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Siria. Nuova giornata di proteste

La protesta, del “Grande Venerdì” , come è stata annunciata, è stata la più ampia dall’inizio delle manifestazioni contro il regime di Bashar al Assad, il 14 marzo scorso. Le manifestazioni sono cominciate all’uscita dalle moschee per la preghiera musulmana del venerdì: tra le 5mila e le 6mila persone hanno manifestato a Qamishli, nel nordest della Siria, e quasi 10.000 a Daraa nel sud. A Baniyas, secondo dignitari religiosi, circa 10mila manifestanti sono scesi in piazza per la libertà. Le manifestazioni hanno coinvolto anche la capitale Damasco, Migliaia di siriani sono scesi in piazza a manifestare oggi anche ad Aleppo, seconda città siriana e a nord di Damasco. Le cifre sui morti nelle manifestazioni appaiono piuttosto discordanti: tra i 45 e i 60 per l’Ansa; 6 per Peacereporter; 25 per l’Adn Kronos; 50 per l’AFP.
Secondo la contabilità fornita invece dalla BBC nella manifestazioni di oggi, quattordici persone sarebbero morte nella località di Ezra, nella provincia di Daraa, epicentro della contestazione; altre nove sarebbero state uccise a Duma, 15 chilometri a nord di Damasco; mentre quattro manifestanti sono stati uccisi a Homs, due a Latakia e altre due a Hama. Proteste e scontri si sono avuti anche a Damasco dove in piazza c’erano però circa duecento persone hanno sfilato in centro prima di essere disperse dalle forze dell’ordine con il ricorso a gas lacrimogeni e non si registrano morti.

Nonostante l’annuncio dato ieri dal governo siriano della revoca dello stato d’emergenza in vigore dal 1963, la protesta è andata avanti.

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