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La kermesse di Dolce e Gabbana a Napoli

L’evento che ha riguardato Napoli quest’otto Luglio è un evento che, al di là dell’ironia con cui il dibattito all’interno del Movimento è stato gestito, è al tempo stesso grave e significativo per poter poi nel futuro valutare il secondo mandato di Luigi De Magistris a sindaco di Napoli.

Grave perché si è sottratta alla cittadinanza la fruizione di larga parte del centro storico: impedendo anche la circolazione pedonale (quella che a Napoli viene rassegnatamente chiamata “’a pedicolare”) si è di fatto negata al cittadino la forma più semplice con cui egli esercita il suo diritto, ossia la libertà di circolazione. E la si è sottratta non perché l’istituzione pubblica nella sua pretesa di terzietà rispetto agli interessi delle classi sociali la utilizzasse per celebrare o esercitare la sua potestà, ma perché l’istituzione pubblica affittasse parte del territorio della città al nemico di classe in cambio di una vera e propria elemosina, di cui francamente non sappiamo valutare la corrispondenza rispetto al danno.

Se avessimo avuto la volontà politica e la forza (ma, al momento, non abbiamo nessuna delle due) questa parte del centro storico sottratta alla cittadinanza sarebbe stata una zona rossa da violare, quanto quelle attaccate durante il periodo legato all’ esperienza/no-global.

Oltre che grave l’evento è significativo proprio perché conferma, sin dai nastri di partenza, il carattere illusorio di una parte importante della politica economica di Giggino, che noi della Rete dei Comunisti abbiamo spesso sottolineato. Si tratta della pretesa di potercela fare da soli, ossia di poter risolvere i problemi finanziari del Comune contando su una presunta sinergia tra pubblico locale e privato e senza affrontare il nodo dei finanziamenti e della spesa pubblica. Questa pretesa è al momento l’illusione di questa amministrazione.

Come è stato già detto nel Documento politico di Ross@ “I richiami alle esperienze progressiste estere di cui si è appena parlato, hanno portato, inoltre, De Magistris a sviluppare una sorta di ideologia delle autonomie in base alla quale Napoli potrebbe amministrarsi facendo leva sulle proprie risorse interne e autogestirsi da sola. Questo dato se da un lato è riflesso del suo isolamento politico e dà impulso al carattere di anomalia dell’esperienza amministrativa, dall’altro può rompere ogni dinamica di autonomismo forte (non devolviamo nulla allo stato centrale e facciamo tutto da soli) e dar luogo ad atti amministrativi innovativi, quali l’eccessivo ricorso al terzo settore per coprire la mancanza di fondi atti a garantire servizi pubblici sui quali, invece, va fatta la battaglia politica contro lo stato centrale e l’UE, anche a costo di sfondare i vincoli di bilancio, con tutti gli annessi e connessi che ciò comporta in termini di necessario incrudimento dello scontro

O si mantiene il carattere di rottura con le compatibilità europee, l’autonomia rispetto al quadro politico padronale, la priorità assoluta degli interessi popolari rispetto ai vincoli di bilancio, oppure si riprodurranno anche nell’esperienza napoletana, in scala più piccola e necessariamente più misera, tutte le contraddizioni che le istituzioni pubbliche a livello mondiale hanno scontato in relazione alla revanche del Capitale. Tertium non datur.

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2 Commenti


  • andy

    Come sempre non fate che criticare senza mai trovare una soluzione. Sinceramente è almeno personalmente sono più che felice che tale evento sia stato svolto nei vicoli di Napoli. siete lì che parlate dei diritti di circolazione del cittadino ma non vi vergognate??? Poveri cittadini per 3 giorni non hanno potuto camminare liberi e molti di loro senza lavoro…… beh per la mole di lavoro che questo evento ha portato a Napoli per le centinaia di persone che ha fatto lavorare sinceramente chi se ne frega della libertà di circolazione….. ma ovviamente a voi pur di criticare non interessa del più ben importante diritto al lavoro no?


  • giorgino

    E’ un pò come prospettare condizioni migliori al capitale pur di attirare investimenti, purchè investi quì espropriamo il centro storico ai napoletani per tre giorni. Altri comuni si adagueranno e faranno altrettanto, e allora de magistris per mantenere il risultato dovrà dare più vantaggi al capitale danneggiando ulteriormente i cittadini, proprio quella spirale al ribasso che ormai da decenni mette uin concorrenza ed impoverisce tante zone del mondo ( lavoratori che vendono la propria forza lavoro a sempre meno per reggere la concorrenza dei colleghi di altre nazioni, norme ecologiche sempre più blande per sottrarre investimenti a paesi che già inquinano etc..)
    Ciononostante iniziative del genere possono anche andare, ma solo per fare cassa e nel quadro di politiche che creino un fronte con gli sfruttati di ogni dove, sicchè il capitale non possa dire se non vi inginocchiate quì vado in quell’alta nazione dove si inginocchiano di più.
    Ad esempio, un mio conoscente ha bisogno di quel farmaco che toglie l’epatite virale c in via definitiva, costa 60.000 mila euro ed il sistema sanitario nazionale lo da solo in casi molto limitati e selezionati. De magistris che talvolta vuole evocare chegevara, potrebbe fare un accordo con cuba o i paesi non allineati (tanto per capirci perche così proprio non ci sono più), lì producono il farmaco indipendentemente dalle multinazionali e costa quattro soldi. Napoli manda lì qualche know-how e tecnici in cui eccelle, ed in cambio si prende il farmaco per i cittadini napoletani e non solo che se lo vedono negato dal sistema sanitario nazionale.
    La cosa è seria, ma quale è il know-how in cui Napoli eccelle ? Prego vivamente la redazione locale di contropiano di scrivere qualcosa in merito, c’è o ne manchiamo non importa. Resta vero che tertium non datur ( la caduta tendenziale del saggio di profitto è certificata dalle stesse statistiche borghesi fino al 1985 e dopo si riprende per capitale fittizio e globalizzazione che alla fine lo affossano)
    De magistris è un bravo guaglione, ma forse non gli avete spiegato che il capitalismo è come un cane che affoga, bisogna proprio allora bastonarlo, e non tendergli la mano con iniziative atte a fare cassa per le istituzioni borghesi. A’ questo punto il discorso si allarga al rapporto tra comunisti e rappresentanza politico istituzionale, e chi vuole capire capisce !
    Voi però che siete bravi compagni usb-rete dei comunisti un ragionamento pubblico su questo punto dovreste farlo, allo scopo di un generale chiarimento delle idee. Ve lo dice uno che avrebbe sicuramente votato per giggino, presumibilmente facendo un imperdonabile errore politico e di prospettiva, se non fosse stato impossibilitato da una provvidenziale influenza.
    Può trascrescere questa insolita situazione politica napoletana ? e verso cosa ? E se sì, cosa proponete per implementare la cosa? Vedete di rispondere qualcosa in quanto Contropiano di Napoli, il momento è storico e la cosa deve essere pubblicamente discussa ed affrontata

    P. S. non fate quelli che fanno finta di non capire

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