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Ikea. Un brand della rabbia di lavoratrici e lavoratori

Oggi è 8 dicembre il giorno in cui si apre il mese dello shopping natalizio prima, e dei saldi poi. E’ il mese della “dannazione”, quello in cui i lavoratori del commercio sono messi a dura prova, con turni che prevedono il lavoro forzato nelle festività, il lavoro notturno e la rinuncia ai riposi.

Il contraltare ulteriormente negativo riguarda la sfera familiare e privata. Ed è proprio al tempio del “focolare domestico”, Ikea, che oggi è stata dedicata una giornata di protesta che ha attraversato le strade del centro di Roma da piazza del Popolo lungo via del Corso fino a Largo Goldoni, ossia uno dei templi dello shopping. Intorno alle lavoratrici e ai lavoratori dell'Ikea si sono stretti i loro colleghi di altre catene della grande distribuzione, in particolare di Unicoop. Insieme hanno sfilato per le strade del centro. Mentre presidi informativi si svolgevano anche in altri magazzini nel resto  d'Italia.

Il ruolo che ha scelto Ikea, in questo scenario, riconsegna l’immagine di un’azienda che ha tentato di azzerare il diritto di sciopero ai danni di una sua lavoratrice, contestandole disciplinarmente un diritto costituzionale. Provvedimento doverosamente ritirato, ma che non smette di mostrare in tutto lo stivale  — con gravi episodi a Milano  — il pugno duro e l’arroganza di chi crede di poter calpestare la legge che tutela la rappresentanza e la partecipazione sindacale. Gli utili del gruppo multinazionale Ikea sono cresciuti del 20% a 4,2 miliardi di euro nell'esercizio 2015-2016 chiuso il 31 agosto. Anche i ricavi salgono: del 7,1% a 34,2 miliardi di euro. In pratica in un decennio il fatturato è raddoppiato.

Ikea, come altre grandi aziende della grande distribuzione, continua impunemente a rifiutarsi di applicare gli aumenti contrattuali, tergiversando e temporeggiando su tutte le questioni inerenti la dignità ed il benessere dei suoi lavoratori. Dignità e benessere che prendono forma economica da un lato, ma che sono anche legati al tempo.

Ed è proprio il tempo negato, quello del lavoro domenicale e festivo sottratto alle donne e agli uomini che vi lavorano, il vero cuore della nostra protesta. Nell’immaginario collettivo, Ikea è patron del concept della famiglia e della casa, dell’accoglienza, del riposo e del relax. Dimensioni negate ai propri dipendenti. Quel tempo le lavoratrici e i lavoratori lo rivogliono tutto.

L’USB da anni ormai sostiene la lotta contro il lavoro nei giorni festivi ma anche tutti i lavoratori e le lavoratrici del commercio, che si vedono quotidianamente sottrarre diritti costituzionali (primi tra tutti quelli di rappresentanza e di sciopero), e diritti di vita, sempre più messa in secondo piano rispetto ai diktat aziendali e commerciali.

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