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Cassazione. Si deve poter scegliere il sindacato

Con sentenza del 7 marzo scorso la Cassazione ha respinto il ricorso della società ILTE di Torino, mirato a non riconoscere ai lavoratori iscritti all’SDL, oggi USB, il diritto di iscriversi al sindacato di base mediante le cessioni di credito ed a mettere in discussione la nazionalità dello stesso sindacato.

In questo modo la Suprema Corte stabilisce, in maniera limpida e definitiva, il diritto dei lavoratori ad iscriversi al sindacato di loro fiducia versando a questo le quote e ribadisce i criteri per determinare la effettiva nazionalità di un’organizzazione sindacale, requisito necessario per attivare l’art. 28 dello Statuto dei lavoratori e poter denunciare eventuali attività antisindacali da parte delle aziende.

La sentenza afferma con decisione che la nazionalità di un sindacato non può desumersi esclusivamente dalla stipula del Contratto Nazionale e ribadisce che la nazionalità può desumersi sia dalla diffusione nazionale dell’organizzazione sindacale, sia dalla effettiva opera di tutela e di iniziativa svolta dal sindacato a favore dei lavoratori dipendenti.

La stessa sentenza conferma inoltre quanto già ampiamente determinato dalla stessa Corte, anche a Sezioni Unite: qualora i lavoratori decidano di iscriversi ad un sindacato per il tramite della cessione di credito, il datore di lavoro non può opporsi in quanto tale istituto (art.1260 ss c.c.) non necessita del consenso del datore di lavoro.

Vengono così spazzate via le pretestuose obiezioni che le aziende hanno sempre opposto al riconoscimento dell’istituto della cessione di credito, in modo da ostacolare l’iscrizione dei lavoratori alle organizzazioni sindacali di base. E’ utile ricordare che l’effetto nefasto del referendum del 1995, promosso dal Partito Radicale, ha fortemente condizionato i sindacati di base – ed oggi anche la FIOM – in quanto dal 1995 in poi i sindacati filo aziendali hanno sempre inserito nei CCNL la clausola che impegnava le aziende ad operare la trattenuta sindacale a favore dei sindacati firmatari del CCNL stesso, con il chiaro intento di impedire la crescita di organizzazioni sindacali indipendenti e conflittuali.

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