Continua la gestione fallimentare del corpo Forestale siciliano, dopo anni di mancate assunzioni ( in 20 anni si è passati da 35 mila a 16 mila lavoratrici e lavoratori) di blocco del turn over, con un parco mezzi totalmente inadeguato e con lavoratrici e lavoratori sempre più precari, puntuali arrivano gli incendi che devastano la Sicilia e i morti e feriti sul lavoro.
Questa volta a morire nel ragusano è stata una donna, l’operaia forestale Marinella Sagona, 54 anni, morta a causa del ribaltamento di un’ autobotte del Corpo Forestale su cui viaggiava con altri 6 componenti della squadra antincendio dell’Ispettorato Dipartimentale delle Foreste di Ragusa, che sono rimasti feriti e fra questi in modo grave un’altra operaia.
La morte di Marinella Sigona pone pesanti interrogativi sul comparto forestale regionale, in modo particolare sulle condizioni con cui le “divise verdi”, le agenti e gli agenti del Corpo Forestale, e le “divise arancioni”, le operaie e gli operai forestali precari, operano durante e dopo i loro interventi antincendio e la morte di Marinella ne è l’esempio palese, purtroppo…
Infatti, l’autobotte, che a pieno carico trasporta 1.000 litri d’acqua, si è ribaltata, per cause non ancora ufficializzate, rientrando da un intervento che la squadra antincendio aveva effettuato a Monterosso Almo in contrada Fiume Miele assieme ai Vigili del fuoco. Sul mezzo viaggiavano, stipati nella cabina di guida, 7 operatori forestali.
La morte di Marinella mette a nudo anche la questione legata all’età di chi opera nella Forestale siciliana.
Sulla pelle delle operaie e degli operai della forestale la classe politica dirigente siciliana, negli anni, è stata capace solo di elargire false promesse in campagna elettorale e gestire assieme a sindacati compiacenti (CGIL in primis) la precarietà e il ricatto occupazionale subito da queste lavoratrici e lavoratori.
Criminalizzati, denigrati e sbattuti in prima pagina come una sorta di “parassiti”, mentre chi doveva vigilare sullo scempio ambientale *perpetuato* in tutte le campagne non ha fatto niente, mentre “i nostri” imprenditori agricoli continuano ad accendere fuochi per bruciare tutto il materiale che andrebbe invece smaltito legalmente, alimentando così fuochi incontrollabili.
Oggi, in seguito alla morte di Marinella, una lunga serie di dichiarazioni di cordoglio e di indignazione da parte di rappresentanti delle istituzioni, del mondo politico e del sindacato confederale, soliti comunicati stampa di circostanza.
Noi chiediamo invece a tutte le lavoratrici e lavoratori di sostenere le nostre rivendicazioni sindacali e di costruire insieme una piattaforma generale a partire dai seguenti punti:
– stabilizzazione immediata di tutte le unità lavorative in forza in questo momento
– modifica contrattuale di assunzione: non più stagionali ma a tempo indeterminato
– impiego di tutte le lavoratrici e lavoratori per il controllo e il ripristino del territorio in raccordo con gli altri enti preposti.
Solo a partire da queste rivendicazioni e solo con l’unita delle lavoratrici e dei lavoratori organizzati all’interno del nostro sindacato conflittuale, si può ottenere dei risultati e onorare degnamente la memoria di Marinella e di tutti gli altri operai morti sul lavoro.
La nostra organizzazione sindacale è anche impegnata in queste settimane nella raccolta firme nazionale per chiedere che venga istituita una legge che introduca il reato di omicidio sul lavoro.
Anche questa è una battaglia per impedire che ciò che è avvenuto a Marinella possa accadere ancora.
Organizziamo la lotta!
Una legge di omicidio sul lavoro subito!
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