“I poveri devono sparire!” Con questa frase lapidaria si è concluso ieri sera l’intervento di Giorgio Cremaschi (piattaforma sociale Eurostop) che ha ricondotto espressioni quali “decoro” e “sicurezza”, contenute nell’impianto legislativo Minniti, alla loro vera natura.
La scelta del luogo che ha ospitato l’incontro pubblico sul Decreto Minniti, organizzato da Rete dei Comunisti, PCI-FGCI e Fronte Popolare Verona, non è stata casuale. L’antico monastero di Sezano, situato sulle colline veronesi, ospita dal 2009 l’Associazione Monastero del Bene Comune, attorno alla quale ruota una rete di soggettività e di sommovimenti in lotta radicale “contro ogni forma di finanza predatrice” e di “mercificazione dell’umano”. L’Associazione è oggi impegnata in un’azione internazionale di rivendicazione con il programma “Dichiariamo Illegale la Povertà (DIP) – Banning Poverty 2018”. D’altronde l’ordoliberismo, gli accordi planetari sul commercio, il land grabbing e il water grabbing, la distruzione dei beni comuni e la conseguente privatizzazione, producono, come corollario necessario, una violenza repressiva che colpisce la povertà crescente.
Prima si produce miseria, poi si pretende di controllarla e di segregarla. La povertà, peraltro in crescita esponenziale, diventa infatti “destabilizzante” per l’ordine pubblico, una questione emergenziale che si traduce nella guerra ai poveri anziché alla povertà. Si tratta di una lotta di classe dall’alto sempre più spietata, di un passaggio epocale dallo stato sociale allo stato penale. Tutta l’Europa ha le sue leggi Minniti, una “macchina mostruosa”, come spiega Cremaschi, “che agisce sul peggio delle persone, facendo credere alle persone povere che sono minacciate dai più poveri”.
Poveri rinserrati in un ordine parallelo, migranti “addomesticati” in luoghi extra-giuridici e sospesi tra muri e gabbie, marginali considerati “eccezionali” per l’ordine pubblico: è questo il terreno di coltura che trasforma lo stato di eccezione in una prassi amministrativa ordinaria. Oggi il Daspo colpisce i senzatetto, domani il vicino di casa perché fa sindacato, dopodomani l’insegnante che critica la “Buona scuola”. Il confine, probabilmente volutamente labile, della parola “decoro” si carica oggi di potenzialità ancora inesplorate, ma che ben si potrebbero prestare a giustificare qualsiasi crimine di Stato.
Il nostro compito è organizzare le lotte, fare fronte comune e soprattutto pensare e agire contro quelle norme che oggi fanno sentire il loro carattere di utilità sociale anche ai più poveri, mettendo gli uni contro gli altri come fossero campi antagonisti. L’unico modo per invertire la rotta è rompere l’ordine stabilito dalla UE, vero tallone di ferro del capitalismo affamatore di popoli e causa prima della povertà, della lotta di classe dall’alto e della repressione sociale.
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