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L’informazione servile sui civili uccisi dai bombardamenti Usa in Siria e Iraq

La notizia è comparsa sulle agenzie italiane solo il 29 marzo, ma è nota, pubblica e ufficiale già dal 28 febbraio scorso.

I bombardamenti statunitensi e di altri paesi della “coalizione” contro le città occupate dagli jihadisti dell’Isis hanno ucciso almeno 1.257 civili. I comandi statunitensi e alleati parlano di “uccisi per errore” in Iraq e Siria durante i bombardamenti aerei compiuti dalla Coalizione anti-Isis in 5 anni di operazioni, dall’agosto del 2014 al febbraio di quest’anno.

Ad ammetterlo sono stati i vertici militari della stessa Coalizione dell’operazione Inherent Resolve con un documento pubblicato sul sito della missione militare già dal 28 febbraio ma che è stato reso noto solo un mese dopo.
Nel complesso, sono stati compiuti 33.931 bombardamenti aerei. La Coalizione sottolinea di dover ancora valutare altri 146 resoconti di vittime civili nel periodo 2014-2019.

Continuiamo a impiegare processi di individuazione accurati e deliberati per ridurre al minimo l’impatto delle nostre operazioni su popolazioni e infrastrutture civili. Le nostre relazioni periodiche sui bombardamenti (strike, ndt) rendono le nostre attività accessibili al pubblico e la nostra pubblicazione mensile di rapporti di vittime civili rende le nostre valutazioni delle vittime civili analogamente accessibili al pubblico” scrive il sito dell’Operazione Inherent Resolve. “Come abbiamo dimostrato, siamo disposti a prendere in considerazione nuove accuse di vittime civili nonché prove nuove o convincenti su precedenti accuse per stabilire la responsabilità sulla base delle migliori prove disponibili”.

Una ammissione di colpa e, paradossalmente, una trasparenza decisamente impressionanti che hanno però impiegato un mese di tempo prima di essere rese note all’opinione pubblica in Italia. Una nuova conferma del livello indecente dell’informazione nel nostro paese.

I morti civili ammessi dall’Operazione Inherent Resolve

 

 

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