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Svizzera. Nel Ticino crescono la destra e i giovani comunisti

(il partito populista della destra xenofoba politicamente ispirato dal ricco magnate elvetico Christoph Blocher) mostrano un Paese ben saldato su posizioni di destra. A crescere sono infatti due nuovi partiti: da un lato i “Verdi Liberali”, una scissione a destra dei Verdi classici, il partito ecologista di centro-sinistra che perde consensi e dall’altra il Partito Borghese Democratico (PBD), una scissione della frangia liberale moderata dell’UDC. Tiene il Partito Socialista (PS) che cresce leggermente a scapito della sinistra radicale nella Svizzera francese. Qui il “nuovismo” rappresentato dal neonato movimento “La Sinistra” guidato dal sacerdote evangelico Josef Zysiadis (copiando anche abbastanza malamente la “Linke” tedesca) non ha raggiunto il risultato sperato di moltiplicare i seggi, al contrario li ha azzerati, a dimostrazione che senza una chiara identità politica l’elettorato di sinistra radicale non segue.

Nel Canton Ticino…

In Ticino a perdere, invece, sono il PS e il Partito Liberale-Radicale (PLR). La socialdemocrazia deve rinunciare a uno dei suoi due seggi ticinesi al parlamento federale e lo stesso fa l’ex-“partitone” a vantaggio dei due partiti di estrema destra: la Lega dei Ticinesi dell’imprenditore Giuliano Bignasca che raddoppia e l’UDC del broker assicurativo Gabriele Pinoja che riesce a conquistare il suo primo seggio ticinese, nella persona del fiduciario Pierre Rusconi, ideatore della campagna anti-frontalieri “Bala i ratt”. L’asse politico si sposta a destra quindi anche nella Svizzera Italiana, a causa in parte della mancata congiunzione fra socialisti ed ecologisti che ha fatto disperdere i voti di questi ultimi.

Spaccatura fra PS e Verdi

I Verdi ticinesi hanno deciso, nel nome della propria autonomia, di staccarsi dalla sinistra e hanno rifiutato di congiungere la loro lista con quella del PS e del Partito Comunista (PC), come era avvenuto nel 2007 e in precedenza. La congiunzione è uno strumento interessante che permette a ogni partito di presentare una propria lista indipendente ma senza disperdere i voti: il 6% circa accumulato dai Verdi, insufficiente per eleggere un deputato, sarebbe rimasto – in caso di congiunzione – nella coalizione di sinistra e in questo caso avrebbe permesso al PS di mantenere il secondo seggio. Scelta diversa ha fatto invece il Partito Comunista, che ha congiunto i propri otto nomi con i socialisti. Secondo Sergio Savoia – coordinatore dei Verdi – egli non è responsabile della débacle della sinistra, in quanto risponderebbe solo del risultato del suo partito, che è stato positivo. Di altro avviso il PS che dà la colpa al settarismo degli ecologisti.

I comunisti: combattivi ma responsabili

Slogan elettorale del PC

“Il nostro Partito si presentava da solo. Ci eravamo posti l’obiettivo dell’1% e abbiamo raggiunto l’1,22%. E’ un buon risultato!” – commenta il 29enne segretario dei Comunisti ticinesi Massimiliano Ay, palesemente soddisfatto. Certo nessun comunista è stato eletto, ma non era questo l’obiettivo della sezione ticinese del Partito Svizzero del Lavoro: “siamo un partito ancora piccolo, ma questo risultato è un chiaro segnale di miglioramento rispetto alle elezioni federali di quattro anni fa” continua Ay: “nel 2007 infatti il nostro Partito aveva raggiunto lo 0,8% con 784 schede, oggi abbiamo fatto 1041 schede migliorando quasi di mezzo punto percentuale!”. Il risultato è importante anche perché nel 2009 il Partito Comunista aveva subito delle dimissioni in blocco di alcuni dirigenti, situazione che certo non aveva favorito la credibilità del partito. La nuova Segreteria del Partito ha impostato a quel punto tutta la propria strategia sul radicamento fra i giovani, con una “scientifica linea di massa” – come direbbero i maoisti – adattando l’analisi di classe con – per dirla nel gergo marxista – “le nuove istanze di movimento”. Evidentemente con un discreto successo. Non per nulla cinque degli otto candidati alle elezioni federali non raggiungevano i 25 anni d’età e tranne due candidati erano tutti alle prime armi sul panorama politico nazionale. Osservando alcuni comuni vediamo inoltre che il Partito Comunista si attesta quasi sempre sensibilmente sopra l’1% di consensi: i risultati migliori si riscontrano nella capitale Bellinzona e a Giubiasco, dove i comunisti sfiorano il 2% e nella roccaforte Locarno dove si attestano quasi al 3%. Nel neonato comune di Centovalli i comunisti vanno al 3,25%. Al 4,1%, si attesta Pollegio, ma qui sono i piccoli numeri dei suoi abitanti a giocare a favore dei comunisti.  Risultati inferiori nel Sottoceneri, dove – ammette il Segretario – la presenza sul territorio del Partito è ancora debole: a Lugano si aumenta dalle 105 schede del 2007 alle 114 di quest’anno ma si rimane sotto l’1%, mentre a Mendrisio si aumentano i consensi ma si resta stazionari allo 0,9%. In controtendenza il piccolo comune luganese di Cadro, dove dal 2,7% i comunisti crollano all’1,4%, ma qui “le incomprensioni del 2009 sono ancora una ferita aperta” spiega rammaricato Massimiliano Ay. Come proseguirà a questo punto il lavoro dei comunisti in Ticino? “nel solco del rinnovamento avviato negli ultimi anni; la prossima tappa sarà il Congresso Cantonale del prossimo 27 novembre 2011 a Locarno” chiosa il segretario.

