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21 Ottobre, uno sciopero per il NO sociale. Cacciamo Renzi!

Dall’inizio dell’autunno numerose assemblee e incontri svoltisi in tutta Italia hanno posto al centro la costruzione di un percorso di mobilitazioni che attraversi tutto il paese, per lanciare un ampio e forte “No” al Referendum e per cacciare il governo Renzi, contro i disastri provocati dalle politiche diausterity imposte in tutta Europa dai poteri finanziari.

Centinaia di attivisti si sono incontrati a Napoli il 3 e 4 seetembre per costruire una campagna in grado di trasformare la battaglia contro la riforma costituzionale in una battaglia contro tutti i provvedimenti che stanno devastando il paese: contro le devastazioni ambientali, la privatizzazione dei servizi, il jobs act e le norme che vengono attuate con puntualità, per impoverire e rendere innocue tutte le possibili opposizioni. Dalla riunione napoletana è uscita forte la volontà di costruire uno sciopero e di farlo al di fuori delle geometrie classiche e delle separazioni tra realtà sindacali e sociali, per portare avanti la stessa battaglia.

Uno sciopero da declinare attraverso concrete pratiche di blocco, nei territori metropolitani così come nei luoghi di lavoro, partendo dai settori organizzati per estendersi alle figure sociali e produttive che non hanno mai scioperato, perché non possono o faticano a farlo secondo le formule tradizionali. Uno sciopero per costruire ponti e relazioni tra il mondo del lavoro che si organizza in maniera "classica" e quel segmento che deve costruire e dotarsi di strumenti in grado di tornare a far male a chi comanda e ci sfrutta quotidianamente per il proprio profitto.

Sarà uno sciopero contro le politiche di precarizzazione del lavoro, contro l’aumento dei ritmi produttivi e l’abbassamento dei livelli salariali, dirette conseguenze della distruzione progressiva della contrattazione nazionale in atto oramai da decenni.

Sarà uno sciopero per il rispetto dei contratti, di quelle forme di tutele e di diritti, che attraverso le battaglie radicali intraprese in questi anni alcuni settori del mondo del lavoro sono riusciti a far rispettare. Sarà uno sciopero per richiedere reddito per tutti, un reddito per sfuggire al ricatto della precarietà e alla trappola della povertà.

Sarà una giornata che insisterà sul diritto di sciopero, per chi può esercitarlo e per chi deve strapparlo quotidianamente: in Italia infatti c'è una gigantesca parte della forza lavoro che non può scioperare e una parte che, pur potendo esercitare questa forma di lotta, viene attaccata violentemente, fino ad estreme conseguenze.

Sarà uno sciopero, inoltre, contro i morti sul lavoro e nella lotta, il quotidiano bollettino di guerra che gli ultimi drammi di Piacenza e di Taranto riportano alla luce con forza. Non solo non si può e non si deve morire di lavoro, ma non si può e non si deve morire nella lotta. In particolare gli episodi di Piacenza ci impongono di rimettere al centro dello sciopero lo stesso diritto di scioperare e di lottare per migliori condizioni salariali e contrattuali: le parziali ma significative vittorie di questi anni ottenuti in alcuni comparti ci dimostrato come sia possibile ottenere conquiste attraverso l’organizzazione e la lotta.

Sarà uno sciopero da mettere in atto ovunque: magazzini, stabilimenti, scuole, pubblico impiego, trasporti, pub, ristoranti, cooperative, centri commerciali ; con picchetti nei centri di produzione e di trasformazione dell’economia, di blocchi degli snodi commerciali e delle principali vie di trasporto di uomini e merci.

Sarà uno sciopero che metterà in campo forme di lotta ricompositive tra i vari settori e corpi dell’intera società. Sarà necessario mettere in connessione il mondo del lavoro e quello del non-lavoro, garantiti e precari. Sarà uno sciopero che coinvolgerà i numerosi percorsi di lotta che agitano tutti i giorni questo paese. Lotte che sono già in connessione tra di loro, perché solo uniti si vince.

Sarà uno sciopero contro il Jobs Act e l'attuale organizzazione del lavoro, contro la Bossi-Fini che produce sfruttamento, per garantire la mobilità di tutti, richiedenti asilo e non, per la creazione di reali canali d'ingresso per e la libertà di movimento in Italia e in Europa, contro l'articolo 5 del Piano Casa che produce marginalizzazione, perché tutti devono avere accesso a una casa.

Sarà uno sciopero contro le aggressioni di guerra che il nostro paese, insieme alle altri grandi forze mondiali, continua a perpetrare in tutto il mondo, accumulando ricchezze e profitti e portando distruzione e miseria. Si moltiplicano sempre di più gli scenari di guerra, con l’immediato risvolto di una crisi migratoria senza precedenti che amplifica nel mondo i disastri prodotti dalla crisi. Sarà uno sciopero che guarda aldilà dei confini nazionali, in contemporanea con i meeting di costruzione di scioperi transnazionali europei, che guarda all’esperienza francese di battaglia alla Loi Travail come modello da seguire.

E' necessario uno sciopero che leghi la campagna per il "No sociale" al referendum con le battaglie dentro e fuori i luoghi di lavoro. Una prima tappa alla quale seguiranno la moltiplicazione di iniziative e piazze per affermare un nuovo fronte di lotta radicale contro l'austerità e la tensione autoritaria che il governo Renzi sta imponendo alle istituzioni politiche.

Quindi invitiamo tutte le realtà sindacali e sociali a costruire insieme una giornata di sciopero che sarà solo l'inizio di un cammino, che dovrà essere necessariamente molto lungo: ricomporre dove vogliono tenere divisi i lavoratori, immaginare nuove pratiche e nuove forme di sciopero, costruire "ponti" tra generazioni che vorrebbero mettere in competizione, questa è la sfida da raccogliere con forza, questi i compiti che ci aspettano in un autunno nel quale va rovesciata la propaganda del governo e dare voce a quella realtà ignorata che viviamo quotidianamente.

Per fare tutto questo proponiamo l'indizione di assemblee territoriali nella settimana che va dal 28 Settembre al 5 Ottobre, che siano luoghi in grado di costruire concretamente laboratori di idee e pratiche da sviluppare e mettere a disposizione di tutti, per la costruzione di una giornata che si sviluppi in maniera generalizzata sui singoli territori, per portare il conflitto lì dove può far male alla controparte.

 

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