Il presidente israeliano Shimon Peres ha definito ieri sera «sempre più probabile un attacco contro l’Iran» da parte di Israele e altri paesi. «I servizi d’intelligence di vari paesi che lo sorvegliano, avvertono che l’Iran è pronto ad ottenere l’arma atomica. Dobbiamo rivolgerci a questi paesi, assumere degli impegni e fare ciò che va fatto: il che prevede una lunga lista di opzioni», ha detto Peres alla tv israeliana.
Al contrario, il ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Ali Akbar Salehi, citato da Al Arabiya, ha affermato che Il rapporto dell’Aiea sul programma nucleare iraniano, che dovrebbe essere reso pubblico la prossima settimana, è «contraffatto». «Sono convinto che questi documenti manchino di autenticità. Ma se insistono dovrebbero andare avanti e pubblicarli. Meglio fronteggiare il pericolo una volta che essere sempre in pericolo», ha detto Salehi a Teheran a margine di un incontro con il ministro degli Esteri del Burundi, Augustin Nsanze. «Abbiamo detto ripetutamente che i loro documenti sono senza fondamento. Per esempio si può contraffare una banconota, ma resta una contraffazione. Questi dossier sono così». Per l’Aiea, ha proseguito, «la questione del nucleare iraniano non è tecnica o legale, ma interamente politica. Se l’Agenzia la affrontasse da un punto tecnico o legale, allora dovrebbe dire che tutto è trasparente».
Ma intanto l’Iran si propone di esportare all’estero la propria tecnologia nucleare. Lo ha detto il capo dell’Agenzia nazionale per l’energia atomica, Fereidun Abbasi, nel pieno della bufera creata dalle indiscrezioni sul nuovo rapporto dell’Aiea sul suo programma nucleare, che sostanzierebbe i timori su possibili obiettivi anche militari di Teheran. «Abbiamo compiuto incredibili progressi negli ultimi anni», ha detto Abbasi citato dall’Isna, citando fra l’altro il recente collegamento della centrale atomica di Bushehr alla rete elettrica nazionale.
«In alcuni casi – ha proseguito – le sanzioni non hanno avuto alcun effetto, in altri ci hanno un pò rallentato, ma in altri ancora ci hanno spinto a contare di più sulla nostra produzione nazionale», con la possibilità appunto di poter decidere per l’esportazione. «L’Iran – ha concluso – può entrare sul mercato come Paese esportatore, in particolare delle tecnologia».
Oreoccupata la Nato, che al moento non appare affatto pronta ad affrontare una nuova crisi. Un attacco militare contro le installazioni nucleari iraniane creerebbe una situazione «totalmente destabilizzante»: lo ha sottolineato oggi il ministro degli esteri francese, Alain Juppè, spiegando che la Francia punta piuttosto a inasprire le sanzioni contro Teheran.
«Possiamo ancora inasprire le sanzioni, per fare pressione sull’Iran, e stiamo insistendo su questa linea perchè un intervento militare creerebbe una situazione totalmente destabilizzante nella regione», ha detto il ministro a radio Europe 1. «Dobbiamo fare tutto per evitare l’irreparabile».
Ma il ministro della difesa israeliano Ehud Barak sembra invece prontissimo a far precipitare gli eventi con un attacco che vorrebbe essere “lampo”. Un Iran nucleare – ha spiegato alla Bbc – rappresenterebbe «una grossa minaccia per il mondo» anche perchè una atomica iraniana «rischierebbe di aprire una corsa al nucleare in Medio Oriente». Il ministro israeliano ha affermato che «Israele è il paese più forte per le mille miglia attorno a Gerusalemme e intendiamo rimanerlo». Senza escludere «nessuna opzione dal tavolo».
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