Brogli elettorali e le figuracce dell’Amministrazione

Lui doveva vincere… grazie a Lugano?

Il Partito Comunista a 24 ore dallo spoglio dei risulati aveva però subito fatto discutere di sé per un comunicato che aveva suscitato reazioni scomposte nell’amministrazione comunale di Lugano, controllata dal sindaco (eterno) Giorgio Giudici: i comunisti avevano infatti parlato di brogli. “Quel che però deve preoccupare fortemente sono le modalità con cui si è giunti ai risultati definitivi – scriveva il Partito in una nota stampa – la città di Lugano ha svelato i suoi conteggi ormai quasi in piena notte, modificando addirittura le comunicazioni dei risultati, in una maniera immediatamente apparsa piuttosto rocambolesca. Dal momento in cui il sostanziale cambiamento è stato l’attribuzione del secondo seggio del PLRT – che per una manciata di voti è passata da Giovanni Merlini a Fulvio Pelli – si è cominciato a sospettare quali siano i motivi che hanno portato ai ritardi. I legittimi dubbi di brogli elettorali non possono che sorgere, inducendo così a pensare che nella città roccaforte della Lega (…) si sia dovuto andare a ritoccare i risultati per fare in modo che il presidente dei liberali svizzeri non facesse la figuraccia di venir “trombato”, cosa che peraltro avrebbe fatto presumibilmente pesare ancora di più la poca trasparenza della gestione di BancaStato”. Oltre a ciò il comunicato dei Comunisti aproffittava per chiedere di fare luce anche su quanto avvenuto in casa PPD, il partito democristiano, dove due candidati risultavano a parimerito: “la lotteria della monetina umilia la democrazia!” scrive il Partito. Ad andare più nello specifico è l’altro membro della Segreteria del Partito Comunista, Mattia Tagliaferri, il quale ha spiegato in un’intervista a Ticinolibero.ch che: “noi abbiamo dei legittimi dubbi, non abbiamo fatto accuse sparando a zero, e visto che questi dubbi sono piuttosto importanti, abbiamo ritenuto che secondo noi i voti andassero ricontati. Poi tutte le polemiche che hanno seguito il nostro comunicato stampa mi sembra che in sostanza diano peso a quanto da noi detto”. Tagliaferri si sofferma poi su altre questioni controverse, ad esempio l’acquisto di 10mila schede da parte dei partiti: “il Partito Comunista non ha comprato schede – afferma durissimo Tagliaferri – il galoppinaggio lo lasciamo fare agli altri!”! Il fatto, poi, che non bisognava per la prima volta timbrare le schede: “facilita che ci siano brogli” sostiene il giovane comunista. Tagliaferri non si ferma ricordando come  “a Biasca al sabato c’erano se non erro 53 schede nell’urna con 50 votanti” e infine conclude sui seggi cattolici: “il sorteggio per decidere il secondo seggio PPD, che tra l’altro ha anche ridicolizzato il nostro sistema democratico con questo gioco del lotto per chi va a fare il consigliere nazionale (già che c’eravamo avremmo potuto organizzarci una bella scommessa prima, così magari ci saremmo almeno divertiti…); la questione di Fulvio Pelli, entrato a bruciapelo, ecc. Sono tutte cose che possono far pensare che non tutto sia andato regolarmente. Credo che in questo senso i dubbi siano legittimi, e sono in molti ad averli. Non solo noi. La cosa drammatica è che ci siamo dimostrati una vera e propria repubblica delle banane”! Dopo i dubbi dei comunisti, anche i Verdi Liberali Democratici si sono fatti vivi sostendo la necessità del riconteggio e il deputato ecologista Sergio Savoia ha presentato un’interrogazione al governo ticinese per chiarire quanto avvenuto domenica 23 ottobre… ma nel frattempo tutto tace, e chi pensa che la politica è una farsa, purtroppo, si vedrà rafforzato nelle sue convinzioni.

 

(Fonte: http://www.sinistra.ch)

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