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L’Operazione “Blue Moon”

Così come si narra nella leggenda secondo cui scoperchiando il vaso di Pandora ne sarebbero fuoriusciti tutti i “mali del mondo”, nella realtà del nostro paese, appena si trova una traccia di “malaffare e malversazione varia”, ecco che ne fuoriescono (come nella leggenda del vaso), fatti e personaggi che definire “strani” è ben poca cosa.

Lo sdoganamento della destra exfascista e neofascista, compiuto attraverso l’elezione del primo governo Berlusconi, la loro entrata nell’agone politico-amministrativo nostrano (che ha poi comportato l’elezione o la nomina di sindaci, di ministri, di sottosegretari e di amministratori pubblici di vario grado e genere, etc…), ha fatto emergere un’area sociale che o si credeva dispersa, oppure non più in grado di nuocere perché affogati nella “melassa” perbenista o nella dimenticanza!!

Ancora non si sono chiariti tutti i retroscena che hanno accompagnato gli anni della “strategia della tensione” (stragismo, servizi deviati, indagini depistate, omicidi di esponenti “scomodi” ecc… ecc…), che adesso sta emergendo un’altra strategia!

Strategia e progetto messi in opera a partire dalla seconda metà degli anni ’70 per combattere e ridurre allo stato “di totale impotenza”, interi settori sociali e giovanili, che avevano osato ribellarsi e rifiutare lo stato di cosa allora presente nel paese. Ci riferiamo all’operazione denominata Blue Moon e all’impatto che ebbe sui movimenti degli anni ’70

Abbiamo appreso delle dichiarazioni che il testimone Roberto Cavallaro ha reso nel processo a Brescia sulla strage di Piazza della Loggia (avvenuto il 28 maggio 1974, ad opera di un gruppo neofascista). “Non ha dubbi Roberto Cavallaro, ex sindacalista della Cisnal, sentito ieri nell’ottantaquattresima udienza del processo per la strage di piazza della Loggia: Ordine Nuovo era legato a doppio filo con i servizi segreti deviati. Una convinzione che deriva dalla partecipazione diretta a un determinato ambiente e non da voci raccolte tra i militanti dell’estrema destra. Cavallaro che ha collaborato dal ’71 al ’73 con il Sid (servizi di sicurezza), tra le sue dichiarazioni ha anche rivelato che: «Con l’operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione di droga per limitare la ribellione dei giovani”.

http://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/117894__ordine_nuovo_protesi_dei_servizi_deviati/

Ma all’origine era l’operazione Chaos (dalla quale è poi stata realizzata l’operazione denominata Blue Moon), un’iniziativa “coperta”, ossia segreta, messa in atto dalla CIA nel 1959, inizialmente nata per contrastare gli avvenimenti che avevano portato al potere Fidel Castro a Cuba e che prevedeva l’infiltrazione tra gli “esuli” anticastristi (in previsione dell’operazione fatta poi con lo sbarco della Baia dei Porci nell’aprile del 1961, operazione militare appoggiata dalla Cia per rovesciare il governo di Fidel Castro). Tutto questo si può vedere nei documenti desecretati dal governo USA (CIA ed altre sezioni speciali) a questo link: (http://www.serendipity.li/cia/lyon.html).

Vista la “buona” riuscita dell’operazione, si è pensato successivamente di avviarla su larga scala, soprattutto quella europea, che allora, era attraversata da grandi movimenti giovanili di contestazione radicale contro i rispettivi governi – i movimenti del’68 in Francia, Italia, Germania e poi il movimento del ’77 italiano. E’ iniziata così una operazione “coperta” che prevedeva l’infiltrazione e, soprattutto, la diffusione di “sostanze” psicotrope, LSD, droghe leggere e pesanti (eroina, morfina, marijuana), pasticche anfetaminiche di vario tipo ed effetto (benzedrina, metedrina ecc..).

Ciò aiuta a capire come (del tutto inconsapevolmente), ampi settori sociali giovanili negli anni ’70 si siano fatti irretire o affascinare da comportamenti ritenuti alternativi, antagonisti o di grande valore estetico!!!

Da una indagine sviluppata nell’area metropolitana di Roma (http://www.altrestorie.org/news.php?extend.114), si mette in evidenza come nel 1970 nella capitale fossero schedati “solo” 560 tossicomani al di sotto dei 25 anni. Nessun eroinomane. L’eroina, a Roma, era ancora una sconosciuta.

