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Grande Distribuzione Organizzata: se scioperi sei “infedele all’azienda”

Ogni giorno in tutte le reti televisive c’è il bombardamento pubblicitario – una vera e propria azione propagandistica – degli ipermercati dove tutto è splendido, con i dipendenti che fanno quasi schifo per la loro spudorata felicità e dove domina la parola “famiglia”. Ma la realtà è un’altra. È una realtà dura ed è quella con cui sono costretti a fare i conti le lavoratrici e i lavoratori, come quelli di molti ipermercati del gruppo Auchan dove, da tanti anni, pur di tenere aperto il punto vendita e salvare i posti di lavoro, lavoratrici e lavoratori hanno accettato la decurtazione drastica dello stipendio. Sull’argomento – in questi giorni di lotta e di scioperi – ho sentito alcune lavoratrici e lavoratori di punti vendita Auchan nel catanese, che preferiscono mantenere l’anonimato.

Cosa succede nei “vostri” ipermercati?

“Succede che questi punti vendita sono concentrati tutti al Sud: Puglia, Calabria, Sicilia, a dimostrazione che è ancora una volta il meridione che subisce scelte che lo penalizzano e lo impoveriscono sempre più. Succede anche che la dirigenza abbia comunque paventato licenziamenti e costretto alcuni lavoratori ad accettare trasferimenti lontano dalla loro casa, in posti dove vivere con novecento euro al mese è impossibile. Succede però che negli stessi ipermercati, per favorire gli amici degli amici degli amici, ad un certo punto si facciano rientrare dei dipendenti dopo tanti anni dal loro distaccamento asserendo che il trasferimento era solo una missione. Il Contratto Collettivo Nazionale Del Lavoro art. 167 contempla che la missione abbia il solo carattere temporaneo”.

Non si rischia una guerra fra poveri?

“Per carità nessun accanimento contro dei lavoratori, seppur raccomandati. Quello che viene spontaneo chiedere è: ma l’Ipermercato è in crisi o no, ha veramente esuberi o no? È necessario decurtarsi lo stipendio per fare andare avanti la baracca o è stata una mossa per intascare dei profitti ancora più alti sulla pelle dei lavoratori? La forza lavoro presente in organico viene utilizzata nella maniera corretta?”.

In un contesto del genere qual’è il valore delle singole lavoratrici e dei singoli lavoratori?

“In realtà non è mai stato dato un giusto valore al dipendente, troppa gerarchia, troppi favoritismi, poca meritocrazia e tanta discriminazione ledendo la dignità del lavoratore e la spremitura del lavoro non si ferma qui”.

Mi risulta che il comparto delle casse è particolarmente sfruttato. Che succede?

“Succede che la dirigenza decide di risparmiare sul numero di cassieri, lasciandone pochi rispetto alle file interminabili di clienti e addirittura gli viene vietato di far pausa per potersi recare in bagno ad espletare le normali funzioni fisiologiche”.

Come viene attuato questo meccanismo?

‘Assoldando’ alcuni lavoratori ai quali tutto è permesso, purché facciano lavorare la barriera casse più velocemente possibile e con meno addetti.

Ad oggi la situazione della barriera casse, come ci racconta una nostra fonte, è la seguente: la cosiddetta zona è una struttura presente negli ipermercati Auchan che ha la funzione di assistenza ai lavoratori cassieri per quando concerne le normali operazioni da svolgere nel reparto. Molti di questi lavoratori godono della massima libertà, senza essere da supporto ai cassieri. Durante l’orario di lavoro infatti c’è chi mangia, chi telefona con il proprio cellulare, chi fa acquisti continui in servizio facendo transazione sospesa per poi riprenderla a fine turno e non solo in area di vendita, ma anche in galleria. I metodi utilizzati per vessare il cassiere sono tanti e nei fatti si traducono nel lasciare il cassiere seduto a lavorare da solo con una fila interminabile di carrelli, subendo le lamentele di tutti i clienti e tenendo gli altri colleghi liberi di girare svolgendo lavoretti come sistemare l’antitaccheggio, le buste o raccogliere un cestino alla volta. Il tutto si somma ad atteggiamenti arroganti come fossero investiti da chissà quale potere”.

Non c’è chi si sottrae a questo sistema?

“Chi si sottomette a questo sistema magari viene tartassato meno ma comunque viene deriso, chi invece avanza un proprio diritto come quello di andare per espletare i bisogni fisiologici o per le donne le loro necessità mensili viene vessato dalla setta della barriera casse che esprime la volontà del Capo Reparto Casse. Alla richiesta di sollecitare il cambio in cassa viene risposto “non è colpa nostra ma ordini dall’alto”. Tutto questo disturba il cassiere quando chiama la zona per un esigenza fisiologica piuttosto che per un prezzo mancante. Spesso infatti è proprio il cliente a doversi recare al reparto per cercare il prezzo dell’articolo in questione. Per non dire poi di tutte le volte in cui il cassiere chiede assistenza per un problema vario e loro sono completamente irreperibili. A questo si aggiunge che dopo moltissime richieste c’è stata concessa una bottiglietta d’acqua in cassa, ma solo nel periodo estivo e che questi kapò ad ogni sciopero passano da cassa a cassa ricordando che lo sciopero dimostra infedeltà ai capi e quindi all’azienda e chi lo fa è chiaramente considerato inaffidabile, per cui in caso di salvataggio di qualcuno dal licenziamento o passaggio di ruolo non verranno considerati”.

Che fare?

“Basta, è ora di rialzarsi!”

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