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Il risveglio dei maiali

La recesione al libero di Vasapollo, Martufi e Arriola apparsa oggi su “il manifesto”.

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Tommaso De Berlanga
Eurozona, il risveglio dei maiali

L’acronimo Piigs è diventato fasoso: raggruppa i paesi messi peggio nella zona euro (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). Con l’avanzare della crisi del debito pubblico, per alcuni di questi – Grecia in testa – l’uscita dall’euro non è più un tabù. Facile la profezia: tornando alla moneta nazionale morirebbe in un attimo, per la svalutazione inconcepibile di tutte le sue attività. Ma se non avvenisse solo per un paese? Se fossero cinque o sei quelli che «contrattano» la fuoriuscita contemporanea dall’euro e la creazione di un’altra moneta comune? È l’ipotesi suggerita da un libro (Il risveglio dei maiali, Jaca Book), scritto da tre economisti (Luciano Vasapollo, Rita Martufi e Joaquìn Arriola) che prende esempio dall’Alba (l’unione dei paesi latinoamericani che hanno dato vita a un mercato comune efficace e reciprocamente vantaggioso).
L’analisi è dura: l’euro «è servito a rinforzare i padroni esportatori dell’Europa centrale» (viene riconosciuto anche dalla Germania, ormai, d’esserne stata la principale beneficiaria), mentre i Piigs sono diventati «riserve di servizi turistici e residenziali, o di servizi generali alle imprese», quindi deindustrializzati. Le politiche di «rientro» dal debito tramite «l’austerità» non sono una soluzione, perché «la riduzione degli investimenti riduce l’accumulazione a lungo termine e quella del consumo pubblico restringe la domanda globale», quindi la crescita. Il «fondo di stabilità» creato dai governi Ue serve solo «a gestire gli squilibri di bilancio e garantire il servizio del debito pubblico a banchieri» e speculatori vari.
Come se ne esce? Non certo col ritorno al passato delle mionete nazionali, si diceva. Ma un gruppo di paesi «con strutture produttive più o meno simili» potrebbe costituire «un nuovo blocco politico istituzionale» capace di mantenere un margine di negoziazione con le istituzioni comunitarie e la Banca centrale». I passi necessari sono numerosi e non facili (nazionalizzazione delle banche, azzeramento di una parte consistente del debito, nuova moneta e regolazione del movimento dei capitali). Sembra quasi una rivoluzione. Ma la premessa teorica è che da questa crisi non si uscirà mai cercando di tornare al tipo di capitalismo che esisteva prima.

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