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Grosseto. “Vilipesero” Salvini, due compagni denunciati

La repressione attiva e preventiva contro Comunisti e Anticapitalisti è ormai un elemento strutturale della crisi sistemica

Negli scorsi giorni due militanti della Rete dei Comunisti di Grosseto sono stati denunciati per Resistenza a Pubblico Ufficiale e vilipendio contro le Istituzioni.

I reati imputati fanno riferimento ad una contestazione verbale nei confronti di Matteo Salvini, al termine di un suo comizio di fine Agosto ‘20 a Orbetello e alla condivisione di un post su facebook dalla pagina di Potere al Popolo Grosseto (successivamente oscurata ed eliminata), contenente un video che riprendeva la reazione delle Forze dell’Ordine.

I casi in questione non rappresentano un fatto straordinario e qui ci proponiamo di contestualizzarli in una lettura di più ampio respiro su una repressione mirata a minare e a silenziare l’azione dei comunisti, degli anticapitalisti, di chi si propone la rottura dello stato presente di cose e contemporaneamente si attiva nell’organizzazione delle classi subalterne.

L’azione repressiva nei confronti dei nostri compagni fa il paio con altre situazioni sul territorio regionale.

Poco meno di un anno fa un altro militante della Rete dei Comunisti di Siena è stato denunciato per una presunta “partecipazione ad imbrattamento” che gli è costata il sequestro di PC e telefono per alcuni mesi.

A Firenze sono arrivate 19 misure cautelari e 7 arresti relativi alla rivolta cittadina del 30 ottobre scorso, ma ricordiamo che persistono i processi e le sentenze contro il movimento antifascista e studentesco fiorentino; a Pisa è di poche settimane fa lo sgombero dello spazio sociale della Limonaia e di qualche giorno fa l’inizio del processo contro 9 compagni e compagne per una contestazione ad un comizio di Salvini.

A Livorno invece sono crollate le denunce contro gli attivisti di ASIA-USB e del Movimento per la casa per un picchetto antisfratto del 2014, ma insistono ancora le centinaia di misure repressive ai danni dei compagni e delle compagne livornesi del movimento antifascista e ancora di quello per il diritto alla casa.

Questi sono soltanto alcuni riferimenti locali al disegno repressivo complessivo contro militanti e attivisti che ancora oggi si inseriscono nel solco della lotta di classe nel nostro paese, un quadro di repressione attiva e preventiva a livello nazionale, che si estende al di fuori della dimensione istituzionale con le intimidazioni di stampo fascista, come quella subita dal compagno Gabriele Farnesi, di Pietrasanta, militante del Cantiere Sociale Versiliese, Potere al Popolo e ASIA-USB.

L’acutizzarsi delle limitazioni dell’agibilità politica per i soggetti che organizzano le classi subalterne nella direzione dell’alternativa di sistema sono elementi sintomatici della crisi d’egemonia delle classi dirigenti del nostro paese.

Un crisi che si inserisce nel processo di costruzione del Polo Imperialista Europeo di cui Mario Draghi è diretto emissario, che ha il compito di orientare l’Italia nell’oculato processo di spoliazione delle risorse e di restrizione dei margini di riproducibilità sociale di quote di popolazione sempre più ampie, che nel pieno della pandemia si traducono in miseria e malattia diffusa.

La tendenza alla proletarizzazione di massa si porterà con sé malcontento e malessere generale, ed è in questa dinamica che le classi dominanti, nel pieno di una crisi d’egemonia, non possono che esercitare il dominio che si traduce attivamente e preventivamente nella repressione dell’azione dei comunisti e degli anticapitalisti.

La risposta da dare alla repressione è quella dell’internità e dell’organizzazione del nostro blocco sociale, unico ambito nel quale possiamo trovare la necessaria legittimazione per sconfiggere i piani di repressione preventiva del sistema di potere sovranazionale che si è insediato stabilmente a palazzo Chigi.

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