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Sulle pensioni la solita vergognosa sceneggiata di Cgil Cisl Uil

Certo, non si può non riconoscere a CISL e UIL un’incrollabile coerenza quando arrivano addirittura a rivendicare l’ “allargamento dell’Ape social”, cioè, l’estensione ad una maggiore platea di fortunatissimi lavoratori, dei fantastici benefici della più grande truffa messa in atto contro i lavoratori negli ultimi 150 anni.

E’ il loro modo di dire hic et nunc da che parte stanno: da sempre con il governo di turno, senza se e senza ma. E la #CGIL ? Tentenna, ma giusto per distinguersi quel tanto che basta per cercare di non perdere anche quel 30% di iscritti che ancora non è andato in pensione. Ormai siamo così abituati a vederla recitare quello stanco e ripetitivo copione che quasi non ci facciamo più caso, se non fosse che il tema delle pensioni è tema altamente sensibile perché in ballo ci sono i diritti calpestati di milioni si persone che hanno lavorato una vita. Tant’è, e tuttavia la CGIL proprio non ci riesce a non recitare una parte a cui, ormai, non crede quasi più nessuno ed è così che, riguardo le proposte ridicole del governo sulle pensioni, stavolta, s’inventa un vago ed indecifrabile “giudizio di insufficienza su donne e giovani”.

Segue l’immancabile indizione di una “manifestazione contro il governo”, cioè, della solita gita del sabato a Roma dei pensionati(quelli che la pensione ce l’hanno già) senza, ovviamente, proclamare nemmeno un minuto di sciopero.

Ma il tempo delle pantomime e delle sceneggiate è finito perché i giochi, ormai, si fanno altrove dal momento che il pilota automatico di Bruxelles ha già deciso per tutti. D’altronde Katainen, qualche giorno fa, è stato quanto mai perentorio: l’Italia è sotto tiro della Troika e non deve spostarsi di un millimetro dai vincoli mortali dettati dalla UE in materia di spesa pubblica. Ecco che magicamente si spiega l’irremovibilità governativa. Dunque, al più, il governo concederà una risibile mancetta sull’allargamento delle categorie escluse dall’applicazione dello scatto d’età previsto dalla legge Fornero.

Per tutti gli altri pensione a 67 ani( fino al prossimo scatto) o giù di lì con importi da fame. Oppure “Ape social” fino al trapasso e alleluia. Che senso ha, allora, continuare a trattenere migliaia di euro all’anno su salari e stipendi per fantomatici fini previdenziali visto che, se permangono l’attuale sistema di calcolo contributivo e l’agganciamento dell’età pensionabile all’indice della speranza di vita previsto dalla riforma Fornero, una pensione vera non la vedrà quasi più nessuno? Invece “loro”, i vertici dei sindacati complici, continueranno ad andare in pensione con il calcolo retributivo grazie ad una legge del 1996*: i trenta denari con cui si sono vendute le pensioni di anzianità – guarda un po’- nel 1995**.

*Legge n. 564/1996; scritta nel 1996 da Tiziano Treu, prima commissario INPS poi Direttore del CNEL di cui voleva però l’abrogazione. Si tratta di una norma che permette ai sindacalisti apicali – segretari e cariche di vertice – di ottenere una pensione d’oro dopo soltanto un mese di lavoro.

**Legge n. 335/1995, meglio conosciuta come “Riforma Dini” che ha introdotto il sistema di calcolo contributivo per chi ha meno di 18 anni alla data in vigore della norma ed un sistema progressivo di “ finestre d’uscita” successivamente superato dalla Riforma Fornero.

 

 

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