L’ inchiesta rileva: “Che cosa è successo tra il ’70 e il ’75, a Roma e in Italia? Il ’75 è l’anno dei primi morti di eroina: l’opinione pubblica è traumatizzata. Ma l’eroina non è arrivata misteriosamente, a caso, tutto d’un tratto. Le tre notizie che abbiamo riportato sono legate a filo doppio. Nel 1970, l’equipe di ricercatori presso il Centro per le tossicosi da farmaci stupefacenti e psicotropi ha avuto modo di accostare un vasto campione di giovani tossicomani romani: 142”.

E ancora “Tutti questi ragazzi (meno di 25 anni) usavano “droga pesante”: non oppio e morfina, ma anfetamine, barbiturici e ipnotici non barbiturici; tutti erano “tossicomani”: avevano un livello notevole di dipendenza fisica ed erano pesantemente coinvolti nell’esperienza, spesso travolti da essa. Gli stati mentali in cui una persona viene portata da dosi “pesanti” di anfetamina e barbiturici (o ipnotici non-barbiturici, come il metaqualone) sono fortemente confusionali; molto raramente un individuo, anche molto “allenato” riesce a controllare l’esperienza o a mantenersi lucido”.

Una connessione evidente con gli sviluppi del progetto Chaos è data da quanto riportato nel documento summenzionato, quando si riferisce che: All’epoca ci fu una colossale operazione della sezione narcotici che su un “barcone”, ancorato presso il fiume Tevere, fermò e arresto con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti decine di giovani romani, perlopiù appartenenti alla generazione cosidetta “hippie” o “beat”. La colossale montatura, del “Tempo” coadiuvata in questo dal servizio segreto del SID, aveva scopi politici precisi: tenere le decine di migliaia di studenti medi, in un periodo particolarmente combattivo, sotto il mirino della repressione, coi poliziotti davanti alle scuole, e genitori, comitati e presidi mobilitati in funzione antidroga; e, sul versante droga, determinare il modello di sviluppo del mercato. I carabinieri costituiscono Nuclei Antidroga in tutta Italia; lavorano gomito a gomito col Narcotic Bureau; intrattengono rapporti continui con l’Ambasciata americana, diretta dal filogolpista, ambasciatore Graham Martin, amico del generale Miceli (al quale ha fatto versare 500 milioni, secondo il Rapporto Pike del Senato USA); e inviano uomini in USA ai corsi specializzati nelle tecniche di infiltrazione; il capitano del Nucleo, Servolini, è stato numerose volte presentato come fascista e non ha mai smentito: per esempio, nella controinchiesta La strage di stato e su “Notizie Radicali”; secondo “Lotta Continua,” avrebbe protetto la spedizione delle guardie forestali contro la RAI-TV nella notte del golpe di Borghese (cfr. “Lotta Continua,” 4 ottobre 1975, p. 2); la caserma di Servolini sta a pochi metri dalla RAI; il famoso proclama agli italiani di Borghese cominciava ricordando un’Italia ridotta a “popolo di drogati, devastata dagli stupefacenti e dal comunismo.” Siamo nel periodo d’oro del generale Miceli e dei suoi rapporti privilegiati con i politici e con l’ambasciata americana.La grande paura della droga scatenata dal caso “Barcone” provoca degli effetti scientificamente prevedibili: interessa alla droga, artificiosamente, centinaia di migliaia di giovani sprovveduti, attirati dalla curiosità; è il concetto, teorizzato in America di “scare”; “nella storia della droga in America – dice Victor Pawlak, Direttore della “Do It Now Foundation” – abbiamo visto che i grandi boom dell’uso di certe sostanze sono stati provocati da qualche campagna di stampa che ha fatto detonare un panico di massa nella popolazione adulta e una curiosità artificiale nella popolazione giovane.” .

