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Mursi fra le lusinghe del FMI e l’ostilità della piazza

Non bastano i finanziamenti promessi due giorni or sono da Christine Lagarde a nome del Fondo Monetario Internazionale per placare l’altro Egitto che oggi scende in piazza contro la Fratellanza. Sarebbero tanti dollari, 4.8 miliardi, un’aggiunta alla boccata d’ossigeno di 3 miliardi agitati per mesi da Hillary Clinton come premio a un sistema politico che le piacesse. E’ stato un rincorrersi defatigante, ma dall’accettazione della scelta elettorale per Mursi i tutori d’Oltreoceano hanno sostenuto i passi presidenziali, anche quelli pesanti finiti sulla testa di Tantawi e Anan. Più accordo consensuale che braccio di ferro il rimescolamento del 12 agosto scorso con cui Mursi pensiona i vertici del CSFA, si riattribuisce il comando delle Forze Armate, concentra nelle sue mani potere esecutivo e legislativo in attesa delle nuove elezioni parlamentari, fa invece gridare al contro golpe di velluto tantissimi mubarakiani. E oggi l’Egitto che non sopporta lo strapotere della Fratellanza scende in strada per opporsi alla “fratellanzazione” del Paese come la definisce Abu Hamed principale organizzatore del raduno. Hamed è una faccia nota agli egiziani, è un parlamentare presente spesso in tivù come l’ancorman Tawfiq Okasa, secondo sponsor dell’odierna contestazione al governo musulmano. Da giugno i due si sono messi in testa di sgambettare la Confraternita e hanno lanciato la sfida. Hamed però gode d’una pessima reputazione, nei mesi scorsi ha incontrato Samir Geagea, tuttora leader della Forza Libanese, partito a dir poco reazionario, e ne ha tessuto pubblicamente le lodi.
Il passato di Geagea è macchiato da troppi omicidi e crimini, il più odioso è la tessitura della strage di tremila fra donne, vecchi e bambini palestinesi nel campo profughi beirutino di Sabra e Chatila, di cui ricorre a settembre il trentesimo triste anniversario. Anche per tali frequentazioni l’odierna manifestazione contro l’Islam politico di Hamed difficilmente vedrà la partecipazione dei gruppi rivoluzionari pur antitetici al confessionalismo. Oppure di quella sinistra (Revolutionary Socialist e Socialist Popular Alliance) che in questi giorni di visita della delegazione del FMI ha polemizzato con un portavoce della Confraternita accusandola di svendere all’Occidente la politica nazionale in cambio dei miliardi di prestiti. Né più né meno di quel che faceva Mubarak. Di fronte alla brutta compagnìa dei supporter di Shafiq anche El-Baradei, che pure aveva rilanciato un allarme sul possibile “… ruolo fascista nascosto dalla religione”, si tira indietro e scrive su Twitter che non sarà in piazza e come lui tanti liberali. Così per le vie del Cairo potrebbero finire le frange più oltranziste sebbene gli organizzatori sostengono che la manifestazione sarà pacifica. Ma alcuni organi di stampa hanno riportato rumour e voci delle ahwa che sostenevano la voglia di voler colpire il quartier generale della Fratellanza… Questa a sua volta ha mobilitato i militanti che manifesteranno insieme a supporter di Al-Nour e addirittura ai jihadisti di Al-Islamiya, confermando proprio l’accusa degli avversari di mirare a un fronte islamista.

Certo i discorsi di metà mese con cui uno sheikh di Al-Azhar, Hashem Islam, aveva risposto alle accuse anti islamiche degli organizzatori della protesta con “… se vi uccideranno i martiri andranno in cielo, se voi li ucciderete sarà giusto” gettavano solo benzina sul fuoco. Le Forze Armate, coi nuovi vertici para musulmani come Al-Sissi, sono chiamate a dissuadere possibili scontri. Comunque il pur contestato Mursi e lo staff comprendente il primo ministro Kandil, il ministro delle finanze Al-Saeed hanno aperto un confronto col potente organismo mondiale che promette ma non si sbilancia. Per bocca di Lagarde sostiene che passeranno ancora due, tre mesi o forse più per l’arrivo dei fondi perché la nazione deve offrire maggiori garanzie a tutte le sfide che l’attendono: rilancio della crescita, riduzione del deficit nel bilancio dei pagamenti. Il debito previsto per l’anno in corso si aggira attorno all’8% del Pil, il tasso del prestito è abbordabile (1.1%) per 5 anni con 39 mesi di proroga, però se le promesse non si traducono in fatti parecchia economia privata (che riguarda turismo e commercio) continua a restare al palo per il secondo anno consecutivo. E non si vede come ridurre la soglia di povertà che ormai raccoglie il 40% della popolazione. Per praticità Mursi e Kandil stanno guardando anche altrove. Fonti della Confraternita sostengono che sono in corso contatti con Arabia Saudita e Qatar pronti a elargire rispettivamente 1.5 e 2 miliardi di dollari anche sotto forma di crediti di fornitura petrolifere. La contropartita politica richiesta non è diversa da quella della sponda occidentale. E col denaro sonante forse il presidente potrà placare la piazza ostile. Forse.

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