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Roma città da rifare

Il problema è il passato prossimo. Se i romani non si liberano dell’ossessione di vendicarsi di ieri è difficile si rimettano in moto idee per riprogettare la città che vorrebbero oggi.

L’ultima vicenda nata attorno all’Atac, l’azienda capitolina dei trasporti, dice di nuovo che l’idea di votare M5s per dare una lezione e una sveglia ai partiti a Roma non ha funzionato. Quando si vota contro il passato, nel passato ci si rimane.

L’attuale giunta è quello che è. Ripete un clichè inconcludente: Raggi non è all’altezza né politica né carismatica per ricoprire il ruolo di sindaco della Capitale. Certo c’è qualcosa di puerile e di sconcertante nella faccia tosta con la quale si dicono, senza remore, tante bugie con tanta facilità.

Ma anche questo non è nuovo per Roma: era già successo con Alemanno, che ha provocato il disatro di Mafia Capitale; e con Marino, che ha provocato la disarticolazione del Pd e il conseguente successo elettorale dell’esperimento pentastellato, illusione di una svolta che invece era il rettilineo verso un salto nel vuoto.

Il gioco retorico che sostiene la tesi, ormai talmente debole da sembrare un flebile lamento, di una giunta comunque meglio di quelle precedenti non è servito non solo a migliorare le cose, ma soprattutto non è riuscito a impedire che, peggiorando su molti fronti, Roma precipitasse nel baratro dell’inedia amministrativa.

Le beghe tra i partiti e nei partiti, compresi le vere o presunte contraddizioni interne al movimento di Grillo, sono buone per fare polemica sui giornali, nei talk show, nei blog e sui social. Non servono in realtà a un progetto politico, economico, sociale che rimetta in sella alla sua reputazione la Capitale e la porti da immobile al passo, poi dal passo al trotto e infine al galoppo verso una precisa idea della qualità della vita nella più grande metropoli del paese.

Non si costruisce niente con le polemiche, le ripicche, le faide. Tenetevi pure tutti i roboanti, quanto inconcludenti programmi elettorali. Tenetevi il leaderismo. Smettiamola una buona volta di essere spettatori di questo wrestling verbale. E’ finto. E’ roba vecchia.

Quello che serve, alla città e al paese intero, è un nuovo progetto che ridefinisca Roma in tutti i suoi aspetti. Una vera e propria rifondazione. Ecco a cosa pensare. Ecco cosa fare. Perché Roma è da rifare.

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1 Commento


  • Daniele

    Sarà il nome…..anche da noi a Bologna abbiamo un Virginio ed il disastro epocale è identico.

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