Sempre su questa falsariga si evidenzia anche come: Il lavoro, capillare e massiccio, dei “giornalisti d’assalto, funziona su un doppio livello:

a) Influenzare direttamente la burocrazia statale, i carabinieri e le forze di polizia sensibilizzandoli ancora di più alla repressione dura con­tro i capelloni e i drogati e fornendo loro una copertura politica.

b) Influenzare l’opinione pubblica, a livello di massa, imponendo anche in Italia il mito della marijuana come droga assassina (…)

Un altro studio (www.moviesport.net/vecchienuovedroghe/vecchieenuovedroghe.pdf), sempre sui comportamenti giovanili e loro “usi e costumi” analizza il fenomeno “droghe” in veloce sviluppo, si vede la storia che ha sviluppato, in senso anti-movimento, la diffusione massiccia di sostanze che aveva come unico scopo quello di allontanare settori sempre più ampi di giovani dalla partecipazione a forme di contestazione del sistema politico vigente allora: Si può ben dire che il problema “droghe d’abuso” ha attraversato la società occidentale in forma esplosiva; il fenomeno era sporadico e circoscritte a sparute avanguardie culturali fino alla II Guerra Mondiale, mentre ha assunto una diffusione massiva nell’intero mondo occidentale in relazione al maggior benessere, ai rivolgimenti sociali, alla globalizzazione dei consumi e dei comportamenti”.

Omettendo le radici storiche (mistico-religiose) del fenomeno ‘droga’, le tappe recenti possono essere così sintetizzate:

Primi del ‘900: la rivoluzione industriale

L’uso bellico (eroina + cocaina)

La diffusione delle droghe d’abuso nelle ‘società del benessere’ (StatiUniti verso Europa); il movimento hippie e la diffusione degli allucinogeni e della cannabis

In Italia anni ’70: diffusione delle amfetamine, da prescrizione medica; inizio della diffusione dell’eroina

Fine anni ’80: comparsa dell’“ice” (d-metil-amfetamina cloridrato) in cristalli da fumare insieme al tabacco di sigaretta.

Anni ’90: diffusione delle ‘droghe da discoteca’ (associazione di sostanze psicoattive, stimolanti e allucinogene: le extasy)

Allargamento del mercato della cocaina, dall’uso elitario al consumo diffuso; l’introduzione del crack

http://www.altrestorie.org/news.php?extend.114

Nella guerra di bassa intensità scatenata dagli apparati statali (italiani e statunitensi) contro i movimenti alla sinistra del Pci, appare chiaro come essi agissero su più fronti utilizzando sia la diffusione di stupefacenti in funzione disgregante, sia la repressione (con almeno 5mila persone finite in carcere per reati politici) ed infine con la “carota”.

Il governo di allora, quello cosiddetto “dell’unità nazionale”, vedeva nella gestione delle politiche governative sia i democristiani che l’opposizione rappresentata allora dal PCI ma che assicurava il sostegno al governo prima con l’astensione e poi con la solidarietà nazionale.

Venne allora varata una legge, detta “dell’occupazione giovanile” – la Legge 285/77 – che recitava così:

Allo scopo di:

1) incentivare l’impiego straordinario di giovani in attività agricole, artigiane, commerciali, industriali e di servizio, svolte da imprese individuali o associate, cooperative e loro consorzi ed enti pubblici economici;

2) finanziare programmi regionali di lavoro produttivo per opere e servizi socialmente utili con particolare riferimento al settore agricolo e programmi di servizi ed opere predisposti dalle amministrazioni centrali;

3) incoraggiare l’accesso dei giovani alla coltivazione della terra;

4) realizzare piani di formazione professionale finalizzati alle prospettive generali di sviluppo, per il 1977 e per i successivi tre anni e’ stanziata la complessiva somma di lire 1.060 miliardi (…)

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1977-06-01;285.

Decine di migliaia di giovani disoccupati (circa 80.000), moltissimi dei quali altamente scolarizzati, poterono così trovare un lavoro e relativo salario, presso le amministrazioni pubbliche, attraverso la creazione di cooperative che poi venivano assorbite dall’ente pubblico presso il quale avevano sviluppato i loro progetti e interventi lavorativi.

Questa operazione, tipicamente democristiana, ha avuto come obiettivo e come effetto politico soprattutto quello di disinnescare la bomba sociale rappresentata dalla disoccupazione giovanile e dalla mancanza di prospettive.

Il movimento che si era sviluppato nel ’77 venne così ferocemente stretto: da una parte da una repressione sempre più feroce, e dall’altra vittima (inconsapevole) delle sue contraddizioni e debolezze interne.

