Menu

Israele ormai “costretta” ad attaccare l’Iran per non perdere credibilità?

«Se non attaccheremo oggi in Iran perderemo il nostro potere di deterrente, che è il nostro bene strategico più importante, e ci troveremo in una situazione molto complessa»: questo l’avvertimento lanciato oggi dallo ‘speaker’ (presidente) della Knesset (parlamento) Reuven Rivlin, un dirigente del Likud.
In un’intervista al quotidiano nazionalista Makor Rishon Rivlin critica il Capo dello Stato Shimon Peres, che di recente ha consigliato al governo di non affrettarsi ad agire contro le infrastrutture nucleari in Iran e di mantenere piuttosto un saldo coordinamento con gli Stati Uniti. Secondo Rivlin, prima di criticare il governo su una questione così importante Peres avrebbe fatto meglio a rassegnare le dimissioni.
Ma il vivo consiglio a rinviare un blitz israeliano in Iran giunge intanto anche dall’ex capo di stato maggiore, gen. Gaby Ashkenazi. Le sanzioni internazionali, a suo parere, funzionano ed esiste «la speranza che la primavera araba arrivi prima o poi anche a Teheran». Secondo Ashkenazi la eventuale offensiva israeliana deve attendere. Nel frattempo dovrebbero proseguire invece le attività segrete di sabotaggio contro le infrastrutture atomiche in Iran.

Fin qui le agenzie di stampa. Da parte nostra ci limitiamo ad osservare che la logica non abita più nelle teste della leadership israeliana. Che un paese sia “costretto” ad attaccarne un altro per non perdere credibilità è un’argomentazione che non si sentiva dalla guerre dinastiche pre-moderne. Invece di riflettere su una politica estera fatta di minacce continue (e attività segrete di sabotaggio, come consigliano i militari) che alla lunga provocano l’effetto “stecca” (non puoi alzare la voce all’infinito, ad un certo punto ti si strozza in gola), gli attuali big israeliani si dicono: beh, ormai l’abbiamo detto troppe volte, è ora di passare all’azione.
Come direbbe un credente: dio confonde coloro che vuole perdere.

Naturalmente, con “teste fini” di questo livello, qualsiasi discorso sulla fantomatica “legalità internazionale” sarebbe pura esercitazione retorica.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *