Che in Italia eventi naturali inattesi e di natura più o meno eccezionale possano degenerare facilmente in disastro, è ormai statisticamente quasi certo. Poca prevenzione, poca manutenzione, molto sfruttamento dei territori e delle infrastrutture per incrementare profitti.
Questo è la dinamica che troviamo alla base di quasi tutte le vicende di cronaca che riguardano – appunto – territori, ambiente ed infrastrutture che entrano in crisi e creano problemi: dal torrente che esonda, al treno che deraglia, al cavalcavia che crolla.
Tragedie avvenute negli ultimi tempi, che hanno causato vittime e danni e che sono attribuili esclusivamente all’incuria, allo sfruttamento, ai tagli lineari a personale ed investimenti.
Quello che è avvenuto al sistema ferroviario italiano in quesi ultimi giorni rientra in pieno in questa tipologia di “eventi”: fortunatamente non ci sono state vittime, ma solo tanto disagio per moltissimi passeggeri, molti dei quali lavoratori pendolari.
Questa la cronaca: nella notte tra domenica e lunedì nevica a Roma e in diverse zone d’Italia. Arriva Burian, perturbazione siberiana attesa ed annunciata.
Sulla base dei bollettini, Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia avevano già attivato i rispettivi “piani gelo”: qualcosa, però, è andato storto, ed il traffico ferroviario è andato in tilt.
Ritardi enormi, che hanno coinvolto sia l’alta velocità che il trasporto regionale. Il caos sembra essere stato innescato a partire dallo snodo ferroviario di Roma, anche se in realtà tutta la rete è andata immediatamente in sofferenza.
Il problema? Pare non funzionassero le scaldiglie: secondo alcune fonti, infatti, tutto è iniziato a causa del malfunzionamento di questi dispositivi che impediscono il congelamento e quindi il blocco degli scambi. Malfunzionamento o numero ridotto rispetto alle necessità: in ogni caso, un problema di gestione della struttura.
Il problema è stato talmente grande ed evidente da richiedere le scuse ufficiali da parte di FS Italiane, arrivate per bocca dell’amministratore delegato Renato Mazzoncini, ed in qualche modo rafforzate dalle parole del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Del Rio, che ha chiesto un piano straordinario proprio per evitare il ripetere di fatti simili.
Attendersi una reazione un po’ più veemente da parte del governo rispetto ad una clamorosa defaillance di tutto il sistema a partire naturalmente dalla dirigenza e dai vertici sarebbe lecito, ma allo stato attuale è molto difficile: tutto il CdA di Fs è infatti stato da poco rinnovato, addirittura con qualche mese di anticipo rispetto alla sua scadenza naturale, che era prevista per aprile.
Una decisione irrituale, se si pensa che a dicembre – al momento del rinnovo – era già noto ovviamente che a marzo ci sarebbero state le elezioni: la nomina dei vertici di un asset così importante, tra l’altro in scadenza, avrebbe dovuto essere di competenza del nuovo governo.
Invece no.
La motivazione addotta fu quella della necessità di inserire nel CdA due rappresentanti di Anas in seguito all’ingresso di quest’ultima nel gruppo FS: discussa operazione perfezionata tra fine dicembre e gennaio sulla quale pesano molti dubbi rispetto alla reale utilità, sopratutto nei confronti della collettività.
Eppure autostrade e ferrovie sono infrastrutture strategiche che dovrebbero essere pensate e gestite con l’esclusiva finalità dell’ utilità sociale.
La realtà invece racconta qualcosa di diverso: quanto avvenuto ad inizio settimana è soltanto l’ultimo di una serie di episodi che parlano di scarsa manutenzione, di tagli al personale, di investimenti esclusivamente rivolti all’alta velocità mentre ad esempio i trasporti regionali sono spesso sotto ogni standard minimo di accettabilità.
Certamente non aiuta nemmeno la grande frammentazione del sistema-ferrovie: FS, Trenitalia, RFI, Italferr, Mercitalia rail sono nemmeno tutte le sigle in cui è stato spacchettato il servizio. Interessante notare come quasi tutte queste società dichiarino attivi di bilancio, a fronte di servizi in alcuni casi quantomeno discutibili: che si sia fermato un paese per la mancanza o il malfunzionamento di uqlche centinaio di scaldiglie non depone a favore dei complessi programmi industriali di FS & Co.
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