Da testimonianze raccolte dopo che si era completamente perso qualsiasi ricordo o interpretazione minimamente critica di quegli anni, si capisce meglio adesso quali e quanti soggetti e strutture “coperte” abbiano lavorato per sconfiggere una contestazione e opposizione che, allora, aveva messo veramente alle strette il sistema dominante. Due esponenti del movimento degli anni ’70 (Miliucci e Ambrosini) ne commentano criticamente a posteriori le sottovalutazioni (vedi: http://rebusmagazine.org/tematiche/1977-eroina-e-rivoluzione/).

A conclusione di questa riflessione, possiamo rilevare insieme a quest’elemento di “storicizzazione”, un secondo ordine di considerazioni che attengono invece all’attualità. Al ciclo dell’eroina, mai del tutto esauritosi, si è accompagnata la diffusione, costante e progressiva nell’ultimo trentennio, della cocaina

In questa fase entra in campo, ancora una volta (se mai ce ne fossimo allontanati) la destra neofascista, alla quale il sistema dominante di allora, ma anche quello odierno, ha appaltato il lavoro sporco di diffusione e di spaccio delle droghe pesanti (eroina e cocaina).

Oggi è la cocaina – diventata low cost – a farla da padrona anche nei quartieri popolari e notiamo come nelle cronache nere si scoprano sempre più frequentemente elementi e soggetti ex militanti di gruppi neofascisti coinvolti in quest’attività

Un caso su tutti, emblematico perché molto cruento e ancora oggi senza (apparentemente) colpevoli dichiarati, è quello dell’omicidio di Fausto e Iaio. Ci sono solo sospetti e forse qualcos’altro, ma come direbbe Pasolini: “Io so, ma non ho le prove!!”

Seguendo questo link http://strozzatecitutti.info/2011/05/26/quando-i-fascisti-spacciavano-eroina-di-emiliano-di-marco/ viene alla luce il contesto nel quale matura l’omicidio di Fausto e Iaio a Milano.

Proprio lo scenario di una saldatura tra ambienti malavitosi e formazioni di estrema destra è quanto stava venendo alla luce, a Milano, in una inchiesta, effettuata con interviste audioregistrate da due militanti del Centro Sociale Leoncavallo, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, tra i tossicodipendenti del Parco Lambro. I due ragazzi furono uccisi il 18 marzo del 1978 in un agguato rivendicato a Roma dal gruppo neofascista dei NAR – brigata combattente Franco Anselmi, di cui faceva parte Massimo Carminati, componente della Banda della Magliana. I nastri registrati e gli appunti dell’inchiesta, in cui Fasto e Iaio stavano venendo a capo delle implicazioni dei gruppi neofascisti milanesi nel traffico di droga, non furono mai rinvenuti”.

Nel medesimo link, l’autore conferma, ancora una volta, il punto di partenza del nostro ragionamento ossia le rivelazioni dell“l’affaire” Cavallaro.

Arrestato ed inquisito dalla magistratura nell’ambito dell’indagine sul fallito golpe, riferì agli organi inquirenti che, nel 1972, mentre si trovava in addestramento in Francia, apprese dell’esistenza di una operazione segreta della CIA in Italia, denominata Blue Moon, con l’obiettivo della diffusione delle sostanze stupefacenti a base di oppiacei tra i giovani delle principali città italiane e per sviluppare disgregazione sociale, con l’obiettivo di diffondere il consumo di droga negli ambienti sociali vicini all’area della contestazione studentesca, fiaccandone le velleità rivoluzionarie ed esaltandone gli istinti individualisti ed anarcoidi, come già era stato sperimentato con successo negli USA. L’operazione Blue Moon “era condotta in Italia dai servizi statunitensi utilizzando uomini e strutture che facevano capo alle rappresentanze ufficiali di quel paese in Italia.”

C’è abbondante materia su cui riflettere, indagare, approfondire, connettere. Per far comprendere ai più giovani cosa sono stati veramente i movimenti di lotta degli anni Settanta – oggi pesantemente evocati ed esorcizzati appena qualcuno starnutisce un po’ più forte o indossa una t-shirt sconveniente – e come sono stati combattuti dal sistema dominante che sta mettendo oggi all’opera i provvedimenti antipopolari che all’epoca non riusciva a imporre per la forte resistenza politica e sociale che incontrava nel paese.

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