costituzionale alla mobilità dei cittadini, diritto di cui si dimentica spesso quando si tratta di garantirlo ai Sardi. Solinas risponde che tale diritto lo si è potuto sospendere tranquillamente negli ultimi due mesi, e che nella stessa costituzione è garantito anche il diritto alla salute.

Noi pensiamo che non abbia senso fare il braccio di ferro su una Costituzione che non mette al centro dei suoi interessi il Popolo Sardo. Non possiamo piegare l’esistenza della nostra gente in base a ciò che scrive o non scrive una costituzione in cui noi Sardi siamo considerati “minoranza”.

Noi abbiamo necessità di proteggere la nostra gente e difendere i nostri interessi al di sopra di tutto, non in base alle virgole della costituzione italiana!

Per questo motivo chiediamo al presidente Solinas di abbandonare ogni insistenza nel ricercare certificati di sicurezza che la scienza non ha a disposizione, o che non garantiscono sicurezza o che la costituzione italiana non permette: tutti questi mezzi si dimostrano inadeguati a tutelare la salute pubblica del Popolo Sardo.

Si proceda dunque, si apra lo scontro istituzionale, fosse anche rivolgendosi ad organismi internazionali se il governo italiano dovesse fare resistenza, purché si chiudano tutti gli spostamenti per la Sardegna in virtù del sacrosanto alla salute di una popolazione sostanzialmente liberata dal Covid. Tutto ciò per due motivi fondamentali:

– il primo è che attualmente non esistono certificati che possano garantire il mantenimento della situazione sanitaria favorevole di cui godiamo sull’isola;

– il secondo è che il nostro sistema sanitario non sarebbe in grado di fare fronte ad un’improvvisa diffusione del virus tra residenti ed un alto numero di turisti.

Ribadiamo la nostra proposta che per una volta la Sardegna debba restare chiusa al turismo, e che si possa accedere solo accettando un adeguato periodo di isolamento sanitario.

Abbiamo già detto che non possiamo permetterci che un solo settore dell’economia possa mettere in pericolo l’intera economia sarda: il turismo straniero è importante ma in Sardegna c’è anche tanto altro, che ha altrettanta ragione di vivere ed essere protetto, non si può rischiare che per due mesi di turismo si distrugga l’intera economia della Sardegna.

La controparte dello svantaggio di non aprire al turismo straniero sarà quella di una piena riapertura della Sardegna al turismo interno, con una maggiore tolleranza sanitaria nei locali pubblici pur senza trascurare le norme di sicurezza, sbloccando le autorizzazioni per lo svolgimento delle tante sagre concerti e feste popolari, rilanciando anche le zone interne e magari ripensando anche un nuovo tipo di turismo, meno caotico e più capace di riscoprire la bellezza della nostra terra. In questo contesto la Regione piuttosto che spendere decine di milioni per offrire ai turisti improbabili test poco affidabili, potrebbe utilizzare questi fondi per sostenere imprenditori e lavoratori stagionali sardi colpiti dalla crisi.

Inoltre questo potrà essere anche un prezioso investimento economico: se veramente in autunno, come prevedono i virologi, ci sarà una nuova esplosione dell’epidemia, la Sardegna potrebbe ritrovarsi indenne e quindi evitare di sottostare nuovamente ad altri mesi di disastroso lockdown.

Siamo sicuri che ogni altra ipotesi, dalla follia della riapertura indiscriminata alle fantasiose ipotesi di inesistenti certificati che attestano l’assenza di rischi, sia infinitamente più dannosa rispetto all’ipotesi di una chiusura della Sardegna all’esterno con contestuale riapertura serena e produttiva all’interno.

Purtroppo i virus non ascoltano ragioni, non leggono le costituzioni, non si interessano di economia e non rispettano le autocertificazioni.

Resta solo una cosa responsabile e giusta da fare: Solinas rivendichi la chiusura della Sardegna!

 

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